Saldi estivi, il bilancio è positivo
«Ma molti negozi sono a rischio»

Vendite favorite da forti ribassi e varietà della merce. Le associazioni di categoria: il governo ci aiuti a evitare il peggio.

Si chiude con perdite limitate – secondo le associazioni di categoria – la stagione dei saldi estivi, la prima post Covid. I ricavi hanno oscillato tra il 10% e il 20% in meno rispetto all’anno passato, ma qualcuno è riuscito anche a invertire la tendenza. Reduci dal lockdown i negozianti avevano i magazzini pieni di merce e la varietà di articoli e taglie, abbinata a percentuali forti di sconto sin dall’inizio – con tagli dal 40 al 50% dei prezzi – ha favorito gli acquisti. Tanto che non pochi hanno deciso di prolungare le offerte a costi ribassati.

«L’andamento delle vendite di fine stagione è stato a macchia di leopardo – spiega Oscar Fusini, direttore di Ascom Bergamo –. Oltre le attese nelle località di villeggiatura, meno bene in città e nei centri storici dei paesi. In generale, chi rileva un calo nelle vendite di fine stagione non va oltre il -10%; e chi segnala invece una crescita indica in media un +10%». Il direttore di Confesercenti Bergamo, Filippo Caselli, rileva «una certa soddisfazione per l’andamento dei saldi avendo registrato in media una perdita tra il 10 e il 20% rispetto a quanto realizzato lo scorso anno al termine dei saldi estivi. Gli sconti si sono attestati mediamente al 50% per arrivare, negli ultimi giorni delle promozioni, al 70%. Ha dato buoni esiti “Lo sbarazzo”, iniziativa organizzata dai commercianti di Bergamo InCentro e sostenuta dal Distretto urbano del commercio». L’emergenza sanitaria ha cambiato le abitudini dei consumatori.

Aumentate le vendite di articoli sportivi e di capi d’abbigliamento casual, penalizzate invece le insegne specializzate nell’abbigliamento classico, formale e da cerimonia. «Il calo delle vendite a livello nazionale è stato di 7 miliardi secondo le stime Federmoda, anche per il massiccio ricorso allo smart working che ha provocato un cortocircuito dei flussi, specialmente nei centri città – sottolinea il presidente del Gruppo Abbigliamento, calzature e articoli sportivi Ascom Diego Pedrali, che è anche vicepresidente di Federmoda – . Questo potrebbe portare alla chiusura di 17 mila punti vendita entro la fine dell’anno, con 35 mila addetti a rischio disoccupazione. Bisogna assolutamente far rivivere i centri storici – continua Pedrali – per far sì che la gente torni a fare acquisti in sicurezza nei nostri negozi anziché ricorrere all’e-commerce. Un terzo delle attività, ad oggi, ha bilanci così in bilico da rischiare la chiusura entro la fine dell’anno. Il nostro settore e quello della ristorazione stanno pagando un prezzo altissimo». Il settore continua a soffrire, conferma Confesercenti. «Gli aiuti da parte del governo sono stati insufficienti – nota Caselli – e non lasciano intravedere un futuro certo alle nostre imprese che continuano a necessitare di liquidità immediata. Auspichiamo che il comparto sia davvero considerato prioritario e che alcune istanze della categoria possano essere seriamente prese in considerazione, come quella di un posticipo della data dei saldi invernali».

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