Suoni e talenti armonizzano i limiti
Le diversità diventano musica d’insieme

L’esperienza dei Musici di Castro, un gruppo eterogeneo che con le note superano le barriere della disabilità.

«Sai non posso correre né saltare, non posso vivere per davvero. Posso solo sperare, posso solo sognare, ma regalami un sorriso». Il cuore della canzone «L’eterno domani» è il testo di David, 36 anni, che da 5 convive con la sclerosi multipla, e da tre si è unito ai Musici di Castro, scoprendo in sé anche l’anima di un poeta. Ma a renderla davvero unica ci sono Ermes, la chitarra di Federico e quella del maestro Georgios Charalampidis, la voce di Barbara e le note del violino. Questo è un gruppo speciale, in cui davvero, come scrive Victor Hugo: «Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime». La musica è come un filo che unisce persone con storie diverse, che hanno come terreno comune la fragilità, e insieme coltivano la capacità di superare barriere e pregiudizi, grazie alla creatività. Si ritrovano per provare insieme, compongono musica e testi, si esibiscono in piccoli concerti: «Ci piacerebbe - sottolinea Georgios - raccogliere le canzoni in un cd».

Oltre la malformazione genetica

Federico, 33 anni, ha iniziato a studiare le note fin da piccolo: «Mio padre suonava il contrabbasso in un’orchestra - racconta - e mi ha incoraggiato a seguire il suo esempio. Ho suonato l’arpa con l’orchestra “La nota in più”. All’inizio eseguivo soprattutto brani classici, poi mi sono interessato ad altri generi. Dieci anni fa ho iniziato a suonare la chitarra, sia classica sia elettrica. Non è la mia unica passione: mi piace molto la fotografia e amo girare video. Ho creato un canale su YouTube che si chiama Random 1987 Motori: sono appassionato anche di automobili». Ha dovuto fare i conti con le conseguenze di una malformazione genetica ma non si è perso d’animo: «Non sono sano al cento per cento - scherza - ma mi sono sempre impegnato per crescere e migliorare. Ho incontrato medici che mi hanno sostenuto e incoraggiato a impegnarmi per superare le difficoltà. Lavoro da dieci anni in una cooperativa sociale, “LaLumachinaMod” a Villa d’Almè, che si occupa di stampe digitali, e mi trovo molto bene. Fra l’altro alcuni fra i miei colleghi suonano in una band: è bello avere qualcosa in comune».

La sfida continua del violino

Federico ama esibirsi anche in contesti informali: «Ogni tanto vado con la mia chitarra elettrica anche per strada, in centro città oppure dove c’è la movida e passano tanti giovani. Mi piace stare in mezzo alla gente».

Il violino per David è una sfida continua: «So che è uno degli strumenti più complessi che ci siano, ma mi affascina da sempre, ho voluto provare comunque. Mi aiuta molto per la mia patologia, dover muovere le dita e manovrare l’archetto mi aiuta a mantenere l’abilità del movimento. Anni fa mi piaceva l’heavy metal, molto diversa dalla musica che ascolto ed eseguo ora, ma in alcuni pezzi c’era comunque il violino ed è proprio ascoltandolo in un contesto così particolare che me ne sono innamorato». Prima della diagnosi lavorava come guardia giurata: «Mi sono accorto che camminavo male, perdevo facilmente l’equilibrio e la traiettoria. Mi sono rivolto a uno specialista e dopo una serie di esami ho scoperto di avere la sclerosi multipla. È una patologia che colpisce il sistema nervoso e si manifesta in molte forme diverse: nel mio caso ha compromesso il movimento delle gambe. Ogni sei mesi devo sottopormi alle terapie. Temevo di restare completamente paralizzato in breve tempo, invece per il momento riesco ancora a stare in piedi anche se soltanto per brevi intervalli e aiutandomi con le stampelle. Ho dovuto rinunciare al lavoro, perché non potevo più fare né l’addetto alla sicurezza né la guardia giurata, fortunatamente ho trovato come canale espressivo la musica, e grazie a essa anche la scrittura». Oltre ai testi delle canzoni ha realizzato anche un testo teatrale, una fiaba, «L’amore e la follia», poi messo in scena da una cooperativa di Castro con l’accompagnamento dei Musici.

Amore a prima vista

È stato l’amore a spingere Barbara a unirsi alla squadra: «Ho incontrato David a un’iniziativa benefica alla quale partecipavo con alcuni amici, una festa musicale itinerante. Ci siamo piaciuti subito, abbiamo iniziato a frequentarci, fra noi è nato un legame profondo, poi abbiamo scoperto di avere in comune la passione per la musica. È bello fare parte di questo gruppo insieme». Barbara ha sempre amato cantare: «Mentre frequentavo il liceo mi sono iscritta al Cdpm (Centro didattico produzione musica) e ho preso lezioni di canto. Poi ho proseguito in modo un po’ discontinuo, andavo a cantare nei karaoke per divertimento, finché ho incontrato i Musici di Castro, che mi hanno accolto con calore. È uno spazio prezioso».

La pandemia ha rallentato le attività: «Ognuno di noi - osserva David - ha una disabilità o una patologia: siamo più esposti all’attacco del coronavirus, perciò dobbiamo stare ancora più attenti».

