La maturità è ancora senza regole. I presidi: «Non si decida a maggio»

Il ministero dell’Istruzione è già al lavoro sull’esame di maturità. Patrizio Bianchi promuove quello dello scorso anno: «Abbiamo fatto esami di Stato in presenza, scelto una via di cui do un giudizio positivo», ha detto rispondendo alle domande dei liceali bolognesi.

«Ho visto tesine sviluppate anche con strumenti multimediali molto sofisticati. Noi - ha spiegato il ministro - adesso stiamo valutando questa esperienza, come stiamo valutando le esperienze precedenti, e definiremo in tempo adeguato, prima di quanto avveniva negli anni passati, le modalità di svolgimento dell’esame di maturità di quest’anno».

Le parole di Bianchi non sciolgono però ancora i dubbi degli studenti. Resta ancora in piedi l’ipotesi di ritornare alla prove scritte. Tutto dipenderà dal livello dei contagi, per ora in «forte diminuzione» tra gli adolescenti, come ha rilevato l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre, la campagna vaccinale sta riscontrando un certo successo tra i giovanissimi: sui 4,6 milioni di ragazzi nella fascia d’età 12-19 anni, il 65% ha fatto almeno una dose, il 55,7% è già immunizzato. «Capisco che chi ha svolto questo ciclo di studi lo ha fatto in una situazione molto difficile però - ha chiarito Bianchi - non è domandando degli sconti che andiamo incontro al bisogno di crescita dei ragazzi. Ci sarà un esame che sarà di maturità».

Le modalità di quest’anno, con l’elaborato assegnato dal consiglio di classe sulle materie dell’indirizzo di studi, e un maxi-orale sono «una possibilità - replica al ministro il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli - Certo, bisogna vedere che strada prenderà la pandemia, se riusciremo dominarla. Però non si può aspettare maggio per parlarne, potremmo prendere una decisione verso Natale. Non vorrei che i ragazzi pensassero da ora che la maturità debba andare come l’anno scorso». In generale i presidi si attendono «una valutazione a 360 gradi» sul modello di esame per il futuro. Per ora c’è un calendario: si partirà dal 22 giugno, per l’eventuale prima prova. Il lunedì successivo inizieranno gli orali. Le prove Invalsi del quinto anno si svolgeranno tra il primo e il 31 marzo.

Ma prima il mondo della scuola attende una risposta sulla gestione dei contagi: quanto cioè debba durare la quarantena e quanti studenti vadano considerati contatti stretti di un positivo. Una delle ipotesi, caldeggiata dalle Regioni, è restringere il periodo di isolamento a 5 giorni (oggi è 7 per i vaccinati e 10 per i non vaccinati, prima di effettuare un tampone e poter rientrare), più problematica, soprattutto nel caso dei più piccoli, quella di limitare anche il numero degli studenti da considerare contatti stretti, utilizzando il modello degli aerei (entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un positivo). Su questi aspetti i presidi sollecitano una parola da parte dei Cts. «Non possiamo - premette Giannelli - propendere per un numero di giorni piuttosto che un altro.

Capisco e ho più volte espresso la difficoltà per la didattica nell’avere quarantene così differenziate tra Asl e Asl e tra chi è vaccinato e chi no. Che questo sia disfunzionale alle ragioni della didattica è pacifico, ma quello che comanda sono sempre le ragioni di opportunità sanitaria, quindi le regole da osservare sono la massima sicurezza possibile. Va bene dibattere di tutto, ma tengo al parere dei medici».

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