«Liste d’attesa lunghe negli ospedali? Manca personale»

Le reazioni all’inchiesta de L’Eco. I sindacati dei medici: «Il problema diventa sempre più pesante, occorrono risorse e formazione». Le Asst: «La sfida riguarda tutto il sistema sanitario, stiamo facendo ogni sforzo possibile per dare risposte».

Il tema non è solo sanitario, ma anche sociale. Oggi più che mai. Lo si coglie anche parlando con i medici di base, i professionisti più vicini ai cittadini, che quotidianamente si fanno carico delle preoccupazioni di chi non riesce a fissare prenotazioni in tempi rapidi. «Il problema delle liste d’attesa è pesante, e lo diventa sempre più – riflette Paola Pedrini, segretaria regionale della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale –: quando non si trova posto per un esame si è “costretti” a rivolgersi al privato, ma oggi, in questa situazione di crisi, molte persone non possono più permettersi gli esami privati. Tutto ciò porta a un problema serio di diagnosi dilazionate e anche di accessi inappropriati in Pronto soccorso. La situazione è difficile: la questione di fondo è la mancanza di personale». Di «situazione molto seria» parla anche Mirko Tassinari, segretario provinciale della Fimmg: «Non è ammissibile che le persone debbano fare chilometri e chilometri, addirittura spostarsi da una provincia all’altra, per riuscire a trovare posto nelle agende pubbliche: troppo spesso la prenotazione diventa una vera e propria lotteria. È evidente che la domanda di salute dei cittadini non trova adeguata risposta nell’offerta di prestazioni del Servizio sanitario nazionale».

I sindacati

Per Marco Agazzi, segretario provinciale dello Snami, il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, «col Covid i tempi d’attesa sono peggiorati significativamente. A volte, nemmeno con l’urgenza e la priorità i nostri pazienti riescono a trovare risposte in tempi adeguati: si ritrovano a vagare da un Cup all’altro, la situazione è negativa soprattutto per specialità come la cardiologia o la dermatologia. Si salva un po’ la cronicità, con le linee dedicate si riesce a dare risposte migliori a questi pazienti. Il nodo principale è nel personale: se ci sono più medici, si possono fare più visite».

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«Siamo in difficoltà – conferma Vincenzo De Gaetano, segretario provinciale dello Smi, sindacato dei medici italiani –. Le prestazioni spesso vengono disattese anche se è indicata la priorità. Tutto ciò si ripercuote negativamente non solo sulla salute, ma anche sulla vita sociale ed economica. Le liste d’attesa si allungano perché manca personale; la soluzione non deve essere solo regionale, ma nazionale: occorre implementare risorse, investire sulla formazione, adeguare la retribuzione per far rimanere nel sistema pubblico i migliori professionisti». Che il problema del personale sia significativo, lo conferma un ulteriore dato recente. Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato il «Rapporto Bes 2021», con una serie di indicatori su «benessere e sostenibilità»: tra le numerosissime statistiche, emerge che la provincia di Bergamo è all’88° posto in Italia per numero di medici specialisti in rapporto alla popolazione. Cioè nelle retrovie del Paese.

Le Asst

Sul fronte degli ospedali, l’Asst Bergamo Est spiega in una nota che «siamo chiamati quotidianamente a dare risposte di qualità ai cittadini, non solo per le prestazioni ambulatoriali ma per i ricoveri, gli interventi, gli accessi al Pronto soccorso, le problematiche dei malati fragili e cronici. In questi ultimi due anni, grazie a sforzi organizzativi e risorse aggiuntive, promosse fortemente da Regione Lombardia, abbiamo garantito, in contemporanea a una crisi pandemica mai affrontata prima, urgenze sia a livello di prestazioni sia di interventi chirurgici. Tutti i nostri presìdi hanno cercato di fare il possibile per garantire le prestazioni certificate sulla ricetta con la lettera “B” (da fare entro 10 giorni) o “U” (entro 3 giorni). La sfida delle liste d’attesa riguarda tutti gli attori del sistema sanitario, nessuno escluso. La mancanza cronica di personale medico legate soprattutto ad alcune specialità cliniche acuisce ulteriormente il problema. I fondi ci sono ma i bandi di reclutamento del personale vanno spesso deserti. La soluzione a un problema così eterogeneo e diffuso in tutto il territorio nazionale necessita di interventi complessi, riconducibili a un approccio di sistema, soprattutto in una logica di appropriatezza clinica e di tipo organizzativo, all’interno del quale le singole realtà poi si trovano a operare per dare le risposte più congrue ai bisogni dei cittadini».

Riflessioni largamente condivise anche dall’Asst Papa Giovanni XXIII, che tiene a sottolineare quanto di buono sia stato fatto negli ultimi mesi per recuperare il terreno perduto durante il Covid, e l’enorme impegno profuso proprio per contrastare gli effetti della pandemia. Dall’Asst Bergamo Ovest, il direttore generale Peter Assembergs rimarca che «come tutte le aziende del sistema sanitario regionale stiamo perseguendo con tutte le forze disponibili i piani di recupero, finalizzati alla riduzione delle liste di attesa».

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