Rsa, accolti 173 nuovi ospiti
Ma 1.500 ancora in lista d’attesa

Dopo l’emergenza. Le strutture tornano ad accogliere. Giupponi (Ats): «Partiti dagli anziani più bisognosi». I gestori: «La Regione ci assicuri sostegno economico».

Le porte si stanno riaprendo, pur faticosamente. Lentamente. Burocraticamente. Da quando la delibera regionale di inizio giugno sulla possibilità di ripartire con gli ingressi nelle Rsa ha trovato applicazione, in Bergamasca si sono avuti 173 ingressi di nuovi ospiti nelle strutture. In attesa, però, restano ancora 1.500 persone, al momento. È il bilancio tracciato da Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats di Bergamo, intervenuto ieri nel telegiornale delle 12 di Bergamo Tv.

«I 173 nuovi ospiti sono stati individuati attraverso un lavoro insieme ai Comuni nelle settimane precedenti, definendo le categorie più bisognose e individuando i cittadini con maggiori necessità di entrare nelle Rsa – ha spiegato Giupponi -. Anche la collaborazione delle associazioni dei gestori è stata importante. Si è poi definito un elenco dei primi 350 pazienti in ingresso, di cui un altro centinaio sta seguendo tutte le procedure necessarie per l’ingresso. La lista certo è lunga: complessivamente, con i Comuni si sono individuate le persone a casa da sole, senza assistenza, con un totale di circa 1.500 richieste di accesso in Rsa».

La trafila per l’ingresso resta ferrea e lunga, non senza criticità per chi deve farsi carico della responsabilità. I tempi che si dilatano non aiutano né i gestori né tantomeno – e soprattutto – famiglie e realtà sociali del territorio.

«Ripartiti, nelle difficoltà»

«Le procedure sono complicate, ma piano piano stiamo andando a regime – riflette Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione case di riposo della provincia di Bergamo -. Le Rsa si sono riorganizzate, anche obtorto collo considerate le responsabilità che la delibera della Regione scarica su di loro: molti colleghi hanno avuto problemi nel diventare referenti Covid, perché la norma non è declinata in maniera chiara, nessuno ci forma e nessuno ci informa». Quello che serve, aggiunge Maffeis, «è una visione d’insieme, superiore. Siamo ripartiti, pur con tutte le difficoltà del caso, ma di fronte ci troviamo una situazione economica seria. A livello lombardo, la stima è che il comparto nel lockdown abbia perso 180-200 milioni di euro. E questo si traduce in tanti aspetti, a partire dai posti di lavoro. La visione d’insieme serve più sul medio-lungo periodo che sul breve: a breve, verosimilmente, i posti letti torneranno a essere occupati; sul medio-lungo periodo, appunto, la situazione rischia di essere critica, perché si sono depauperate le liste d’attesa, si è persa una generazione». «La procedura resta complessa, estremamente complessa – conferma Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe, altra realtà rappresentativa dei gestori delle Rsa -, e stiamo andando molto a rilento. Si procede con cautela ed estrema difficoltà, per le criticità che la delibera ha nell’applicazione. Con le famiglie, si è proposto un patto di corresponsabilità sulla gestione del paziente a domicilio, in attesa dell’ingresso. Questo in parte aiuta, ma non è risolutivo. Confidiamo sempre che Regione Lombardia, inoltre, ci assicuri un sostegno economico, confermando i budget e la parte economica che non abbiamo potuto riscuotere, in relazione alle rette non riscosse a partire dall’8 marzo perché da quel giorno non abbiamo più potuto ricoverare pazienti. La situazione economica è drammatica, le strutture sono davvero in forte difficoltà».

«Visite contingentate»

Per Fabrizio Ondei, presidente dell’Uneba, «le difficoltà permangono, a partire da quelle relative al reperimento in tempi rapidi di tamponi e test sierologici. Siamo in attesa. Non abbiamo avuto riscontri sugli sviluppi economici, in particolare sulla pianificazione dei budget». «Vorremmo tornare alla normalità – sottolinea Fabrizio Lazzarini, direttore generale della Fondazione Carisma, la più grande struttura della Bergamasca -. Certo è complesso, dopo quello che è successo. Gli ingressi sono comunque ripartiti, con tempi più lenti. E peraltro, chi porta i propri cari nelle Rsa sa che le visite sono contingentate, e questo è un aspetto non secondario. Mi auguro che i decisori usino il coraggio: i dati, e parlo della nostra Rsa, dicono che tutto è nell’assoluta normalità. Serve dare una risposta a un’emergenza sociale».

Sul tema, il lavoro resta incessante. Nei primi giorni di agosto sarebbe attesa una modifica alla delibera della Regione, che riguarderebbe in particolare alcuni punti relativi all’isolamento «in ingresso». Sul fronte locale, le riunioni proseguono: ieri, in Ats, si è discusso dei centri diurni integrati; per la prossima settimana è atteso un nuovo incontro con i gestori delle Rsa.

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