Durante la quarantena si sono tenuti in contatto attraverso videochiamate: «Abbiamo mantenuto un appuntamento settimanale - osserva Georgios - per continuare a vederci e ci siamo esercitati un po’ anche a distanza, anche se ovviamente non era la stessa cosa. Il gruppo è nato tre anni fa, nell’ambito dei percorsi di musicoterapia “Ab-batto le barriere” a Castro, ma per me non è stata la prima esperienza: sono impegnato in esperienze simili da molti anni, da 14 a Bergamo, da quando sono arrivato. Lavoro nell’ambito della disabilità e della fragilità, anche con persone con ridotte capacità di movimento e con scarse possibilità di comunicare. Ho imparato da loro quanto siano importanti le piccole cose, come uno sguardo, un sorriso, anche solo un battito di ciglia. Un linguaggio gestuale delicatissimo, che la musica riesce a valorizzare, a volte con risultati straordinari e inaspettati. Ora abbiamo una sede nel comune di Castro, con l’aiuto della Fondazione Talia Bonadei, che sostiene le nostre attività. I partecipanti arrivano da diversi paesi della nostra provincia, e in qualche caso per gli spostamenti ci assistono associazioni di volontariato. La musica crea un legame profondo tra i partecipanti, che si aiutano a vicenda e trovano nuove possibilità di espressione».

Il gruppo dei Musici di Castro è diventato nel tempo uno spazio di creatività e di confronto dove nascono dibattiti, idee, amicizie. «Il nostro è un lavoro di squadra - chiarisce Federico - componiamo insieme parole e musica».

I Musici non sono mai soli, sottolinea Georgos, non lavorano per conto loro, è fondamentale l’appoggio delle famiglie. «Se non c’è fiducia, se ci sono perplessità e ostacoli diventa difficile proseguire». Anche la musica è una tessitura in cui ogni nota, ogni pausa ha un ruolo, e tutto deve formare un’armonia, con il ritmo giusto: «All’ultimo concerto Barbara non si sentiva di ballare la tarantella. Quando è arrivata sua madre, però, ed è salita con naturalezza sulla pista, anche lei ha trovato la forza e l’energia che le servivano per superare un momento di timidezza. Anche la famiglia di Federico lo ha aiutato molto alimentando il suo amore per la musica e standogli sempre vicino. Il linguaggio musicale richiede ascolto e partecipazione, con questo gruppo in tre anni anche lui ha fatto passi da gigante. La madre di David scrive poesie e per lei il lavoro dei Musici è stato una rivelazione, le ha permesso di scoprire lati del figlio che non conosceva. Non bastano dei buoni maestri, contano molto i fili invisibili che legano questi giovani alle famiglie. Spicchiamo il volo insieme grazie alla musica».

Un repertorio in costruzione

Con pazienza e impegno i Musici di Castro stanno costruendo il loro repertorio: «Ci capita di allenarci con le cover di brani famosi - spiega Georgios - ma preferiamo pezzi nati da noi. Ne abbiamo nove o dieci, per adesso, e collaboriamo con il coro “Liberi suoni” diretto da Donatella Moioli. Qualche settimana fa ci siamo esibiti a Cene nel nostro primo concerto da soli, come band».

Fanno parte del gruppo anche altri musicisti: Amir, che ha 11 anni ed è la mascotte del gruppo, Sebastiana, Diego e Daniele. Il lavoro di Georgios è affiancato da quello della maestra di violino Emanuela Zani. «Ognuno viene accolto così com’è, con i suoi limiti e i suoi talenti - afferma Georgios -. Non è importante cosa si riesce a fare concretamente, ma l’esperienza di essere parte di un gruppo, di offrire un contributo originale, per quanto piccolo, alla musica d’insieme. È uno scambio alla pari, un ambiente in cui tutti devono avere la possibilità di esprimere il meglio di sé. Qualcuno teme di non farcela, e l’importante è fargli sentire la nostra stima e fiducia, e che chi gli sta vicino possa comprendere il valore di un’attività come questa come trampolino per tutto il resto».

Esorcizzate le paure

Grazie alla musica David, per esempio, ha scoperto un mondo nuovo: «Suonando riesco a esorcizzare le mie paure, a dare sfogo a quei movimenti tellurici che sento dentro e non riesco a razionalizzare. Da quando ho iniziato a scrivere poesie ho trovato anche un nuovo canale di comunicazione con mia madre». Ogni pezzo è come un contenitore all’interno del quale ognuno dei componenti del gruppo può ricavarsi uno spazio personale: «Le prove - conclude David - sono il momento giusto per sperimentare, per costruire insieme i brani, per valutare gli effetti che raggiungiamo con ognuno di essi. Cerchiamo di capire se un fraseggio, una nota, uno strumento in quel punto sta bene e arricchisce la canzone oppure no. Procediamo per tentativi, con fiducia e di rispetto per il contributo di ognuno». Ascoltarli è un’iniezione di energia e una lezione di vita, come dice Georgios «non bisogna limitarsi a guardare con gli occhi, ma con l’anima».

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