Rifiuti «made in Bergamo»
per aggiustare l’asfalto di Roma

Secchi, annaffiatoi, bacinelle e sedie si trasformano in asfalto extra resistente. La plastica dei bergamaschi, unita al grafene, diviene un fondo stradale duraturo, un bitume «green» che è già andato a «rattoppare» le buche della capitale.

È il contenuto di «Ecopave: supermodificanti per asfalti», un innovativo progetto sperimentale di economia circolare di G.Eco, la società a maggioranza pubblica che dal 2011 si occupa di igiene ambientale servendo a oggi 85 Comuni della provincia di Bergamo (per circa 365 mila abitanti). Alla base una partnership con la capofila Iterchimica (azienda di Suisio che da 50 anni produce additivi per l’asfalto), Università degli Studi di Milano – Bicocca e la comasca Directa Plus. Il progetto ha ottenuto il finanziamento di Regione Lombardia grazie a Fondi europei per 3,2 milioni di euro su un valore complessivo di quasi 6,5 milioni. Il progetto sperimentale «Ecopave: supermodificanti per asfalti» prevede l’uso di plastiche da recupero: questi materiali, generalmente non riciclabili, saranno sottratti alla termovalizzazione. Per testarne l’efficacia una prima stesura ha riguardato le strade alle porte di Roma, un chilometro di questo fondo che ha rattoppato le famigerate buche capitoline.

La ricerca scientifica in materia di riciclo dei rifiuti è uno dei settori di punta dell’industria in tutta Europa. Arriva dall’Olanda, precisamente da Rotterdam, una notizia che in questi giorni ha fatto il giro del mondo e che sotto molti aspetti assomiglia all’idea promossa dalla bergamasca G.Eco. La Volker Wessels, un’impresa di costruzioni olandese, ha lanciato il progetto «Plastic Road», che prevede una copertura stradale composta al 100% da materiale riciclato. Si tratta di strutture modulari per la produzione stradale che possono essere assemblate in fabbrica e trasportate sul luogo di posa, riducendo il tempo necessario per i lavori stradali veri e propri. La struttura viene progettata con in dotazione lo spazio necessario per il passaggio di cavi e tubazioni e per lo scorrimento dell’acqua piovana. Non solo, l’usura alla quale va incontro il manto stradale nel corso del tempo, a causa degli agenti fisico-chimici e delle variazioni climatiche, sarebbe di gran lunga contenuta. Questo perché Plastic Road riesce a sopportare sia le alte temperature fino a 80 gradi, sia quelle più basse fino a meno 40 gradi, con una resistenza tale alla corrosione da risultare fino a tre volte più affidabile rispetto all’asfalto. L’idea però è ancora in fase progettuale. La fase successiva sarà quella dei test in laboratorio. Per questo l’azienda olandese sta cercando partner per realizzare l’impresa.

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