Pensioni, piange il piatto degli aumenti
Per le minime 5 euro al mese

Da gennaio via alle rivalutazioni, in Bergamasca coinvolti in 275 mila. La Cisl: «Lo 0,4% è una presa in giro, una proposta inaccettabile. Con il conguaglio per molti l’aumento si tradurrà in pochi centesimi».

Pensioni più pesanti, a partire da gennaio, per 275 mila bergamaschi. Detta così, sembra una gran bella notizia; in realtà le buone nuove per i pensionati non sono un granché.

L’aumento approvato nei giorni scorsi dall’Inps equivale infatti a un risicato 0,4% che, tradotto in soldoni, è pari a poco più di 5 euro al mese per le pensioni più basse. Insomma, una piccola «mancia» che, seppure non trascurabile, è così esigua da far arricciare il naso ai sindacati, che auspicavano una rivalutazione più cospicua dell’assegno. Ma tant’è: l’Istituto di previdenza ha calcolato i valori (oltre a quello delle pensioni, anche quelli di prestazioni assistenziali e accompagnamento alla pensione) a seguito dell’adeguamento al costo della vita. E la variazione non sarà uguale per tutti: l’adeguamento pieno, infatti, scatterà da gennaio solo per i trattamenti pensionistici di importo fino a tre volte il minimo del 2019 (che, a sua volta, con il 2020 crescerà dagli attuali 513,01 euro lordi a 515,07 euro). In altre parole, chi beneficerà dello 0,4% in più saranno quei pensionati che ricevono un assegno mensile lordo fino a 1.539,03 euro. Poi, salendo di valore, l’adeguamento si ridurrà fino a dimezzarsi e anche di più.

In provincia di Bergamo, come si diceva, saranno dunque quasi 275 mila coloro che avranno diritto a questo aumento. Critico il commento della Cisl, che per mesi si è battuta per una rivalutazione piena al costo della vita per una platea molto più ampia di pensionati: «Ovviamente – dice Caterina Delasa, segretaria generale di Fnp-Cisl Bergamo – l’Inps eroga le pensioni attuando i tagli alla rivalutazione secondo il sistema approvato nella manovra 2019 e solo in seguito interverrà ricalcolandoli secondo quanto stabilirà la manovra 2020 che porterà, come finora previsto, variazioni in positivo che non andranno più in là di pochi centesimi al mese per quegli assegni che in Italia riguardano una platea di 2,5 milioni. Una proposta inaccettabile che sa di presa in giro, lontana anni luce dalle richieste dei sindacati unitari dei pensionati che chiedono per il 2020 una rivalutazione piena fino almeno a quattro volte il minimo, allargando la platea nel triennio fino a quelle che stanno a sette volte il minimo».

Le valutazioni, e dunque la circolare che l’Inps ha diramato nei giorni scorsi, non tengono ovviamente conto delle modifiche al meccanismo della rivalutazione che dovrebbero essere approvate con la legge di Bilancio 2020, attualmente all’esame del Parlamento. Ma c’è un’altra questione che agita i pensieri del sindacato: «Oltre alla presa in giro dell’aumento dello 0,4% – dice ancora Delasa – andrà messa in conto anche l’incognita conguaglio: data la necessità di mettere in pagamento le pensioni il 3 gennaio, l’Istituto di previdenza non attende infatti l’approvazione della legge di Bilancio e procede con le regole attualmente in vigore. Pertanto in seguito – conclude Delasa - l’Inps dovrà effettuare un conguaglio degli assegni di importo fino a quattro volte il minimo. Si tratta di una presa in giro per 4,5 milioni di pensionati italiani, che avranno un incremento dello 0,012 % che si tradurrà in pochi centesimi in più al mese».

Le rivalutazioni dell’Inps riguarderanno anche le pensioni e gli assegni sociali, sempre a partire da gennaio: per la pensione sociale si passa da 337,44 euro mensili a 378,95 euro; per l’assegno sociale si passa da 457,99 euro ai 459,93; per le pensioni di invalidi e sordomuti si passa da 285,66 euro a 286,81 euro; le pensioni di ciechi parziali saliranno da 212,01 euro a 212,86 euro; mentre quelle dei ciechi assoluti da 308,93 euro a 310,17 euro.

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