Porta Sud, Fervet e Reggiani
Ecco le sfide del nuovo Pgt

Avviato il progetto per disegnare la Bergamo del futuro. Valesini e Zenoni: «Serve il giusto equilibrio tra volumetrie e sostenibilità».

«Le aree dismesse, i buchi neri, la Bergamo del futuro». Non è abituato agli slogan Francesco Valesini, da sei anni assessore alla Riqualificazione urbana, il più tecnico tra i tecnici della squadra guidata da Giorgio Gori. Ha dovuto adeguarsi perché venerdì 22 novembre è iniziato il suo progetto più politico: il nuovo piano di governo del territorio. Che avrà al centro, come nel primo mandato, le aree dismesse. Le più grandi e quindi le più complesse da affrontare sono cinque: Porta Sud allo scalo ferroviario, ex Reggiani, ex Fervet, ex Gres, area Fintecna dell’ex centro servizi al confine con Azzano San Paolo.

«Dovremo trovare il giusto equilibrio tra le future previsioni edificatorie e la necessità di far partire queste riqualificazioni - spiega Valesini -. Ci si deve rendere conto che i tempi sono cambiati rispetto a dieci anni fa, così come è cambiata la possibilità di crescita della città. La revisione delle volumetrie dovrà rivedere anche i servizi, che si pagano attraverso le stesse volumetrie. Con la consapevolezza che tante opere sono attese nei quartieri. Dobbiamo lavorare nelle pieghe della città per dare risposte più di qualità che di quantità».

Nei prossimi due anni - il cronoprogramma prevede l’approvazione a novembre 2021 - l’amministrazione dovrà «definire l’assetto dell’intero territorio comunale», citando la definizione di Pgt.

Sono tre i documenti su cui si fonda la programmazione urbanistica: il «documento di piano» con un’analisi del territorio da tutti i punti di vista, compresi quello ambientale, urbanistico, viabilistico, infrastrutturale, economico, sociale e culturale. Il «Piano dei servizi» che definisce le strutture pubbliche di cui il Comune necessita. E infine il «Piano delle regole» che stabilisce la destinazione delle aree del territorio comunale, così come accadeva nel vecchio Piano Regolatore. In particolare vengono individuate le aree destinate all’agricoltura, quelle di interesse paesaggistico, storico o ambientale e quelle per cui non è prevista nessuna trasformazione. Nel piano delle regole vengono definite le modalità degli interventi sia sugli edifici esistenti sia quelli di nuova realizzazione: quanto costruire e soprattutto come costruire.

I pilastri su cui si fonda il nuovo documento sono «attrattività ed inclusione», «rigenerazione urbana», «resilienza», «qualità degli spazi e dei servizi», «semplificazione e partecipazione». Tutti permeati dalla sostenibilità ambientale, fondamentale nello sviluppo della Bergamo del futuro. «Dobbiamo dare risposte a una sensibilità crescente - conferma Valesini -. L’attenzione alle politiche ambientali affronta diversi aspetti come il consumo di suolo, l’assetto idrogeologico della città, il tema delle bonifiche spesso sottovalutato, lo sviluppo della rete dei parchi urbani e del Parco dei Colli».

Non è un caso che al tavolo sia presente anche l’assessore all’Ambiente Stefano Zenoni. «Il tema ambiente nel Pgt ha sempre avuto una declinazione molto legata all’urbanistica tradizionale, qui invece l’obiettivo è definire un piano di adattamento ai cambiamenti climatici».

Un tema molto concreto sarà l’ampliamento della cintura verde a sud di Bergamo. «Le aree agricole di pianura saranno progressivamente estese - conferma Zenoni -. Stiamo attendendo l’ufficializzazione dell’annessione dell’ex plis al Parco dei Colli da parte di Regione Lombardia. È il momento giusto per fare uno studio sul territorio cittadino e capire quanto il Parco dei Colli possa essere elemento di tutela del territorio comunale». Il tema ambientale è strettamente correlato alla rigenerazione urbana, che evita il consumo di suolo perché sfrutta aree già urbanizzate. È stato uno dei leitmotiv dei primi cinque anni di amministrazione. I due focus riguardano l’aggiornamento delle «modalità di incentivazione rispetto ai temi dell’efficienza energetica e la realizzazione di servizi abitativi sociali (housing sociale)». E ancora incentivare «i percorsi di bonifica finalizzati a migliorare la qualità dei suoli, trovando un giusto equilibrio entro i processi di trasformazione e rigenerazione urbana valutando le possibilità offerte dalla legislazione».

Uno dei temi al centro della discussione dieci anni fa riguardava le altezze degli edifici. Un vaso di Pandora che Valesini non intende scoperchiare. «Anche l’altezza ha aspetti positivi, Milano è la dimostrazione che si può progettare in altezza con spazi pubblici di alta qualità. Ma Bergamo ha già digerito questa discussione. Abbiamo piena consapevolezza dell’approccio della città su questo tema, con motivazioni valide come la salvaguardia dello skyline di Città Alta».

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