«La mia Paola, bravissima infermiera
Si è sempre dedicata agli altri»

Il ricordo della mamma della giovane di Valbrembo morta venerdì notte in un incidente sulla via Lunga a Bergamo. Papà Tarcisio: «Ho saputo cosa era successo sabato mattina, dopo essere andato a portare l’altro mio figlio a scuola. Sono tornato a casa e ho trovato gli agenti della Stradale che mi aspettavano».

«Aveva smontato venerdì mattina dal turno di notte in ospedale, poi la sera aveva preso il treno e il pullman fino a Valbrembo per tornare a casa e passare una serata fuori con le amiche. Mi aveva detto: mamma, è tanto che non esco più. Alle 22 l’ho salutata e non l’ho più vista».

Mamma Katiuscia Scudeletti è distrutta dal dolore, da poche ore ha saputo della tragica morte della figlia Paola ed è fuori dalla camera mortuaria del cimitero di Bergamo insieme al marito Tarcisio Tiraboschi e ai parenti più stretti. Aspettano di sapere quando potranno portarla a casa, quando potranno rivederla l’ultima volta. Non si danno pace per quello che è successo, ma il loro è un dolore composto. Non urlano, non incolpano nessuno, vogliono solo sapere com’è potuto succedere. Come è possibile averla vista uscire di casa sorridente e sei ore dopo trovarla in una bara.

«Avevano bevuto? Non lo so, sono ragazzi, hanno passato la serata fuori, ma la polizia ci ha detto che i risultati si sapranno più avanti, stanno ancora facendo accertamenti – risponde papà Tarcisio –. So che i suoi amici non sono gravi, ma io non li conosco. La mia Paola, invece, è stata trafitta da un palo nell’addome». Si porta una mano all’altezza del petto, gli occhi si inumidiscono. «Faceva l’infermiera, aveva appena trovato lavoro a Milano, era felice». Soprattutto la vogliono ricordare nel modo migliore: «Scrivete un bell’articolo, scrivete com’era la mia Paola – a mamma Katiuscia si illumina il viso –. Era felicissima di aver trovato il posto di lavoro che voleva, nel reparto di Ginecologia dell’ospedale “Macedonio Melloni” di Milano. Si era laureata in breve tempo in Infermieristica alla Bicocca, poi era subito andata a lavorare al “Don Orione”. Aveva tentato anche di entrare a Medicina, ma non era riuscita a superare il test e aveva fatto un sacco di concorsi. Fino a quando, qualche mese fa, aveva vinto quello al “Fatebenefratelli” di Milano e da due mesi lavorava nel reparto di Ginecologia del “Melloni”. Ha lasciato bellissimi ricordi in tutti quelli che l’hanno conosciuta, era una bravissima infermiera, una ragazza dedita al lavoro. La sua passione nasceva forse anche da me, che lavoro allo sportello del Centro di radiologia e fisioterapia di Gorle. Era portata per fare l’infermiera, per dedicarsi agli altri. Non aveva mai fatto un giorno di malattia per stare con i suoi pazienti».

Papà Tarcisio la aspettava per andare con lei a Milano: «Le avevano dato un appartamentino per essere più vicina al posto di lavoro e domenica saremmo dovuti andare insieme a ridipingerlo. Venerdì sera è uscita per passare una serata con gli amici, non le ho chiesto in che locale sarebbe andata o con chi, aveva 28 anni era grande ormai. Ho saputo dell’incidente stamattina dopo essere andato a portare Matteo (il figlio di 16 anni, ndr) a scuola. Sono tornato a casa e ho trovato gli agenti della Stradale che mi aspettavano». Paola lascia anche il fratello Marco di 26 anni: lui e Matteo abitano ancora con i genitori a Valbrembo. Il fidanzato venerdì sera non era con lei. I funerali saranno celebrati martedì alle 15 nella parrocchiale di Scano al Brembo. «Aveva anche fatto il doppio lavoro – ricorda ancora mamma Katiuscia – nei ristoranti della provincia come cameriera, per guadagnare qualche soldo in più. Risparmiava per l’Università, fare l’infermiera era la sua unica grande passione».

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