Il sindaco si prende il bonus
Scoppia la polemica a Treviglio

Imeri si difende: la mia attività danneggiata e sono stato in prima linea nel lockdown. L’opposizione: quei soldi vanno a chi era fermo. La Lega: non scateniamo la caccia alle partite via.

Il sindaco leghista di Treviglio, Juri Imeri, chiede e ottiene il bonus da 600 euro per le partite Iva e in città si scatena la polemica politica.

Imeri, nel 2008 ha aperto la partita Iva e ora ha un’attività che si occupa di sicurezza nelle aziende: in questa veste ha richiesto e ricevuto il bonus di marzo, rinunciando però al contributo a fondo perduto da mille euro di maggio, perchè gli scenari erano cambiati. Giustificazioni che non sono bastate a evitare l’attacco da parte delle opposizioni: dei consiglieri del Pd, Laura Rossoni ed Erik Molteni, del forzista Gianluca Pignatelli, del grillino Emanuele Calvi e di Cristina Ronchi di «Molteni sindaco». «Tra le vittime dei commercialisti che hanno fatto richiesta del bonus da 600 euro, all’insaputa del cliente, c’è anche Juri Imeri - scrivono in un comunicato congiunto - il quale dice di essere stato in prima linea come amministratore e come imprenditore. Ma che cosa c’entra? Molti sono stati in prima linea, molti operatori sanitari, molte categorie che magari, proprio perché hanno comunque continuato a lavorare, il bonus non l’hanno manco chiesto, dato che in teoria la funzione del bonus era integrare le mancate entrate di chi veramente era fermo e faceva fatica. Non chi comunque aveva la certezza di ricevere i suoi 3.346 euro mensili di indennità da sindaco, entrata sicura e garantita che non è venuta meno col lockdown. Si tratta di una indennità di carica e non un gettone presenza di 20,99 euro da consigliere comunale».

Dall’opposizione evidenziano anche che da diversi anni ormai il reddito di Imeri coincide con la sua indennità da sindaco: nel 2018 dichiara 43.962 euro e come sindaco prende circa 40.000 euro l’anno, fatturando di suo meno di 4.000 euro l’anno. Imeri ha affermato: «Sono sindaco che ha vissuto in prima linea l’emergenza Covid, ma anche un privato cittadino con partita Iva: nei mesi più duri e con le aziende chiuse, il mio commercialista, che stimo e di cui mi fido ciecamente, ha richiesto il bonus, nella consapevolezza dei gravi danni che il lockdown aveva generato alla mia attività e a tante altre». Nel precisare che l’indennità da sindaco è di circa 2.200 euro netti al mese, con spese assicurative e di altro tipo da sostenere per l’esercizio dell’attività. Imeri ha aggiunto: «Sono un libero cittadino che ha esercitato il proprio diritto nelle more di un decreto nato per garantire liquidità alle partite Iva e per compensare le perdite di tutti. Non ho rubato nulla, pago regolarmente le tasse, non ho giustamente alcun benefit nel ruolo di sindaco e ho impegni economici da onorare come tante famiglie».

Il sindaco di Arzago d’Adda, Gabriele Riva, del Pd commenta: «L’equiparazione fatta tra tutti coloro che hanno un ruolo politico è scorretta. Paragonare parlamentari e consiglieri regionali con indennità elevate rispetto alla media degli stipendi, agli amministratori locali, che hanno nella loro indennità una fonte non primaria di reddito, credo sia sbagliato e alimenti una caccia alle streghe pruriginosa. Ciò non serve a nessuno se non a nascondere o a fare di tutta l’erba un fascio rispetto alle singole responsabilità di chi, in maniera vergognosa e con indennità a doppia cifra, ha approfittato di questa misura». Dello stesso avviso il sindaco di Calvenzano, Fabio Ferla: «L’accusa a Imeri mi sembra pretestuosa: assurdo paragonare il compenso di un sindaco con quello dei parlamentari. I primi cittadini durante il periodo del Covid-19 hanno dato veramente aiuto nella gestione dell’emergenza, quindi se qualcuno ci ha rimesso è bene che abbia qualche rimborso. La questione va affrontata all’origine. Non è scorretto chi ha sfruttato il bonus, ma è la legge scriteriata in partenza: chi lo ha preso è perchè aveva i requisiti per ottenerlo, nel rispetto della legge».

La segreteria provinciale della Lega, che difende i sindaci: «Nel tritacarne mediatico della caccia al percettore del bonus si stanno trascinando anche i sindaci con partita Iva. Sindaci impegnati in prima linea nella lotta al coronavirus e ad assistere le proprie comunità, con un’indennità mensile lorda non paragonabile a quella dei parlamentari e consiglieri regionali, nonostante le responsabilità assunte e che hanno visto ferme le proprie attività lavorative e professiona

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