Nuova piazza Dante, via undici alberi
«Ecco perché è una scelta necessaria»

I progettisti della riqualificazione della piazza rispondono alle critiche arrivate sui social dopo la pubblicazione dei rendering su L’Eco di Bergamo.

Dalle parole di Mariola Peretti, componente del team di progettazione della riqualificazione di piazza Dante e del centro piacentiniano, si intuisce che la decisione non è stata presa a cuor leggero: undici piante sulle quattordici presenti nella piazza saranno tagliate e sostituite al termine del lavori. È il primo passaggio del cantiere che inizierà il prossimo 27 gennaio.

La scelta, ritenuta inevitabile dopo un approfondito studio preliminare, si scontra con la sensibilità ambientale di molti cittadini. Che ieri, dopo la pubblicazione di tutte le fasi del cantiere su L’Eco, hanno esposto dubbi (e qualche critica) attraverso post su Facebook e Instagram. Per evitare un’escalation di toni, già piuttosto polemici, la progettista è intervenuta per spiegare tutte le motivazioni che hanno portato a questa decisione.

Gli architetti e i paesaggisti sono partiti con un obiettivo chiaro – «mantenere Piazza Dante come spazio verde del centro di Bergamo» – ma hanno fin da subito fatto i conti con la presenza nel sottosuolo della struttura dell’ex albergo Diurno, che verrà recuperato da un privato per realizzare un nuovo locale.

Costruito come rifugio antiaereo nel 1942 (17 anni dopo la realizzazione della piazza, senza alberi, su progetto dell’architetto Marcello Piacentini), negli anni Cinquanta è stato trasformato in una struttura che ospitava servizi per l’igiene pubblica, bagni, docce, barbieri e la sala biliardo. «Nel 2014 il Ministero dei Beni e delle attività culturali ha istituito un decreto di vincolo che dichiara l’ex albergo Diurno struttura di interesse storico e artistico – spiega Mariola Peretti –. Ciò significa che, al pari degli edifici che normalmente chiamiamo “monumenti”, l’Ex Diurno è un immobile soggetto a un regime di tutela soggetto alle verifiche della Soprintendenza. È facile capire come la sistemazione della superficie pubblica non possa prescindere dall’intervento di tutela e salvaguardia dell’edificio vincolato».

Per consentire un progetto di recupero e renderlo di nuovo accessibile al pubblico «va garantita l’impermeabilizzazione delle coperture e il loro consolidamento: non è un’opzione eludibile sia per la tutela dell’edificio ipogeo vincolato, che per evitare interventi di rifacimenti successivi sul suolo della piazza necessari per tamponare alla meglio le infiltrazioni».

Gli olmi ad alto fusto sono stati piantati 70 anni fa, al termine del cantiere dell’attuale Diurno, sulle cui coperture affondano le radici, in un terreno poco profondo. «Il progetto della nuova sistemazione prevede la ripiantumazione degli alberi eliminati che verranno sostituiti con alberi di seconda grandezza – continua la progettista – cioè con altezza massima in fase adulta di 10/18 metri, piantati a riformare l’anello circolare attorno alla fontana. Voglio assicurare che le scelte, (avallate, come necessario, anche dalla Soprintendenza), sono state ponderate e, per quanto riguarda gli alberi, non attengono alla categoria dei capricci estetici. Sono peraltro certa che i nuovi alberi, una volta che raggiungeranno il massimo sviluppo delle chiome, si inseriranno in maniera più armonica e meno conflittuale nell’identità del luogo e nelle sue contraddizioni».

LA FOTO INTERATTIVA
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