Prof uccisa, via al processo Tizzani
Sarà subito battaglia sul dna

Delitto Del Gaudio: il 70enne accusato di aver maltrattato e ucciso la moglie. Il pm: sua la traccia genetica sul taglierino. Ma ci sono altri due profili ignoti.

Come quello per il delitto di Yara, anche questo processo potrebbe giocarsi sul dna. Ed è quasi scontato che già da oggi, mercoledì 4 dicembre, prima udienza del dibattimento a carico di Antonio Tizzani, l’ex capostazione di 70 anni accusato di aver ucciso la moglie Gianna Del Gaudio il 26 agosto 2016, la questione genetica rientri tra le eccezioni che la difesa presenterà alla Corte d’assise presieduta da Giovanni Petillo. In particolare, il profilo presente sul taglierino che il pm Laura Cocucci ritiene con ragionevole certezza l’arma del delitto: è una traccia di dna che l’accusa attribuisce a Tizzani, ma che il consulente della difesa, Giorgio Portera, responsabile del Laboratorio di genetica forense della Fondazione UniMi dell’Università di Milano, ha sempre considerato «lieve e parziale».

Perché, a poco più di tre anni dall’omicidio, consumatosi nella villetta di via Madonna delle Nevi a Seriate dove vivevano l’ex ferroviere e la consorte, il puzzle di tracce genetiche resta un rompicapo. Sul cutter c’è un profilo che sarebbe riconducibile all’imputato. L’arma era contenuta in una confezione di mozzarella – ritrovata il 6 ottobre 2016 a 600 metri dalla villetta – su cui è stato scoperto un dna ignoto. Nel sacchetto c’era anche un paio di guanti in lattice presumibilmente usati dal’assassino. Ebbene, su uno dei due guanti è stato trovato un altro profilo genetico ignoto, risultato avere punti di coincidenza con l’aplotipo Y (che individua la linea paterna) del dna repertato sul corpo di Daniela Roveri, la manager sgozzata nell’androne del suo palazzo a Colognola 4 mesi dopo Gianna Del Gaudio. Un tasso di coincidenza che, però, i carabinieri del Ris reputano debole: la probabilità che l’assassino sia lo stesso, secondo i genetisti dell’Arma, va dallo scarso al discreto.

La presenza della traccia di Dna attribuita a Tizzani sul cutter viene definita normale dalla difesa, visto che il taglierino si trovava probabilmente in casa e poteva essere stato usato in precedenza dal settantenne. Anche se quest’ultimo ha dichiarato di non averlo mai visto. «Ben venga il processo – ha dichiarato ieri Portera – perché ci consentirà di spiegare e illustrare le numerose analisi, tutte eseguite nei confronti dell’odierno imputato».

A Tizzani, difeso dall’avvocato Giovanna Agnelli e sempre rimasto indagato a piede libero, la Procura contesta anche i maltrattamenti ai danni della moglie, che sarebbero andati avanti dal 2007. È un’accusa non proprio di contorno, visto che sembra contenere, se non il movente, almeno il prodromo al delitto: e cioè, che la tragedia sarebbe maturata nell’ambito dell’ennesimo litigio domestico. Quella sera alcuni vicini avrebbero infatti sentito le voci concitate dei due. Stando all’accusa, l’ex ferroviere avrebbe sferrato una coltellata alla gola alla moglie, mentre quest’ultima era intenta a lavare i piatti. Tizzani ha sempre respinto le accuse, asserendo di essere rientrato in salotto dal giardino, di aver visto il corpo della moglie a terra e un uomo incappucciato fuggire.

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