«Minacce agli operatori dei centri vaccinali: casi sempre più frequenti»

Gli episodi ai centri vaccinali sono aumentati con l’obbligo del Green pass. Alborghetti (Asst Bergamo Est): «Non è tollerabile».

«Io faccio il vaccino perché sono costretto, poi resto qui in sala d’attesa. Se mi succede qualcosa dopo la puntura, torno e ti spacco la faccia». Le minacce sono nette, ruvide, aperte. Si ripetono in episodi diversi, ma sostanzialmente con lo stesso copione. A riceverle sono operatori sanitari in trincea da un anno e mezzo, prima nelle corsie a sfidare il virus e da febbraio anche negli hub vaccinali tra anamnesi e somministrazioni. Lì dove si inietta la speranza, anzi la concreta via d’uscita dalla pandemia, ora però si deve spesso affrontare anche la tensione di un clima esasperato. Soprattutto con l’avvicinarsi dell’introduzione del Green pass sui luoghi di lavoro, i casi stanno aumentando. Si limitano ancora ad alcuni episodi al giorno, non hanno ancora contorni massicci, ma la costanza preoccupa. «Si vede sempre più frequentemente una forte aggressività», spiega Adriana Alborghetti, alla guida della Direzione delle Professioni sanitarie e sociali dell’Asst Bergamo Est e responsabile organizzativa dei centri vaccinali dell’azienda.

È a Chiuduno che si sono registrati questi eventi: «È capitato che diverse persone abbiano minacciato apertamente gli operatori – segnala il medico –. Le minacce sono pesanti, l’aggressività è importante e non è giusto che infermieri e medici debbano subire queste situazioni. Ne abbiamo parlato con gli operatori e con la direzione strategica, spiegando a medici e infermieri degli hub che sono autorizzati a chiamare immediatamente le forze dell’ordine in caso di necessità». In un caso particolare, per esempio, avvenuto appunto a Chiuduno, i carabinieri sono stati allertati: un uomo, che si definiva medico, si è presentato al centro vaccinale accompagnato da una persona che sosteneva di essere il suo avvocato; l’uomo ha fatto l’accettazione amministrativa, poi al momento dell’anamnesi ha preteso che il medico del centro vaccinale compilasse un certificato che attestasse che era stato «costretto a vaccinarsi».

Un documento che ovviamente non può essere prodotto: in tutta risposta, il «paziente» si è piazzato davanti al box dell’anamnesi e non si è più spostato, interrompendone l’attività per due ore. Un’interruzione di pubblico servizio, fondamentalmente, che può sfociare nel codice penale: «Sono atteggiamenti che non possono essere accettati. Medici e infermieri fanno solo il proprio lavoro: non è tollerabile che qualcuno se la prenda con loro per l’introduzione del Green pass», sottolinea Adriana Alborghetti.

I protagonisti degli episodi sono appunto lavoratori, spesso di mezza età ma anche giovani, e che tra l’altro non sono obbligati a vaccinarsi (tranne nel caso di lavoratori della sanità): il Green pass, appunto, lo si può ottenere sì con la vaccinazione, ma anche sottoponendosi al tampone (o se si è guariti recentemente dall’infezione). «Le minacce arrivano da estremisti, come quelli che si vedono in televisione – conclude Adriana Alborghetti –. Ma noi andiamo avanti a fare il nostro lavoro». Quello che medici e infermieri bergamaschi fanno da un anno e mezzo, sulla strada dell’uscita dalla pandemia.

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