Mascherine? Tutti le cercano
La produzione è al collasso

La filiera della produzione, importazione e distribuzione delle mascherine in questi giorni è al collasso, ed a pagarne il conto sono gli utilizzatori finali.

Parliamo dei respiratori normalmente utilizzati come dispositivi di protezione individuale per i lavoratori, alcune delle quali hanno anche le caratteristiche per poter essere impiegate come barriera contro la diffusione del virus.

Tanto per intenderci quelle che normalmente si trovavano prima dell’emergenza nei negozi di antinfortunistica, ferramenta, hobby center, utensilerie e colorifici. Mascherine che oggi sono divenute introvabili quasi ovunque, e che, proprio perché utilizzate normalmente da artigiani ed industrie, stanno iniziando a creare in questi giorni seri problemi alle imprese. Basti pensare ad esempio, che una media azienda con 30 dipendenti che fa smaltimento di eternit ne consuma mediamente 1.500/2.000 ogni mese. Ma perché in questi giorni questi dispositivi che si sono scoperti essere un presidio che può efficacemente ridurre la diffusione del virus hanno i prezzi che sono letteralmente schizzati alle stelle?

Abbiamo, per capirne meglio le dinamiche contattato alcuni attori di questa catena distributiva. Ci viene spiegato da alcune ferramente industriali che in questo ultimo mese diversi importatori (buona parte della produzione avviene infatti in Cina ), hanno applicato aumenti di oltre il 350%, e non solo, normalmente ai clienti fidelizzati a cui viene normalmente concessa una dilazione dei pagamenti dai 30 ai 90 giorni hanno preteso il saldo all’ordine, addebitando anche cospicue spese di trasporto.

Inevitabilmente il sovrappeso pagato dai grossisti o da distributori viene poi scaricato sui dettaglianti, che a loro volta si ritrovano, rispetto al passato, a mettere in vendita le ormai introvabili mascherine FFP 2 o FFP 3 a prezzi notevolmente maggiorati.

Ed in un periodo di globalizzazione, la testimonianza di un’altra utensileria industriale, ci conferma che la stessa situazione avviene quando si va all’estero alla ricerca di articoli in pronta consegna: ci viene spiegato che lo stesso scenario si è ripetuto per le richieste fatte in Spagna, Polonia e Turchia, ovvero prezzi all’insù anche del 400%.

«Ci vergogniamo a comunicare i prezzi ai clienti abituali che le usano per le loro produzioni e che ne acquistano migliaia di pezzi all’anno». E se invece si prova a contattare alcuni produttori italiani, si scopre che, per il super lavoro, non si ottiene che una risposta con una segreteria telefonica che dice: «A causa dell’emergenza sanitaria non siamo in grado di evadere richieste ulteriori» con tanto di scuse finali. Tutto questo certamente non giustifica però chi vende al dettaglio queste mascherine, farmacie comprese, a prezzi che in questi giorni possono raggiungere anche i 30 euro al pezzo, oppure per le vendite online che sono anche peggio. Compreso realtà che propongono prezzi accattivanti ma che addebitano spese di trasporto che superano anche i 20 euro. Ciò che sperano tutti, è che i lotti delle famigerate mascherine, che dovrebbero essere in consegna già dai primi giorni di aprile possano raffreddare i prezzi di questi giorni.

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