Marzia, l’immenso dolore della sorella
«Non è giusto, era un uragano di energia»

Predore. Il feretro della mamma di 48 anni è composto nella chiesina della Scuola dell’infanzia. Domenica sera la veglia, lunedì i funerali nella Parrocchiale. Il ricordo delle amiche di una vita.

La partecipazione delle comunità di Predore e Tavernola al grande dolore della famiglia di Marzia Colosio, la mamma di 48 anni morta per sepsi da meningococco, è stata unanime e ha cancellato anche i timori. Sabato 4 gennaio a Predore, dove alle 16 è giunto il feretro di Marzia, composto nella chiesetta adiacente la scuola materna, la gente ha voluto manifestare a famigliari e parenti sentimenti di fratellanza, vicinanza e condivisione per una tragedia che avrebbe potuto colpire chiunque.

Niente parole ma lacrime, abbracci, gesti di affetto per recare conforto al marito Romano Fedrighini, alle giovani figlie di 19 e 13 anni, a mamma Maria Fenaroli, a papà Giuseppe, al fratello Nicola, alla sorella Barbara e a tutti i parenti. Una morte che si è consumata nel giro di poche ore, cancellando ogni fievole speranza. Difficile da accettare se si pensa che soltanto alcuni giorni fa Marzia era felice, spensierata, stava bene, aveva festeggiato Capodanno e nello stesso giorno si era recata anche in ufficio alla «Gapi» di Castelli Calepio per portarsi avanti con le paghe. Ma il giorno seguente tutto è precipitato: la febbre e poi il ricovero agli «Spedali Civili» di Brescia, in condizioni disperate. La seconda morte per sepsi da meningococco nel giro di un mese che getta nello sconforto famiglie e residenti del Basso Sebino, un paese ammutolito dal dolore, listato a lutto per la perdita di questa «super mamma, energica, disponibile, combattiva, sempre pronta a dare una mano», racconta mesto il parroco, don Alessandro Gipponi, che lunedì mattina alle 10 celebrerà i funerali. Domenica alle 20 ci sarà invece la veglia di preghiera.

«Stringetevi intorno a Marzia e ai suoi cari per far percepire alla famiglia la vicinanza della nostra comunità», ha esortato dalla pagina Facebook del Comune il sindaco Paolo Bertazzoli, sconvolto da quanto accaduto, a questi suoi concittadini colpiti nei loro affetti più cari. E ad abbracciare Marzia sono accorsi tutti i suoi coscritti, «i ragazzi del ’71», con i quali un mese fa aveva trascorso una serata indimenticabile, che stride con il dolore di oggi. Le amiche del cuore, quelle con cui è cresciuta alla Casella di Tavernola, Marzia le ha avute vicino subito, la sera stessa che era stata ricoverata in ospedale. «Semplicemente non ci credo. Ti ho salutata alle tre di mattina a Capodanno mentre cantavi al karaoke... Resterai sempre una di noi della Casella», scrive su Facebook Arezia Foresti. Arezia e Rovena, le gemelle con cui è cresciuta alla Casella quando nel 1977 tante famiglie di Tavernola con figli piccoli si trasferirono in quel complesso realizzato in cooperativa.

Marzia aveva sei anni e le gemelle sette. Le tre amiche non si sono mai perse di vista, anzi hanno condiviso tanti momenti di gioia ma anche di dolore. Diventate grandi, hanno continuato a frequentarsi con le loro famiglie allargate. Rovena non riesce a capacitarsi di aver perso in questo modo l’amica con la quale ha trascorso tanti bei momenti nei giorni delle festività, con la quale il martedì e il giovedì praticava l’aerobica in palestra. «Non ci credo che Marzia sia morta – dice sconsolata –. Sono cresciuta con lei alla Casella e insieme abbiamo condiviso tanti momenti di gioia, i nostri matrimoni, la nascita dei nostri figli, i problemi della loro crescita, le preoccupazioni che possono sorgere nelle famiglie quando qualcuno dei nostri cari non sta bene. Quando sono morti i mie genitori, Marzia mi è stata molto vicina. Un’amica presente, schietta, di gran cuore. Se penso che quattro giorni fa eravamo insieme a festeggiare l’ultimo giorno dell’anno, che il 27 era a casa mia e il 30 dalla mia gemella... Era allegra, spensierata, felice per il marito che aveva superato i suoi problemi di salute. E poi la tragedia di una morta così assurda, una profonda tristezza che invade il cuore, una morte che ti cambia il senso della vita».

La sorella Barbara non sa darsi pace per la perdita della sua Marzia, la trova ingiusta, difficile da accettare anche per una volontaria come lei abituata a soccorrere ammalati e confortare parenti: «Non è giusto, non è giusto – ripete tra le lacrime –, mia sorella era un uragano di energia, sempre pronta a “bacchettare”, ma sempre pronta nelle difficoltà per tutti quelli che amava».

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