L’Erasmus piace nonostante il Covid
Richieste boom dopo lo stop: +24%

Nonostante il coronavirus crescono le domande: sono 639. Già confermato l'arrivo di 40 studenti a Bergamo nel primo semestre.

Sabato 22 febbraio del 2020, la sera precedente alla domenica in cui è scattato il primo allarme contagi in provincia di Bergamo, l’università ha comunicato a tutti gli studenti che lunedì non avrebbe riaperto. «La situazione impone l’adozione di misure cautelative» - scriveva il rettore Remo Morzenti Pellegrini, suscitando lo stupore di chi la riteneva una premura eccessiva. Non si sapeva ancora che ad Alzano c’erano pazienti positivi e solo la settimana successiva si è iniziato a discutere di una possibile zona rossa in Valseriana. La scelta (lungimirante) è stata dettata dalla prudenza e anche dalla forte mobilità degli studenti, dentro e fuori la Lombardia e non solo, anche dentro e fuori i confini italiani. Quella stessa apertura verso l’estero è uno dei fondamenti da cui riparte UniBg, tra le prime a studiare un documento programmatico per riaprire le aule in sicurezza e avviare la «fase 3».

Dopo tutto quello che è successo - migliaia di contagiati e seimila morti nei mesi più drammatici dell’epidemia - nessuno si sarebbe aspettato che l’università potesse ripartire con tale slancio. E invece i numeri dimostrano che c’è grande voglia di tornare a studiare. Non solo, c’è sempre più voglia di conoscere il mondo studiando. Anche ora che il mondo è alle prese con il male che (purtroppo) a Bergamo conosciamo bene. UniBg è tra le università lombarde che può vantare la crescita più significativa di candidature Erasmus: sono 639 con un +24% rispetto al 2019. Un aumento che ha sorpreso anche la stessa agenzia nazionale «Erasmus+»: «Nonostante l’emergenza sanitaria e i limiti alle mobilità, nella regione c’è voglia di guardare avanti e cogliere ancora tutte le opportunità di formazione e scambio di conoscenze offerte dal Programma, che resta uno strumento importantissimo per la costruzione di una forte identità europea e per una maggiore inclusione sociale».

Il dato che più colpisce però riguarda le richieste arrivate dagli studenti stranieri. Ancora prima delle novità annunciate qualche giorno fa - tutte le nuove misure di sicurezza post Covid e l’estensione dell’esenzione totale delle rette fino ai 23 mila euro di reddito Iseeu - erano già circa 40 gli universitari che hanno ufficializzato l’Erasmus a Bergamo già per il primo semestre. Dopo la pubblicazione delle nuove linee guida sono attese anche molte altre conferme di decine di studenti stranieri che nelle ultime settimane hanno chiesto informazioni.

Può sembrare assurdo - quale famiglia manderebbe il proprio figlio in quello che è stato definito il cuore della pandemia mondiale? - eppure queste conferme sono reali e accolte con molto entusiasmo dall’università. In attesa che il numero degli iscritti al prossimo anno accademico si consolidi nelle prossime settimane, quando si completeranno le iscrizioni, queste notizie confermano la vocazione sempre più internazionale di UniBg, passata dai 901 studenti stranieri del 2015/2016 ai 1.507 dello scorso anno. Quasi il doppio in quattro anni.

Il rettore Remo Morzenti Pellegrini dice che l’università è diventata «un’ambasciata culturale. Le iscrizioni degli studenti stranieri sono il segnale più autentico del lavoro fatto in questi anni. È il dato più importante per capire la percezione della nostra università al di fuori dei nostri confini. La testimonianza di come il nostro territorio esista e venga considerato».

Un altro segnale: UniBg ha già autorizzato missioni all’estero e sta ricevendo anche richieste da parte di visiting professor. «La riapertura al 100% dell’aeroporto per noi è essenziale - continua il rettore -, perché l’università e lo scalo sono cresciuti insieme negli ultimi anni. Per gli studenti del 2020 è fondamentale la qualità informativa, ma anche la raggiungibilità della sede. Avere un aeroporto come quello di Orio al Serio per noi è molto importante».

Internazionalizzazione, si diceva. «Essere un ateneo di provincia, generalista e con una propensione all’internazionalizzazione fino a qualche anno fa era considerato un minus - conclude Remo Morzenti Pellegrini -. Oggi i dati ci portano a dire che le stesse caratteristiche sono un valore aggiunto. Queste caratteristiche sono fattori di sviluppo del territorio, non solo dell’università».

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