Mascherine, vendite in calo del 20%
«A Bergamo non si abbassi a guardia»

Petrosillo (Federfarma): «Fino a maggio non riuscivamo a soddisfare le richieste, oggi sembra di vivere in un’altra realtà, si sono allentati i timori. Ma a Bergamo non dobbiamo abbassare la guardia».

Da oggetti introvabili, al centro di polemiche per i prezzi lievitati a dismisura e possibili speculazioni, a quasi pezzi di antiquariato che giacciono nelle farmacie e nei magazzini in attesa di acquirenti, che appena due mesi fa sgomitavano per accaparrarsene qualche unità. È la parabola paradossale delle mascherine, la cui vendita è calata drasticamente anche nella Bergamasca, confermando una tendenza che si sta registrando in tutta Italia. E per interpretare il crollo delle richieste dei dispositivi, in una Regione in cui comunque è obbligatorio l’uso delle mascherine o altri indumenti per coprirsi naso e bocca, anche all’aperto, almeno fino a domani, si annoverano diversi fattori: minore percezione del pericolo, riduzione dei contagi, il caldo che disincentiva l’utilizzo delle mascherine.

«Eppure a Bergamo dovremmo essere un po’ più attenti, perché il Covid ci ha colpiti duramente e il virus non è scomparso – sottolinea Giovanni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo –. Nell’ultima settimana di giugno è stato certificato un calo del 20% delle vendite e dell’uso dei dispositivi rispetto ai sette giorni precedenti. Dati nazionali che sono estendibili anche a livello locale, con una percezione del fenomeno significativa: fino a maggio non riuscivamo a soddisfare le domande di mascherine e ogni giorno si registrava una corsa forsennata all’acquisto di pezzi diventati introvabili, con richieste 50 volte superiori al normale. Oggi invece sembra di vivere in un altro contesto, che non deve però far abbassare il livello di guardia».

La vendita delle mascherine ha raggiunto il picco a metà aprile, per poi registrare una progressiva diminuzione nelle farmacie e negli altri canali di distribuzione, nel frattempo moltiplicatisi e in grado di rispondere senza affanni alle richieste. Che ora latitano. «Tuttavia – precisa Petrosillo – gli esperti ribadiscono l’importanza di farsi trovare pronti dinanzi a un’eventuale ondata di ritorno del Covid, quindi anche con uno stock sufficiente di dispositivi di protezione nel quadro di una rete territoriale efficace. Come operatori sanitari, che svolgono un servizio di pubblica utilità, ribadiamo la necessità di rispettare le regole di buon senso, tra cui il distanziamento sociale, la precauzione di coprirsi naso e bocca ed evitare gli assembramenti. La mascherina resta un importante strumento anti contagio, a prescindere da una norma che ne imponga l’utilizzo». E proprio domani scadrà l’ordinanza regionale che sancisce l’obbligo delle mascherine anche all’aperto. «Probabilmente sarà prorogato l’obbligo di utilizzo, ma non occorre un’ordinanza per capire che al ristorante, al bar, in treno, in aereo o in un luogo pubblico affollato bisogna continuare a proteggere se stessi e gli altri – puntualizza Petrosillo –. Si tratta di comportamenti di buon senso da interiorizzare, alla luce dell’esperienza maturata». Qualcuno imputa anche all’uso continuativo delle mascherine lavabili e riutilizzabili (resistono almeno a 20 lavaggi) il calo delle vendite dei dispositivi, soprattutto delle mascherine chirurgiche: «Può essere uno dei fattori, ma non decisivo. In realtà si sono allentati i timori dei contagi ed è calato l’interesse verso questo tipo di protezioni. A Bergamo in ogni caso stiamo lavorando a un piano di emergenza per l’autunno con l’Ats, Consiglio di rappresentanza dei sindaci, Ordine dei Medici, Ordine dei Farmacisti, Federfarma e altri attori per individuare soluzioni organizzative efficaci dinanzi a una ripresa del Covid. Una tutela per il territorio e una garanzia per tutti. Un esempio? Essere pronti e attivi sulla rete dell’ossigeno».

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