Inchiesta Promoberg, la Procura chiede il processo per sei persone

Fiera Il pm Emanuele Marchisio ha chiesto il rinvio per i sei indagati nell’inchiesta su presunti peculati e appropriazioni indebite a causa dei quali – per l’accusa – sarebbero spariti tra il 2006 e il 2019 più di 900 mila euro dalle casse di Promoberg, la società che gestisce la Fiera di Bergamo. L’udienza preliminare si terrà il 20 maggio.

Il pm Emanuele Marchisio ha chiesto il rinvio a giudizio per le sei persone indagate nell’inchiesta su presunti peculati e appropriazioni indebite a causa dei quali – per l’accusa – sarebbero spariti tra il 2006 e il 2019 più di 900 mila euro dalle casse di Promoberg, la società che gestisce la Fiera di Bergamo. Il gup Massimiliano Magliacani ha fissato l’udienza preliminare per il 20 maggio. L’indagine ebbe il suo culmine nel luglio del 2019, quando scattarono le misure cautelari che portarono agli arresti domiciliari l’allora direttore tecnico Stefano Cristini.

Insieme a lui come destinatari della richiesta di processo della Procura ci sono l’allora segretario generale Luigi Trigona, 80 anni, residente in città; Diego Locatelli, 48 anni, di Seriate, all’epoca addetto alla cassa di Promoberg; il commercialista Mauro Bagini, 84 anni, residente in città, ex presidente del collegio sindacale di Promoberg; Marco Lanfranchi, 53 anni, di Lallio, amministratore della Area P.V. Eventi srl di Lallio, e Gianfranco Sibella, 71 anni, di Bergamo, titolare dell’omonima ditta attiva nel settore pubblicità e promozioni.

L’inchiesta

Tutto nasce poco prima del Natale del 2018 quando una dipendente di Promoberg trova casualmente una richiesta di rimborso di una collega che non era solita presentarne. Si insospettisce e, insieme a un altro collega svolge ulteriori ricerche, trovando nel magazzino della fiera altre centinaia di note spese intestate ai dipendenti per un totale 139.500 euro. Tutti i dipendenti disconoscono le note spese, quasi tutti rimborsi chilometrici o per pernottamenti. Gli inquirenti sostengono che a compilarli fosse Cristini, con l’avallo di Trigona e la collaborazione di Diego Locatelli, «legato da un rapporto di forte amicizia» con il direttore, che avrebbe provveduto a liquidare in contanti i rimborsi. La maggior parte delle istanze dell’ultimo quadriennio «erano custodite, su disposizione di Cristini, in un armadio blindato e inibito ai dipendenti». Questo dopo che in fiera erano cominciate a circolare voci su quelle strane pezze giustificative, con alcuni dipendenti che alla fine avevano raccontato tutto al sindaco Gori, membro del Cda di Promoberg. Il quale il 10 aprile 2019 si era presentato in Procura per riferire. È da lì che è partita l’inchiesta, in cui ci si è avvalsi anche delle microspie presto scoperte da Cristini all’interno degli uffici della fiera.

Cinque capi d’imputazione

Cinque i capi di imputazione. Il primo – per episodi che vanno dal 1° agosto 2009 (quelli precedenti sono già prescritti) al 30 aprile 2019 - riguarda un peculato, reato contestato dalle difese, ma che il gip ha avallato perché in qualità di direttore di un ente di pubblica utilità, Cristini avrebbe agito come incaricato di pubblico servizio, ruolo equiparato a quello di pubblico ufficiale. Si tratta di 239.157,43 euro di presunti rimborsi falsi intestati agli ignari dipendenti. Con Cristini devono rispondere Trigona e Locatelli. Il secondo capo riguarda un favoreggiamento di cui è chiamato a rispondere Bagini, perché, per l’accusa, tra il maggio e il giugno 2019 avrebbe «consapevolmente e personalmente prestato aiuto nell’alterare le risultanze contabili onde far apparire giustificati i prelievi dalle casse dell’ente». Il terzo è un’appropriazione indebita (questa attività era gestita con una contabilità separata e per un’attività non di pubblica utilità, ecco perché in questo caso non è contestato il peculato) contestata al solo Cristini, perché - è l’accusa – tra l’11 marzo 2013 al 21 maggio 2019 «si appropriava di 307 biglietti relativi a spettacoli del Teatro Creberg per un valore di 35.526,75 euro»

Il quarto capo, per episodi che vanno dal 17 settembre 2018 al 9 gennaio 2019, vede coinvolti Cristini e Lanfranchi in un presunto peculato da 8.748 euro, per l’accusa prelevati in contante da Cristini dalle casse di Promoberg per acquistare per sé, familiari e amici biglietti delle partite dell’Atalanta. Somma che, stando alle contestazioni, sarebbe stata fatturata da Lanfranchi per inesistenti spese di consulenza.

Anche l’ultimo capo riguarda un presunto peculato, che Cristini avrebbe - per il pm - commesso con il concorso di Sibella dal 2010 fino al 31 dicembre 2017. Anche in questo caso - è l’accusa -, tramite sovrafatturazioni di prestazioni pubblicitarie per 241.266 euro effettuate a favore di Promoberg, «Sibella d’intesa con Cristini e su richiesta di quest’ultimo, avrebbe provveduto «a monetizzare una parte considerevole dei pagamenti ricevuti dall’ente e a restituire le relative somme, in contanti, nelle mani di Cristini». Nel luglio scorso, su richiesta del pm, il gip Federica Gaudino aveva archiviato le posizioni dell’ex presidente del Cda di Promoberg Ivan Rodeschini e dei membri del collegio sindacale Pierluigi Cocco e Gianfranco Ceruti, già presidente della Provincia e di Teb.

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