Orio perde 10 milioni di passeggeri
Ryanair taglia del 70% fino a marzo

Il 2020 segnato dall’emergenza del Covid si è chiuso sopra quota 3,8 milioni
Gli irlandesi riducono le destinazioni in attesa dell’orario estivo: dalle normali 80 si passa a 22.

I dati definitivi non sono stati ancora ufficializzati, ma dalle parti di Orio al Serio hanno già fatto di conto: il disastroso 2020 si è chiuso sopra quota 3,8 milioni di passeggeri. In pratica la pandemia è costata all’aeroporto qualcosa come 10 milioni di viaggiatori rispetto al 2019 del record assoluto.

Tutto ampiamente previsto, purtroppo: dopo i primi due mesi dell’anno con percentuali di crescita ben superiori a quelle tradizionali il ciclone Covid si è abbattuto su Orio, diventata prima fila anche dell’emergenza sanitaria. Per mesi lo scalo è rimasto aperto solo per i voli militari e sanitari, riaprendo a quelli civili nella seconda metà di maggio con Wizzair, mentre Ryanair ha ripreso dal 21 giugno seguendo poi - come tutte le altre compagnie - gli alti e bassi dei vari provvedimenti nazionali ma anche dei lockdown e restrizioni degli altri Paesi.

Le stime dei prossimi due mesi

Gli irlandesi volanti pesano l’80% del traffico di Orio al Serio, base della compagnia per l’Europa continentale: chiaramente ogni variazione del loro network ha ripercussioni pesanti su traffico e conti. Negli ultimi due mesi della stagione invernale (febbraio e marzo) hanno operato ulteriori tagli rispetto all’offerta della ripartenza, già limitata rispetto a quella normale.

La riduzione dei voli nei prossimi due mesi si aggira sul 70%, ma considerando che l’offerta invernale era già stata notevolmente limitata rispetto al normale, si può stimare che nei prossimi due mesi volerà il 7-10% di quanto operativo a febbraio e marzo del 2020.

La conferma arriva già dal tabellone partenze-arrivi di questi giorni, spesso semivuoto. Ma anche dal taglio radicale delle destinazioni da e per Orio. Ryanair nei prossimi due mesi volerà solo su Barcellona, Bari, Berlino, Brindisi, Bruxelles Charleroi, Cagliari, Catania, Copenhagen, Cracovia, Dublino, Fez, Fuerteventura, Gran Canaria, Lamezia, Londra Stansted, Madrid, Malaga, Malta, Marrakech, Napoli, Palermo, Tenerife e Valencia. In alcuni casi con 5 frequenze la settimana, tipo Napoli, in altri anche solo con una. In tutto fanno 22 destinazioni contro le 80 normalmente servite nel periodo pre-Covid: un dato che spiega meglio di ogni altra cosa la situazione del trasporto aereo.

La strategia della ripartenza

C’è comunque chi sta decisamente peggio, perché già dalla scorsa settimana gli irlandesi hanno di fatto abbandonato 11 aeroporti italiani: Alghero, Cuneo, Trieste, Ancona, Rimini, Genova, Parma, Pescara, Perugia, Crotone e Comiso. E nel mazzo ce ne sono diversi altri in Europa.

Sarà così fino al termine della stagione invernale: con quella estiva - che nel mercato comincia domenica 28 marzo - non è escluso un ritorno in pista. Anzi, la strategia di Ryanair pare proprio quella di rimanere ferma in quello che è normalmente il periodo meno redditizio dell’anno in condizioni normali, figuriamoci nel bel mezzo della pandemia. Nel frattempo si aspettano tempi migliori, l’aumento della propensione ai viaggi tipico della stagione estiva e - perché no - anche l’evoluzione delle campagne vaccinali nei vari Paesi. Anche le altre compagnie (Wizzair in testa) hanno ridotto in modo significativo i voli su Orio, ma non con percentuali così importanti come Ryanair. E soprattutto messe insieme rappresentano il 20% dell’offerta. Non poco, ma purtroppo non abbastanza per tornare a volare.

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