Rianimazione, un mese senza ricoveri
«Mascherine e distanze servono ancora»

Al Papa Giovanni nessun nuovo accesso da 4 settimane. Rimangono 21 pazienti, ricoverati da tempo. Il primario Lorini: risultato frutto di comportamenti virtuosi.

I numeri. Il dottor Luca Lorini, primario del reparto di Terapia intensiva e Rianimazione del Papa Giovanni di Bergamo, in questa fase due guarda, soprattutto, ai numeri. «C’è poco da perdersi in congetture, ipotesi, speculazioni. Per decidere le prossime mosse bisogna guardare ai numeri. Tre numeri, in particolare: quanti pazienti covid arrivano in terapia intensiva e in pronto soccorso, quanti sono malati gravi, quanti muoiono. E i numeri di questa fase due dicono che stiamo andando bene».

Eccole, le statistiche a cui Lorini fa riferimento: da quattro settimane al Papa Giovanni non ci sono nuovi accessi covid alla terapia intensiva. Nel reparto rimangono 21 pazienti «ma sono persone ricoverate da più di un mese, e stanno piano piano guarendo». Calati drasticamente i decessi, passati «dal picco di 19 in un dì a un decesso ogni tre giorni, e solo ed esclusivamente riferiti a pazienti ricoverati da tempo. Morti per nuovi casi di coronavirus, per fortuna, non ce ne sono». E anche nelle terapie intensive del resto degli ospedali bergamaschi non ci sono posti letto occupati da pazienti Covid.

In Pronto soccorso

Anche i dati del Pronto soccorso sono rassicuranti: «Di persone con chiari sintomi covid non ne arrivano più, non ci sono più malati che hanno bisogno di assistenza respiratoria. Ricordo che - prosegue Lorini – nel periodo clou eravamo arrivati a picchi di 90 accessi covid. Qualche tampone positivo, occasionalmente, lo troviamo ancora ma si tratta spesso di persone venute in ospedale per tutt’altro, quindi senza o con lievissimi sintomi».

E a chi sostiene che questi dati dimostrino come la malattia si sia indebolita Lorini replica tranchant: «Non facciamo congetture, basiamoci su evidenze scientifiche. Di ipotesi in campo che motivino il calo dei contagi ce ne sono molte, ma non possiamo correre il rischio di smentirci da un giorno all’altro. Di certo possiamo dire che ha funzionato l’atteggiamento virtuoso: mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani sono stati il nostro vaccino».

Comportamenti virtuosi

Siamo – per dirla con il mantra di Lorini – ancora nella fase «qualcuno incontri qualcuno». «Esatto: gli scaglioni successivi saranno “tutti incontrino tutti” e “tutti incontrino tutti senza mascherina”. Ma assolutamente non adesso». Dal governo, nelle scorse ore, è arrivata una precisa richiesta: per non farsi trovare impreparati di fronte ad una nuova ondata, la Lombardia deve aumentare i posti letto strutturati di rianimazione. Bergamo, inclusa: «Noi avevamo 72 posti letto pre-covid, per l’emergenza siamo saliti a 100. Dobbiamo mantenerli tutti. Anche perchè, per conservarli, non ci servono investimenti per apparecchiature, attrezzi o opere murarie. Abbiamo già tutto. Serve solo investire nel personale, con l’assunzione di medici anestesisti e infermieri».

In vista della fase tre – quella che prevede la riapertura dei confini fra le regioni – a orientare gli esperti nelle decisioni ci sono stati gli ormai noti indici di contagio R0 e Rt: indicatori che, in estrema sintesi, indicano rispettivamente la potenziale trasmissibilità del virus nella sua fase iniziale in assenza di misure anti-contagio, e il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di prevenzione. «Sono parametri certamente interessanti, ma va detto che sono composti da talmente tante variabili che il rischio di errore è dietro l’angolo. Io preferisco usare i dati solidi, quelli di cui abbiamo contezza: accessi a pronto soccorso e terapia intensiva, insieme ai decessi. E se li analizziamo possiamo dire che siamo sulla strada giusta».

