Gli origami creano una magia speciale
E lo «svantaggio» diventa un vantaggio

Sauro, un giovane di 25 anni dell’Orto sociale di Bergamo ha valorizzato le sue capacità durante il lockdown.

C’è una magia speciale nell’origami, l’arte giapponese di piegare la carta: dalle pieghe prendono forma animali, oggetti, mondi fantastici, ma anche poesie, emozioni, legami. «Quando le mani sono occupate, il cuore è sereno» scrive Akira Yoshizawa, uno dei maestri di quest’arte. Anche per Sauro, 25 anni, è così: costruisce aerei, gru, gabbiani, rane e perfino alberi di Natale di carta.

Per lui, uno dei giovani «svantaggiati» che lavorano all’Orto Sociale «Lorto» di Bergamo, è una grande passione e durante il periodo di lockdown è diventata anche un’occasione preziosa per ribaltare gli stereotipi, indossando i panni del docente in un laboratorio che si è svolto online. «Ho incominciato a giocare con gli origami fin da piccolo – racconta Sauro –. Quando frequentavo la scuola primaria mi piaceva moltissimo realizzare aeroplani di ogni tipo e farli volare. Un hobby che oggi è passato di moda: i ragazzi non sono più interessati né capaci. Poi mi è capitato di partecipare a un ciclo di incontri a tema promosso dalla biblioteca Tiraboschi di Bergamo per i bambini: gli insegnanti avevano esposto oggetti di carta delicati e bellissimi come le libellule e gli alberi di Natale. Mi erano sembrati molto difficili da replicare, anche se poi l’esperienza mi ha rivelato che in pratica non lo erano. Ero molto affascinato ma non capivo quale fosse il procedimento da seguire. Mi sembrava che nascondessero un mistero, anche per questo mi incuriosivano. Mi ricordo che i miei amici erano riusciti in fretta a confezionare gru e uccellini e io che ero piccolo, avevo cinque o sei anni, ancora no. Col tempo però ho cercato un modo e a un certo punto è scattata una molla: è diventato uno dei miei passatempi preferiti e oggi mi sta dando moltissime soddisfazioni».

L’esperienza de «Lorto»in Città Alta

Il progetto dell’Orto Sociale «Lorto» coinvolge undici persone con disabilità e quindici volontari, fra i quali uno studente nell’alternanza scuola-lavoro e una tirocinante universitaria. A seguirli ci sono tre educatori: «Ogni giorno – racconta Marco Sala, educatore del progetto Lorto e Senzacca/lavoro di comunità – ci sono gruppi da cinque a sette persone che lavorano a rotazione su due orti cittadini: quello di Città Alta e quello del quartiere della Grumellina». Da circa un anno è attivo un terzo orto a Chiuduno. In Città Alta, dove l’Orto ha una lunga tradizione, nel tempo è nata una vera e propria vetrina della biodiversità: «Sperimentiamo la coltivazione di diversi ortaggi – continua Marco – e siamo continuamente a contatto con il pubblico, in un luogo aperto, in cui la gente entra, può assaggiare i nostri prodotti e prenderne un po’ in cambio di una donazione. Ci sono anche il vivaio, il giardino e l’attività didattica con le scuole. Alla Grumellina il terreno è molto grande, lavoriamo su due serre di ottanta metri, e in ognuna ci sono moltissime piante. Mettendo tutte le coltivazioni in fila si arriva quasi a un chilometro lineare, e le attività vengono condotte con un approccio più agricolo rispetto a Città Alta».

Relazioni con il territorio

L’Orto collabora con oratori, scuole, biblioteche, compagnie teatrali, manifestazioni come la Millegradini: «Creiamo reti di relazioni con il territorio – sottolinea Marco – e ci impegniamo in tante proposte di sensibilizzazione e inclusione, con particolare attenzione alle persone più fragili». C’è un filo che attraversa tutti questi piani ed è il tentativo di valorizzare o fare emergere le capacità e i talenti di ognuno. Così è accaduto con l’origami: «Quando mi hanno chiesto di condurre un laboratorio con i bambini – spiega Sauro – mi sono subito reso conto che non bastava spiegare loro che cosa dovevano fare, per coinvolgerli davvero dovevo raccontare delle storie».

