Schianto in aereo: il caso è archiviato
Il giallo della posizione anomala dei flap

Chiusa l’inchiesta sul tremendo incidente del settembre 2019 che è costato la vita a Stefano Mecca e alla figlia Marzia. Il dispositivo era aperto: errore umano o guasto tecnico?

La tragedia della famiglia Mecca non si archivia, lo strazio non si chiude in un fascicolo. L’inchiesta giudiziaria sulla tragedia di Orio del settembre 2019, invece è archiviata per esclusione di piste investigative percorribili, di risposte plausibili. Anomalie al motore non sono ipotizzabili, il carburante al momento dell’impatto affluiva regolarmente, il mozzo elica funzionava correttamente, ha concluso il pm Silvia Marchina anche sulla scorta della relazione del consulente della Procura Alberto Folchini. Di più. L’ipotesi che qualcuno abbia volontariamente manomesso il monomotore Mooney M20K con marche Deise, decollato dalla pista dell’Aeroclub Taramelli di Orio la mattina del 21 settembre 2019, con il commercialista 51 enne Stefano Mecca ai comandi e a bordo le figlie di lui Marzia, Silvia e Chiara, non regge.

Non c’è traccia, nei filmati del circuito di video sorveglianza dell’Aeroclub, di intrusioni sospette. E poi come avrebbe potuto l’eventuale intruso sapere che Mecca avrebbe deciso di prendere l’aereo, destinazione Venezia, solo la sera prima del decollo? Nessuna delle ipotesi investigative sulla tragedia che si è portata via la vita di Marzia, 15 anni, e del padre Stefano, ha convinto gli inquirenti. La tragedia di Orio perciò è archiviata. La richiesta formulata dalla Procura il 27 maggio scorso è stata accolta l’11 luglio dal gip Massimiliano Magliacani con un decreto che mette virtualmente la parola fine, dal punto di vista giudiziario, all’indagine, lasciando intatto lo strazio del ricordo.

L’enigma dei flap

Stefano Mecca era decollato alle 10,06 del 21 settembre a bordo del Mooney M20K diretto a Venezia. Al momento della partenza ha 255 ore di volo sulle spalle ed è vicepresidente dell’Aeroclub. La figlia Marzia è seduta davanti, accanto a lui, Silvia e Chiara sono sedute dietro. Alle 10,11, sei minuti dopo la partenza, Mecca contatta la torre di controllo dicendo di dover rientrare per un’imprecisata verifica. Un’emergenza?, chiedono dalla torre. No, risponde lui. La presenza di un aereo Ryanair lo induce ad attivare la procedura di pericolo di collisione, ma non dichiarando l’emergenza rinuncia ad atterrare sulla pista principale dell’aeroporto prima del volo Ryanair. Tenta l’atterraggio sulla pista dell’Aeroclub, tocca due volte per il «Go Around» (riattacco e vado via) ma l’aereo non riesce a prendere quota, s’inclina, finisce la corsa contro il terrapieno e prende fuoco.

Gli accertamenti tecnici sul motore, sul carburante, sull’elica del relitto non mostrano anomalie. Ma un dubbio agli inquirenti resta e riguarda i flap, le parti mobili dell’ala che si aprono e si chiudono per regolare la portanza al decollo e all’atterraggio. Che cosa c’è di anomalo? La relazione del consulente della Procura mette in evidenza che al momento dell’impatto i flap sono completamente estesi, mentre per una corretta manovra di riattacco/decollo dovrebbero essere retratti per evitare di costituire un freno aerodinamico e rendere più difficoltoso il decollo. Secondo il consulente, la mancata retrazione a 10° dei flap potrebbe essere una delle cause. insieme con l’eccesso di peso, della difficoltà dell’aereo di riprendere quota dopo la manovra di riattacco.

Errore umano o guasto?

Ma se la posizione errata dei flap fosse il fattore o uno dei fattori che ha fatto perdere il controllo dell’aereo a Mecca, per quale motivo i flap si trovavano in posizione scorretta? La domanda ha arrovellato gli inquirenti, ma la risposta non c’è. Le ipotesi formulate nella relazione del consulente della Procura sono fondamentalmente due. La prima:nella concitazione del momento, mentre sta rientrando perché si è reso conto che qualcosa non funziona, con le figlie a bordo e un aereo di linea nei pressi, Mecca potrebbe non aver azionato l’interruttore dei flap che si trova in basso. Per azionarlo avrebbe dovuto chinarsi in posizione scomoda, potrebbe non averlo fatto? Seconda ipotesi: al momento dell’attivazione i flap avrebbero potuto essere guasti e la leggera virata a destra che si nota nei filmati potrebbe essere dovuta all’estremo tentativo da parte del pilota di azionare il dispositivo.

Ma per entrambe le ipotesi manca la certezza. Che cosa abbia indotto Stefano Mecca a invertire la rotta e a rientrare pochi minuti dopo il decollo resta un mistero, così come la causa ultima dell’incidente. Di fronte all’impossibilità di avere un elemento probatorio attendibile, la Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dopo che con la morte di Stefano Mecca aveva trasferito a carico di ignoti il fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo.

«Come se fossero qui»

Ieri non è stato possibile contattare per un commento la famiglia Mecca e i legali che l’assistono. Ma è probabile che la vicenda giudiziaria sia uno degli ultimi pensieri di Francesca Ongaro, la moglie di Stefano, e delle sue figlie. A febbraio Angelo Pessina e Franco Defendi, gli angeli soccorritori che avevano estratto Stefano, Chiara e Silvia dal rogo dell’aereo salvando le due ragazze, erano andati a cena a casa Mecca per donare a Chiara e Silvia la medaglia d’oro ricevuta dal Comune. «Era come se nella nostra taverna, con Angelo e Franco, ci fossero anche mio marito Stefano e la nostra Marzia», aveva detto allora Francesca.n 

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