«La visita a quell’anziano
Ci ha uniti essere alpini»

L’Esercito in Val di Scalve: arrivati a marzo un medico e un infermiere. «Ogni giorno la gente si affaccia alle finestre e ci ringrazia».

Sono arrivati nella nostra provincia da tutta Italia per supportare medici e infermieri, sanificare ospedali e case di riposo, occuparsi del trasporto delle salme fuori provincia e della restituzione ai familiari: gli uomini e le donne delle Forze Armate (Esercito, Marina Militare, Aeronautica, Carabinieri) hanno portato a Bergamo la loro esperienza nei campi più specifici, ricevendo il sostegno e il ringraziamento di tutta la popolazione.

In Val di Scalve l’Esercito è intervenuto per sostituire i tre medici che, come tanti altri colleghi, si erano ammalati di Covid. Il loro servizio è appena terminato: venerdì i medici scalvini sono rientrati in servizio. «Sono stato in Valle di Scalve insieme al Cap. medico Giovanni Marino per supportare quattro comuni: Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore, la cui popolazione conta circa 4.500 abitanti – spiega il Mar. Ord. infermiere Erick Castagnolo dell’Esercito, in servizio nel 3° Reggimento Artiglieria da Montagna –. Abbiamo svolto continuità assistenziale poiché i tre medici curanti del luogo purtroppo sono risultati positivi al Covid-19. Ho lavorato nel Poliambulatorio di Vilminore di Scalve dal 16 marzo scorso occupandomi di coadiuvare il medico nelle visite ambulatoriali. Ho rilevato la temperatura corporea e la saturazione, due parametri fondamentali in primo screening per individuare una sospetta infezione da Covid-19. Mi sono occupato anche della somministrazione di terapia farmacologica eventualmente prescritta in precedenza o ritenuta necessaria in sede di visita, rilevato ulteriori parametri vitali necessari per lo svolgimento della visita come la misurazione della pressione arteriosa, effettuato medicazioni ordinarie e procedure infermieristiche e infine mi sono occupato dell’aspetto burocratico e amministrativo».

Non è stato difficile, per un alpino, entrare in contatto con i pazienti, spesso anziani. Anzi, proprio questo aspetto ha creato un ulteriore legame tra i militari e i cittadini della valle. «Mi è rimasto molto impresso – racconta Castagnolo – un signore di circa 85 anni che poteva essere il mio caro nonno. Appena arrivato nei pressi dell’ambulatorio mi sono immediatamente reso conto che manifestava uno stato di visibile agitazione dovuta alla paura di aver contratto il Covid-19. Immediatamente l’ho accolto con il sorriso, cercando di tranquillizzarlo e ho subito notato che il mio modo di fare affabile e cordiale lo ha rassicurato. Abbiamo iniziato a parlare e lui mi ha raccontato del suo servizio prestato da giovane nel Corpo degli Alpini. Da lì, uno scambio di aneddoti di vita militare svolta in diverse generazioni ha “esorcizzato” lo spettro dell’epidemia. Questo episodio, legandosi sia all’età dell’anziano e alla nostra comune passione per la specialità alpina, ha suscitato in me forti emozioni, rinsaldando ancora di più il mio amore verso la mia professione di Sottufficiale infermiere dell’Esercito e fiero di appartenere al Corpo degli Alpini».

Tutti li hanno accolti con calore: «Dai primi momenti, quando sono arrivato a Vilminore di Scalve, la popolazione mi ha magnificamente accolto a partire dal sindaco Pietro Orrù, le autorità civili e militari, la Protezione civile e i volontari della Croce Rossa. Tutti hanno contribuito, sin da subito, a creare una rete di lavoro e assistenza alla popolazione perfettamente funzionante. E gli scalvini non hanno mancato di dimostrarmi grande affetto, stima e disponibilità. Ogni giorno, mentre raggiungevo l’ambulatorio attraversando il paese a piedi, gli abitanti si affacciavano alle finestre e con il sorriso stampato sul viso mi salutavano con grande affetto urlandomi “grazie di essere qui per noi”. È pur vero che non ci si può abbracciare realmente, ma quello che ogni giorno mi hanno fatto provare è un abbraccio virtuale che la popolazione scalvina mi ha riservato».

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