«Robertine viveva per la famiglia»
Il dolore del marito e degli amici

L’abbraccio della comunità burkinabé vicina alla famiglia ma anche della parrocchia e del comune di Torre Boldone.

Parenti, conoscenti, amici: tutti vogliono portare una parola di conforto e abbracciare Youssouf Guira in questo momento di dolore nella sua abitazione di via Bugattone 2 a Torre Boldone. In quella casa in cui avrebbe dovuto rientrare da qui a pochi giorni insieme alla moglie Robertine e alla loro terzogenita, vive ora chiuso in un dolore straziante. La 36enne infatti è deceduta poco dopo essere stata trasferita all’ospedale Papa Giovanni XXIII dall’ospedale di Alzano dove avevano eseguito un cesareo d’urgenza per le complicazioni sopraggiunte durante il parto. Morta anche la neonata che aveva dato alla luce. Robertine lascia due figlie di 7 e 11 anni che, nella serata di mercoledì 18, ancora non sapevano di aver perso la loro mamma.

«Purtroppo lui non se la sente di parlare in questo momento – spiega con modi molto cortesi un conoscente della famiglia davanti all’ingresso della palazzina verde –: non c’è nemmeno molto da dire, non ci rendiamo conto ancora di cosa sia successo. È tutto così surreale».

«Conoscevo bene Robertine, ma non ero mai stata qui a casa sua – spiega una connazionale in lacrime –: è stato un grandissimo dolore quello che è accaduto». La famiglia Guira è di religione musulmana: tuttavia erano conosciuti anche in parrocchia, perché proprio la trentaseienne aveva partecipato in passato a un corso per migliorare la conoscenza della lingua italiana per integrarsi sempre più.

E l’intera comunità burkinabé di Bergamo – numerosa e unita – è incredula e senza parole per l’accaduto. Sin dalla prima mattina, quando sono iniziate a giungere le tristissime notizie ai membri dell’«Associazione nazionale Burkinabé», in sigla Anbb, in molti hanno iniziato a inviare messaggi di cordoglio e vicinanza a Youssouf. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) – racconta, scosso, il presidente dell’Anbb e della Federazione delle associazioni Burkinabè in Italia, la Fabi, Samadou Soulené – sono stato in ospedale per stare vicino ai familiari. Tutta la comunità burkinabé esprime il suo cordoglio e la vicinanza alla famiglia. Conoscevo bene Robertine, era una donna goiosa, che partecipava alle attività dell’associazione e amava vivere. Viveva per la sua famiglia a cui era molto legata». Una vicinanza che i connazionali hanno voluto dimostrare concretamente, sin da subito. Ieri pomeriggio numerosi si sono ritrovati in una sala nel quartiere della Malpensata insieme al marito di Robertine: «In questo momento è sconvolto – dice Samadou –: sotto choc, fa molta fatica a parlare. Abbiamo voluto ritrovarci per stargli vicino. Le due figlie non c’erano: per ora non sanno ancora nulla di questa tragedia». La comunità burkinabé nei prossimi giorni si unirà in preghiera e continuerà a stare il più vicino possibile a questa famiglia dal cuore spezzato: «Ora attendiamo di capire se la salma di Robertine potrà essere rimpatriata – continua il presidente dell’Anbb – e, se sarà possibile, organizzeremo una raccolta fondi solidale per aiutare la famiglia. L’intera comunità dei burkinabé di Bergamo è dunque intenzionata ad affrontare unita questo immane dramma. Questa è una perdita che ci sconvolge tutti e infatti nessuno se la sente di parlare: nella nostra comunità non era mai successa una tragedia simile. Per ora il nostro pensiero va a questo padre, distrutto dal dolore, e alle sue piccole figlie. Cercheremo di star loro vicino il più possibile, aiutandoli e supportandoli per qualsiasi cosa».

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