Scoperta durante i lavori in Sant’Agostino: torna alla luce un maxiaffresco

Nel chiostro minore del complesso, potrebbe essere del XV secolo. La sala di 125 metri quadri, forse l’antico refettorio monastico, destinata alla biblioteca universitaria.

I colori sono intatti, benché siano rimasti nascosti per almeno un paio di secoli sotto un sottile strato di calce. È un affresco gigante, forse addirittura risalente al XV secolo, quello che sta riaffiorando in queste settimane al primo piano del complesso di Sant’Agostino, in Città Alta, dove sono in corso i lavori di ristrutturazione del chiostro minore. Lo spazio, inutilizzato da decenni, è uno stanzone di 125 metri quadrati destinato a una parte dell’ampliamento (oltre 300 metri quadrati in tutto) della biblioteca universitaria. Giorno dopo giorno stanno riprendendo forma sotto le travi del soffitto numerose figure umane e animalesche, che fanno pensare a un banchetto o a un racconto allegorico per immagini.

Il ritrovamento, preannunciato nei mesi scorsi dai primi sondaggi sulle pareti, si sta rivelando molto più imponente di quello che si era immaginato. Facilmente, tutte le pareti della stanza, forse un antico refettorio a uso dei monaci, potrebbero essere state affrescate nel periodo appena successivo alla costruzione dell’antico convento, riconvertito a uso militare e in gran parte snaturato nel suo progetto originario nel corso dell’Ottocento. «Con la demolizione dei tavolati – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla – era già apparsa una figura animale simile a un’oca. Ora è in atto un’opera di pulizia che porterà verosimilmente alla scoperta di un affresco su tutta la parete. Quelle che già oggi si intravvedono non sono figure religiose. Toccherà dunque agli storici stabilire, oltre alla datazione del dipinto, anche le sue caratteristiche». L’affresco affiorato al primo piano della struttura è solo l’ultimo di una serie di ritrovamenti artistici e archeologici che stanno contraddistinguendo il cantiere del restauro del complesso di Sant’Agostino, oggi sede universitaria.

E l’ateneo, insieme alla Soprintendenza ai Beni culturali, sta seguendo i lavori con molta attenzione. Due mesi fa gli scavi nel porticato del chiostro minore avevano fatto riemergere anche una trentina di tombe medievali, oggetto di studio da parte dei ricercatori dell’Università, dentro le quali però non erano stati ritrovati resti umani. «Siamo di fronte a opere di una bellezza unica – racconta il rettore Remo Morzenti Pellegrini, commentando le ultime scoperte –. Il loro ritrovamento era intuibile, ma non ci saremmo mai aspettati dimensioni così prorompenti. È stata davvero una bella sorpresa, dopo il riaffiorare delle tombe al pianterreno. Ora siamo ancora più orgogliosi di proseguire i lavori, immaginando quale bellezza aspetterà questi locali una volta che saranno frequentati dagli ospiti della biblioteca, e ringraziamo la Soprintendenza per il lavoro e la collaborazione».

Un altro dipinto, questa volta rappresentante forse due figure religiose, è riemerso dietro lo stucco di una sala al piano terra, la prima a sinistra dall’accesso pedonale dell’ex convento, che sarà adibita a portineria. Alle spalle di questo locale sta prendendo forma anche il punto di ristorazione, che potrà contare su due spazi coperti, entrambi in rifacimento. Dalla rimozione del controsoffitto del locale più esterno, quello che dà sul parco, sono riaffiorate anche le antiche travi in legno che sostenevano il soffitto e i piani superiori: alcune di queste sono visibilmente bruciate, segno forse dell’usura causata dalle vie di fuga dei camini presenti nelle sale, oppure di un principio d’incendio avvenuto nei secoli scorsi.

I lavori al chiostro minore di Sant’Agostino chiuderanno, entro la fine del 2022, l’ampio progetto di ristrutturazione di tutto il complesso, che riguarda anche il chiostro maggiore (già concluso), le facciate, i porticati, i pavimenti, la torre campanaria - per cui sono stati previsti anche interventi di consolidamento - e l’adeguamento di tutti gli impianti. Progetto e direzione lavori sono appannaggio del Comune, mentre l’Università ha finanziato l’opera con un investimento di 6,3 milioni di euro a scomputo degli affitti dovuti all’amministrazione comunale, proprietaria dell’intero complesso, che nel frattempo sta proseguendo con la ristrutturazione delle cappelle interne all’ex chiesa, oggi Aula Magna dell’Università.

Tra i ritrovamenti, ci sono anche due dipinti alle estremità del colonnato del chiostro maggiore, rappresentanti con ogni probabilità due momenti della vita di Gesù, la Crocifissione e la Resurrezione (anche se su quest’ultimo servono studi più approfonditi; la città fortificata alla destra del Cristo potrebbe far pensare infatti anche a una delle prime rappresentazioni della città di Bergamo).

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