Visto l’ottimismo di Lorini, lecito azzardare una domanda: anche la Lombardia, come il Veneto, può immaginare un futuro prossimo senza mascherina? Zaia prevede che dal 1° giugno, nella sua regione, non sia più necessario indossarle all’aria aperta. «Nella nostra regione, con circa 350 nuovi contagi al dì, una decisione simile nelle prossime 4 settimane sarebbe da pazzi criminali. Criminali scandiamolo bene: cri-mi-na-li. Stiamo ben attenti: ci mettiamo un attimo a tornare a 10 mila contagi al giorno. Basta una settimana di comportamenti non virtuosi». E per non lasciare nulla di non detto, il primario della Terapia intensiva del Papa Giovanni ricorda: «L’Organizzazione mondiale della Sanità dice che per ritenersi conclusa un’epidemia deve far registrare zero contagi per 40 giorni consecutivi. Ecco, mettiamoci ben in testa questa indicazione. E ammettiamo anche che, dopo tutto, non si vive poi così male in questa fase due: bastano distanziamento, lavaggio delle mani e mascherine, che per inciso costano molto meno di un pacchetto di sigarette. Vivere così per ancora qualche tempo non è poi così drammatico, no?».

Il quadro provinciale

Il quadro fa ben sperare anche negli altri ospedali della Bergamasca. Zero posti letto occupati da pazienti Covid nelle terapie intensive (presidi Asst Bergamo Est, Bergamo Ovest e Istituti ospedalieri bergamaschi). E un numero di ricoverati in costante diminuzione, in totale 93, che si allinea al trend regionale.

A tre mesi dallo scoppio della pandemia che ha seminato più di 3 mila vittime ufficiali per Coronavirus tra Bergamo e provincia, si registrano finalmente dati incoraggianti, che fino a qualche settimana fa sarebbero suonati come un miraggio: nei presidi dell’Asst Bergamo Ovest (Treviglio-Caravaggio e Romano), Asst Bergamo Est (ospedale Bolognini di Seriate) e Policlinici di Ponte San Pietro e Zingonia le terapie intensive sono vuote. Uno zero che fa rumore, visto che nei giorni più critici dell’epidemia si era arrivati a un picco di 27 malati Covid in rianimazione nell’azienda che fa capo al Bolognini di Seriate, a 17 pazienti critici nell’Asst che fa capo al presidio di Treviglio e a 22 malati Covid in rianimazione nei due presidi San Pietro e San Marco.

Il dato aggiornato in Lombardia è di 172 posti letto occupati da pazienti Covid in terapia intensiva, un numero in netto calo se rapportato ai primi giorni di aprile, in cui si era arrivati a superare la soglia del 1.400 pazienti critici. Ma non è solo il dato delle terapie intensive «Covid free» ad alimentare un cauto ottimismo nel contrasto all’epidemia. Nella Bergamasca anche il dato dei pazienti attualmente ricoverati per patologie riconducibili al Covid-19 va interpretato in senso positivo. Dall’Asst Bergamo Est fanno sapere che sono in totale 24 i pazienti Covid ricoverati tra i presidi di Seriate, Alzano, Lovere, Piario, Gazzaniga e Pot di Calcinate, mentre l’Asst Bergamo Ovest comunica che sono 26 i malati Covid ricoverati nei reparti del presidio ospedaliero di Treviglio-Caravaggio e 5 i pazienti in quello di Romano di Lombardia.

Ormai negativizzati

Dagli Istituti ospedalieri bergamaschi proviene la conferma che sono 19 i pazienti ricoverati nel Policlinico San Marco di Zingonia e altri 19 nel Policlinico di Ponte San Pietro e si specifica che sono pazienti ormai negativizzati che richiedono tuttavia ancora un trattamento o una riabilitazione nei plessi ospedalieri.

In totale sono quindi 93 i pazienti Covid ricoverati, a fronte delle 3.307 persone che necessitano di cure nelle strutture ospedaliere lombarde.

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