Rientri dai Paesi a rischio
Nessun test in aeroporto

I viaggiatori dovranno effettuare il tampone nelle 72 ore precedenti all’arrivo oppure mettersi in isolamento e richiederlo ad Ats.

Croazia, Grecia, Malta, Spagna. La cartina del rischio cerchia in rosso alcune delle mete più gettonate per le vacanze, perché è lì, attorno all’Italia, che i contagi si stanno alzando sensibilmente. Così, da ieri chi entra in Italia dopo aver soggiornato nei quattordici giorni precedenti in quei Paesi è obbligato a sottoporsi al tampone. Con due modalità: dimostrare di aver effettuato un tampone con esito negativo nelle 72 ore precedenti all’ingresso in Italia (soluzione francamente difficile da porre in essere), oppure sottoporsi al tampone entro 48 ore dall’ingresso in Italia, con contestuale isolamento fiduciario.

L’ordinanza firmata dal ministero della Salute mercoledì ha messo in moto la macchina organizzativa anche a Bergamo, ovviamente con l’aeroporto come snodo cruciale: al «Caravaggio» ieri sono atterrati quindici aerei provenienti dai Paesi oggetto dell’ordinanza, con una media di 180 passeggeri per velivolo (dunque circa 2.700 persone), traffico che dovrebbe proseguire su questi ritmi anche nei prossimi giorni raggiungendo il picco di venti aeromobili (3.600 passeggeri) il 16 agosto.

Non ci saranno però tamponi a tappeto nell’aerostazione: troppo complesso logisticamente – praticamente impossibile – individuare spazi adeguati (ampi, per garantire il corretto distanziamento), reclutare operatori sanitari, raccordarsi con chi processa i tamponi, e allo stesso tempo smaltire in fretta la coda così da evitare assembramenti; la cronaca nazionale parla anche di possibili «test rapidi», che restano però ancora un’ipotesi, eventualmente praticabile a seconda della morfologia del singolo aeroporto. È la stessa ordinanza del ministero, tra l’altro, a indicare una possibile procedura diversa: il testo spiega che il tampone è da effettuarsi «ove possibile» al momento «dell’arrivo in aeroporto, porto o luogo di confine», ma acconsente anche all’alternativa – più praticabile – di effettuare il test «entro 48 ore dall’ingresso nel territorio nazionale» contattando la propria azienda sanitaria di riferimento; in attesa del «bastoncino», è tassativo l’obbligo di isolamento fiduciario presso il proprio domicilio. Sacbo, la società di gestione dello scalo di Orio, specifica che «i test non sono effettuati presso l’aeroporto di Milano-Bergamo». Le persone in arrivo dai Paesi a rischio, «anche se asintomatiche», rimarca l’ordinanza, «sono obbligate a comunicare immediatamente il proprio ingresso nel territorio nazionale al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente».

Al lavoro c’è appunto anche Ats Bergamo. Con uno sforzo non indifferente, perché si annuncia un’ondata di tamponi numericamente rilevante: anche se, ovviamente, le 2-3.000 persone che sbarcano quotidianamente a Orio dai Paesi a rischio vanno ripartite tra le aziende sanitarie di competenza per residenza. «Per fa fronte alle numero richieste che prevediamo possano giungere visto il periodo di ferie – spiega Lucia Antonioli, direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria di Ats Bergamo -, stiamo organizzando l’attività di esecuzione dei tamponi in modo che lo stesso venga eseguito in tempi rapidi evitando assembramenti». Tutte le informazioni riguardo le modalità di prenotazione ed esecuzione dei tamponi, spiega l’azienda, verranno pubblicate nella sezione «Coronavirus» del sito www.ats-bg.it; nella stessa sezione sarà reperibile il modulo per la comunicazione dell’ingresso in Italia. Dal lunedì al venerdì, dalle 8,30 alle 17, è inoltre attivo un servizio telefonico, differenziato in base al Comune di residenza (Settore Prevenzione di Bergamo, 035.2270535; Bergamo Est, 035.385414; Bergamo Ovest, 035.385925).

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