Bossetti, Salvagni contro tutti. Anche i Ros
Ester non c’è, arriva Marita in Porsche

Nuova puntata del processo Bossetti, venerdì 27 maggio. All’udienza riservata alla difesa, mamma Ester ha deciso di non presenziare, cambiando idea all’ultimo momento. Si è però presentata Marita Comi, la moglie di Massimo Bossetti, che non era prevista in questa lunga giornata in Tribunale.

Con un’anticipazione dei legali del muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio: concluse le arringhe dei difensori, esaurito lo spazio per eventuali repliche, Massimo Bossetti chiederà alla Corte d’Assise presieduta da Antonella Bertoja la possibilità di rendere dichiarazioni spontanee. Poi i giudici si riuniranno in camera di consiglio e torneranno ad affacciarsi in aula solo quando avranno deciso la sorte del muratore di Mapello: colpevole o innocente.

Marita Comi si è presentata in tribunale a bordo di una Porsche Panamera, color rame e targa Principato di Monaco, guidata dal consulente della difesa, il crimonologo Ezio Denti. Ester Arzuffi non si è presentata per via di un’indisposizione, come spiegato dal suo avvocato, Benedetto Maria Bonomo.

L’udienza di venerdì 27 maggio è nelle mani dei legali di Bossetti, in aula sempre abbronzato e molto attento. Al suo arrivo si è guardato attorno, notando sedute la sorella gemella Laura Letizia e la moglie Marita.

«Il nostro primo pensiero in questo caso è stato per la vittima e per la sua famiglia - ha iniziato così Cluadio Salvagni -. Prima di essere un avvocato sono un padre - ha aggiunto -. Come primo compito in questo caso ci siamo rivolti a un genetista e ad altri consulenti: tutti ci hanno detto che c’era qualcosa che non tornava. Abbiamo però assistito a un massacro nei confronti dei nostri collaboratori che nel migliore dei casi sono stati definititi inesperti. Non bisogna però essere dei forensi per essere degli scienziati».

L’avvocato Claudio Salvagni ha poi ribadito la sua tesi: «Questo processo è fondato sul nulla, su ricostruzioni che non hanno riscontro sulle carte, e il dibattito non è stato in gradi di dare una ricostruzione attendibile». E aggiunge: «Si tratta di un processo delle eccezioni e tutto ciò che non torna è stato definito un’anomalia. Ma per condannare bisogna avere delle certezze, non delle congetture».

Salvagni ha parlato di «delitto che ha iniettato veleno nei muscoli di Bergamo» e che «ci ha tutti sconvolti». E l’avvocato prosegue: «Passerà alla storia il fatto che un comandante dei Ris sia venuto a processo a dirci che, in accordo con la Procura, è stato realizzato un filmato per i media: dà l’idea del predatore, mi viene la nausea». E aggiunge sul video: «È stato confezionato come un pacchetto dono per condizionare la gente che doveva essere tranquillizzata, alla quale dare in pasto un mostro».

La difesa ha contestato anche la parte civile: «È stata chiamata a fare il lavoro sporco» ha detto riferendosi alle lettere hard che sono state rese note durante il processo: «Un colpo basso per indebolire la persona. Ho incontrato Massimo Bossetti in quei giorni: stava peggio di quando era stato arrestato».

E una pesante accusa nei confronti del colonnello Lorusso, dei Ros di Brescia: «È venuto in aula a dichiarare il falso sotto giuramento: ha detto che l’erba trovata nelle mani di Yara era ancora radicata nel terreno, ma in una precedente dichiarazione aveva detto il contrario».

A fine dell’udienza, l’intenzione di Bossetti sarà quella di chiedere nuovamente la parola per l’ultima fase, l’ultima udienza del processo a suo carico. L’imputato dunque farà sentire ancora la sua voce e lo farà per ribadire la sua totale estraneità all’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio.

L’udienza decisiva - quella per le repliche e per la sentenza - in cui Bossetti chiederà di intervenire non è stata ancora messa in calendario dalla Corte. Si parla del 10 giugno, ma tutto dipende da quello che succederà nell’udienza di venerdì 27 maggio, riservata alle arringhe degli avvocati difensori, Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Basterà una sola udienza ai legali per ribattere punto su punto alle accuse e invocare l’assoluzione del loro assistito? Difficile fare previsioni.

Al termine di una requisitoria di 13 ore, suddivisa in due udienze, il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha chiesto per il muratore di Mapello la condanna all’ergastolo con 6 mesi di isolamento. Oggi in aula la difesa giocherà tutte le sue carte.

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