Quanto stiamo fermi? Ecco la mappa
Già crescono gli spostamenti di lavoro

Il confronto con le altre regioni italiane secondo il report di Google.In Lombardia però negli ultimi giorni c’è un aumento preoccupante.

Parola d’ordine: lockdown. Con l’eccezione della Svezia, e inevitabilmente a macchia di leopardo, il mondo si è fermato. Tutti chiusi nelle nostre quattro mura. Là dove c’era il traffico ora si potrebbe attraversare bendati. Strade e tangenziali da gironi infernali a regni del cinguettio. Città spettrali. O quasi. Nei giorni scorsi Regione Lombardia ha ripetutamente diramato i dati sugli spostamenti dei lombardi, elaborati sulla base del cambio di cella telefonica. Ora Google ha fatto un passo in avanti, e su scala mondiale. Con le grandi eccezioni di Russia, Cina, Cuba e qualche altro Stato, che non gradiscono l’«occhio lungo» del gigante di Mountain View.

I principi della ricerca

Prima dei risultati del «COVID-19 Community Mobility Reports», conviene spiegare com’è possibile che Google sappia dove e come siamo andati in queste settimane. Nel rapporto è spiegato che per la rilevazione «calcoliamo queste informazioni in base ai dati degli utenti che hanno aderito a Posizione Cronologia per il loro account Google, quindi i dati rappresentano un campione dei nostri utenti». È spiegata poi la tutela della privacy dei cittadini: per capirsi, non serve ora a disattivare la funzione sullo smartphone. Il dato base del confronto è il rilevamento effettuato in assenza di allarme, tra il 3 gennaio e il 6 febbraio. Gli scostamenti vengono invece evidenziati dal 16 febbraio al 29 marzo. Infine, viene elaborato il dato medio.

L’esito in Lombardia

Google ha diviso gli spostamenti in cinque diverse «modalità»: centri commerciali, ristorazione e intrattenimento, supermercati e farmacie, parchi e luoghi all’aperto, trasporti pubblici, luoghi di lavoro. Di tutti questi ha registrato diverse diminuzioni. Per contro, ha ovviamente registrato un aumento della concentrazione di «posizioni» nei centri di residenza. La Lombardia, nel complesso, è promossa. Il calo è stato costante fondamentalmente da inizio marzo, più o meno proporzionale ai vari «stadi» del lockdown progressivo imposto dai diversi decreti del Governo. La media del calo lombardo è dell’84,2% degli spostamenti.

Con un calo altissimo nel trasporto pubblico (-89%) e un dato allarmante per negozi e supermercati: «solo» -81%. Ora vediamo le differenze regionali in base alle varie categorie di spostamento.

Ristoranti, cinema, negozi

La chiusura per decreto dei centri commerciali e dei luoghi di intrattenimento (nella categoria rientrano anche ristoranti, bar, shopping center, parchi a tema, musei, librerie e cinema) ha ovviamente prodotto un calo altissimo in tutta Italia. La Lombardia registra -95%, inferiore solo al 96% dell’Emilia Romagna. Ma tutta Italia si è posizionata al di sopra del 90%. Il resto, presumiamo sia dovuto ai movimenti «tecnici» attorno alle strutture.

Supermercati e farmacie

Le macchie di leopardo cominciano laddove si parla di «grocery», la spesa. C’è chi ha esplorato ogni opzione online con consegna a domicilio, e chi proprio non riesce a rinunciare all’acquisto giornaliero di «pane e latte». E in questo, come si accennava, la Lombardia non è riuscita a eccellere. Con «solo» l’81% è il quarto peggior dato in Italia. Peggio hanno fatto solo Lazio (-76%), Campania (-78%) e Liguria (-80%). E se queste sono magari regioni in cui non è ancora troppo diffusa la «cultura» della consegna a domicilio, l’attenuante certamente non può valere per la Lombardia, quantomeno per le aree più urbanizzate. Il calo maggiore si registra invece in Veneto (-95%), Trentino, Friuli ed Emilia (-94). Da notare la «disciplina» delle regioni meridionali: -93% in Sicilia, -92 in Calabria. Proprio là dove i negozi di vicinato ancora resistono certamente più che al Nord.

A parziale «discolpa» della Lombardia va detto che questo dato potrebbe essere stato influenzato dal dilagare del virus e quindi da un più marcato afflusso alle farmacie rispetto al resto delle regioni italiane.

Parchi e piazze

Qui c’è la nota dolente. Perché prima il colpo di coda dell’inverno, poi l’arrivo della primavera hanno fatto oscillare paurosamente il dato delle «uscite all’aperto» in tutta Italia, Lombardia compresa. Al 29 marzo il calo si è assestato al 91%, ma il grafico di Google che vedete qui a sinistra evidenzia un andamento «isterico» della curva, con alcuni scostamenti da +40 a -40% che certamente hanno dato il loro contributo al dilagare del virus. Dalle celebri invasioni delle piste in poi, le scene «sbagliate» purtroppo non sono mancate, e la curva le evidenzia senza pietà. Non che nel resto del Paese sia andata diversamente. In questo, il Trentino si dimostra più virtuoso (-93%), forse anche per il crollo del turismo, mentre la Basilicata fa di gran lunga peggio di tutti (-77%). L’andamento di questo dato andrà ovviamente tenuto d’occhio con la bella stagione, sia al Nord ma soprattutto al Sud, dove l’aumento delle temperature nelle prossime settimane potrebbe spingere verso le spiagge.

Trasporti uniformi

Il dato del trasporto pubblico è forse il più costante, dopo quello dei «ristoranti». La Lombardia segna un calo dell’89%, secondo solo ad Abruzzo e Calabria, scese del 90%. Il dato meno performante è quello di Molise (-80%) e Umbria (-81%), ma gli scostamenti non sono apprezzabili.

Luoghi di lavoro

Ovviamente inferiore è il dato relativo ai cali degli spostamenti verso i luoghi di lavoro. La Lombardia se la cava bene: -65%, quarta dopo Sicilia (-68%), Val d’Aosta e Campania (-67%). Il dato peggiore riguarda la Basilicata («solo» -58%, poi Friuli e Piemonte (-59%). Qui però occorre fare particolare attenzione, perché il dato è in risalita praticamente in tutte le regioni. In Lombardia dopo la chiusura delle attività produttive si era raggiunto un calo vicino all’80%. Ora siamo al 65%. Se non è un allarme, in vista soprattutto delle prossime settimane, poco ci manca.

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