Ospedali, in un mese dimezzati i degenti Covid. Interventi ordinari al 70%

Il 29 marzo il picco con 802 ricoverati, adesso sono scesi a 398. Pezzoli (Papa Giovanni): «Calo notevole, fondamentale proseguire così».

Era il 29 marzo, meno di un mese fa, e in quella data si è raggiunto il picco di ricoverati Covid nella Bergamasca tra febbraio, marzo e aprile 2021: ben 802 pazienti, di cui 88 in Terapia intensiva. Da allora il calo è stato progressivo e il dato dei degenti si è praticamente dimezzato. Ieri i pazienti sono scesi sotto quota 400 (398). Numeri incoraggianti, che coincidono con un graduale e difficoltoso ritorno alla normalità nelle attività ospedaliere, anche nel trattare le patologie no Covid.

Chirurgia: 100% entro l’estate

All’ospedale Papa Giovanni di Bergamo l’attività di sala operatoria è tornata al 70% negli ultimi giorni e l’obiettivo è arrivare al 100% entro l’estate. Anche nelle altre strutture il decremento dei pazienti è costante e con le vaccinazioni ad ampio raggio il carico di lavoro resta notevole, ma con una luce in fondo al tunnel sempre più vicina. Tuttavia il messaggio che filtra dagli ospedali è chiaro: la zona gialla non equivale a un «liberi tutti» e servono sempre comportamenti responsabili, perché il Covid circola ancora e basta poco per contagiarsi e intasare di nuovo gli ospedali.

Il quadro ospedaliero degli ultimi mesi è indicativo: il 1° febbraio erano 185 i pazienti Covid, di cui 25 in Terapia intensiva, ma a fine mese erano già arrivati alla soglia dei 300 (293, di cui 31 in Rianimazione). Oltre cento ricoverati in più in 28 giorni, in sostanza le prime avvisaglie di una recrudescenza del virus che a marzo ha determinato un’impennata di contagi e, a catena, di ricoverati. Il picco bergamasco del 29 marzo (802 ricoverati) si inserisce in quel trend inesorabile di crescita: ben 463 nuovi ingressi di pazienti Covid negli ospedali in un mese, e Terapie intensive sotto stress (85 letti occupati, 54 in più in 31 giorni).

Ma da quel picco del 29 marzo il quadro è cambiato: un calo di quasi 400 unità in meno di un mese, anche più di cento pazienti dimessi da una settimana all’altra. All’ospedale Papa Giovanni di Bergamo erano 44 i degenti il 1° febbraio, arrivati a 78 il 1° marzo e a ben 212 il 1° aprile (il picco in tre mesi). Poi il calo vertiginoso, fino ai 79 di ieri. Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, conferma l’assunto: «La riduzione dei pazienti Covid nell’ultima settimana è stata notevole. Da dieci giorni non stiamo più ricevendo pazienti dalla centrale operativa regionale, ce ne inviavano fino a 14-15, poi calati progressivamente. Fino a dieci giorni fa si presentavano 4-5 pazienti in pronto soccorso, la media è calata a 2-3, tutti bergamaschi. Abbiamo ora un dato inferiore ai 60 ricoverati nei reparti ordinari (erano 160 il 1° aprile) e siamo passati in due settimane da 47 a 28 pazienti in Terapia intensiva. Prima di arrivare a zero in area critica ci vorranno due o tre settimane. Dopo Pasqua non c’è stata recrudescenza dei casi e dei ricoveri. Siamo fiduciosi: abbiamo incrementato l’attività di sala operatoria al 70% (eravamo scesi al 40%), recuperando anche gli anestesisti finora occupati nei posti di Terapia intensiva. Si sono liberati letti Covid, riconvertiti in letti ordinari per altre patologie. Ora non abbassiamo la guardia. Restano fondamentali distanziamento, mascherine e vaccini. La fine del tunnel è vicina. Il 60% dei ricoverati Covid non sono bergamaschi».

Perotti (Bg Est): ancora difficoltà

Negli ospedali dell’Asst Bergamo Est (Seriate, Alzano, Piario, Lovere, Gazzaniga, Calcinate) il 1° febbraio erano 53 i degenti, il 1° marzo 69, il 1° aprile 128, ieri 90. Il direttore sanitario Gabriele Perotti invita comunque alla prudenza: «Il numero di pazienti Covid negli ospedali dell’Asst Bergamo Est sta diminuendo lentamente ma in modo costante. È una discesa graduale e rispetto alla seconda fase della pandemia la situazione è migliorata. Oggi però la pressione sui pronto soccorso per le patologie no Covid resta comunque molto alta, e le difficoltà ricettive non sono ancora risolte. È necessario pianificare la piena ripartenza delle attività appena le condizioni lo consentiranno, al momento però la situazione soprattutto nella nostra area non si è del tutto assestata. Stiamo comunque facendo più di una riflessione sulle liste d’attesa e sull’attività operatoria, anche se è tutt’altro che risolto il problema della mancanza di specialisti».

Nei plessi dell’Asst Bergamo Ovest (Treviglio e Caravaggio) erano 38 i ricoverati il 1° febbraio, quasi raddoppiati il 1° marzo (77) e in crescita costante fino al 1° aprile (157). Ora sono 91. Sono 58 invece i ricoverati Covid negli ospedali del gruppo Iob (Istituti ospedalieri bergamaschi): 55 al Policlinico di Ponte San Pietro e 3 in Terapia intensiva al Policlinico San Marco. Il 1° febbraio erano 36, il 1° marzo 45, il 1° aprile 110. Anche qui il dato dei ricoverati si è dimezzato. Al momento vengono garantite le cure per i malati gravi ed oncologici, le attività non procrastinabili e tutti i ricoveri urgenti legati alle reti tempo-dipendenti. Non solo i ricoveri, ma anche gli accessi al pronto soccorso per Covid negli ultimi giorni sono in calo.

All’Humanitas Gavazzeni si è passati dai 13 ricoverati Covid del 1° febbraio ai 42 del 1° marzo e ai 110 del 1° aprile. Ora si è a 31 unità. Massimo Castoldi, direttore sanitario di Humanitas Gavazzeni e Castelli Bergamo, sottolinea: «La situazione in Humanitas Gavazzeni è in miglioramento. I ricoverati per Covid nei reparti ordinari nelle ultime settimane si sono ridotti, dai 44 dell’11 aprile ai 26 di ieri. Situazione in parziale discesa anche in Terapia intensiva dove abbiamo avuto da inizio aprile tutti i posti occupati per i malati Covid, mentre negli ultimi giorni siamo passati a 9 ed ora a 5 pazienti presenti. Manteniamo il livello di disponibilità 4 A di posti letto per malati Covid. Per quanto riguarda la provenienza dei malati, a partire dai primi di aprile i pazienti sono tutti bergamaschi, mentre nel mese di marzo abbiamo ospitato pazienti dalle aree di Brescia (60%), Como e Varese (25%), Milano (15%). Humanitas Gavazzeni, in rete con l’Asst Bergamo Ovest, è attiva nella campagna vaccinale massiva presso il Cus di Dalmine con 8 linee aperte e un impegno di circa 150 tra medici e infermieri».

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