Gli origami diventano storie

Una di queste, per esempio, parla di un capitano e della sua camicia. La trama non è fatta, naturalmente, solo di parole, perché ogni frase è accompagnata da una danza lieve delle dita su un foglio di carta, che pian piano si trasforma, una piega dopo l’altra. Prima è un carretto, poi una vela, e man mano che la narrazione procede diventa una zattera, un cappello, una nave. Il foglio si strappa assumendo le sembianze delle onde del mare in tempesta, e infine, con qualche angolo qui e là, di tutta quella carta resta una camicia. La fiaba tutta intera, però, bisogna ascoltarla dalla voce di Sauro. I bambini ne restano incantati: «Alla fine – sorride lui – non vedono l’ora di poterla ricreare da soli. Ogni volta la reinvento da capo in modo diverso, guardo i miei ascoltatori e aggiungo qualche particolare». Quando è iniziato il lockdown l’attività dell’Orto sociale si è fermata, i legami tra le persone si sono un po’ sfilacciati: «Abbiamo pensato – sottolinea Marco – di chiedere a Sauro di tenere un laboratorio online. Un bel modo per spingere sia lui sia gli altri a cambiare completamente prospettiva: se lui normalmente è una persona che fruisce del progetto dell’Orto, in questo caso è salito in cattedra per seguire i suoi allievi. Abbiamo voluto valorizzare le sue competenze e lui ha risposto mettendosi in gioco con impegno, sensibilità e attenzione. Questa esperienza ha dimostrato fra l’altro, che è possibile concretizzare un lavoro di comunità a distanza. Non ci era mai capitato di doverlo fare, è stata una scoperta e allo stesso tempo una risposta a chi riteneva che in quel tempo sospeso ci fosse spazio solo per i bisogni contingenti». Sauro all’inizio è rimasto spiazzato: «Ero un po’ preoccupato – confessa – poi ho deciso di buttarmi, cercando di attingere alle esperienze già vissute con i bambini. Mi sono accorto che in fondo anche gli adulti manifestano le stesse difficoltà: c’è sempre qualcuno che non capisce come procedere. Così torno indietro e ripeto la spiegazione, più lentamente, ci tengo che tutti alla fine arrivino a un buon risultato e i loro successi mi danno un’enorme gioia». L’iniziativa ha raccolto una platea molto varia, che spesso cambiava da un incontro all’altro. Qualche estratto si può rivedere sulla pagina Facebook de “Lorto”/cooperativa “l’Impronta”. Tra gli allievi di Sauro c’erano persone con disabilità, che fanno riferimento al progetto Sfa (Servizio formazione autonomie) e Sso (Servizio socio occupazionale) gestito da Comune di Bergamo in coprogettazione con consorzio Sol.co Città Aperta e Consorzio Ribes, ma anche volontari del territorio di Città Alta, educatori, un giovane con competenze da videomaker che ha permesso di registrare anche dei tutorial e insegnanti. Fra loro, per esempio, Giovanna Asperti, maestra della scuola primaria Ghisleni, in città, che si è appassionata moltissimo e ha già chiesto di poter organizzare incontri di origami con Sauro nelle sue classi durante il prossimo anno scolastico.

«Da anni – chiarisce Giovanna – partecipo a iniziative che hanno come obiettivo creare vicinanza e collaborazione tra persone con e senza fragilità, al di là delle differenze». Questa volta l’ha sperimentato nel ruolo per lei inedito di allieva: «Ho apprezzato molto lo stile di Sauro – osserva Giovanna –, si è sempre preoccupato di riuscire a spiegare bene il procedimento per gli origami e di aiutare gli altri a capire, e ha dimostrato di avere la capacità di affiancare ognuno dei partecipanti in modo efficace e non invadente. Mi sono calata nella parte e per una volta mi sono messa nei panni di chi non ce la fa, avvertendo il senso di ansia e preoccupazione. Questa esperienza mi ha sicuramente insegnato moltissimo, per questo ora ho un grande desiderio di attuare un laboratorio con Sauro a scuola. Questa attività potrebbe essere di appoggio per tante discipline, dalla geometria alla matematica, e potremmo costruirle intorno anche altri progetti. Per i ragazzi potrebbe essere un’opportunità fondamentale per sperimentare la vera inclusione, che si attua mettendo a frutto i talenti di ognuno e imparando l’uno dall’altro. Anche per me questo laboratorio è stato illuminante, mi ha permesso di guardare la realtà con occhi nuovi».

La passione trasmessa

Sauro ha apprezzato molto la possibilità di trasmettere la sua passione: «Vorrei che le persone si affezionassero agli origami – dice –, così delicati e affascinanti, come è successo a me. Mi sento responsabile di ciò che imparano durante gli incontri online. Per me è stato un processo lento e graduale. Da piccolo mi divertivo a creare animali fantastici, sorprendentemente fragili e bizzarri, diversi da tutti gli altri. Il primo passo per me è stato imparare a osservare, scoprire la bellezza e l’armonia della natura. Mi sono reso conto che in ogni oggetto o essere vivente c’era una simmetria da ammirare e da riprodurre».

Il valore dell’arte

Sono quattro anni che Sauro, dopo aver frequentato l’istituto agrario, è entrato a far parte dell’orto sociale: «È un posto sereno dove lavorare, decentrato, è come un’oasi nella città, frequentata da tante persone che si interessano al nostro lavoro, assaggiano i nostri prodotti e li portano anche a casa volentieri». Ci sono tanti compiti diversi da svolgere: la coltivazione vera e propria, la didattica e adesso anche il laboratorio online: «Il lockdown è stato un periodo deprimente – osserva Sauro – perché tutto si è fermato, e mi addolora pensare a quante persone siano morte. Sono rimasto chiuso in casa per tutto questo periodo con la mia famiglia». In un contesto difficile, il laboratorio di origami ha portato nuovi obiettivi e responsabilità: «L’arte può sembrare inutile – conclude Sauro –, ma è bella, fa stare bene, e l’uomo ne ha bisogno: è uno strumento straordinario per comunicare. Mi piace l’idea di lasciare qualcosa alle persone, non solo l’abilità di costruire un oggetto ma un’emozione, un ricordo, un momento piacevole trascorso insieme. Il risultato finale, in fondo, non è così importante. Vorrei che restasse una traccia nel cuore dopo che ci siamo salutati. Come dice il proverbio: se insegni a una persona a pescare l’aiuterai a mettere la vita sui binari giusti».

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