Taverna Colleoni, la chiusura spaventa
«Ma con le nuove regole niente fast food»

La chiusura della «Taverna Colleoni» è stato un fulmine a ciel sereno per le associazioni di categoria. Ora si apre una riflessione sul futuro di un locale storico, parte del disegno di piazza Vecchia.

L’auspicio è che la tradizione enogastronomica di Pierangelo Cornaro, patron e chef della «Taverna Colleoni», venga portata avanti da un nome illustre della ristorazione. Ma aleggia anche il timore che negli spazi con vista sul Campanone (la proprietà è di una società del gruppo Ubi) possa aprire qualcosa di poco intonato alla storicità della piazza. Un fast food nel cuore di Città Alta? È Roby Amaddeo, delegato per Città Alta dal sindaco Giorgio Gori a rassicurare in tal senso. Il Comune di Bergamo ha messo le mani avanti sfruttando la possibilità offerta dal decreto Madia per la tutela dei borghi storici, approvando un regolamento che bandisce alcune tipologie di attività.

Dentro le Mura non si possono aprire ad esempio friggitorie con preparazione e vendita cibi da asporto o fast food con posti a sedere e nella classica formula take away. «Il regolamento è servito perché il locale di un artigiano non può diventare un fast-food – esemplifica Amaddeo - e, perché non attecchisce la logica da centro commerciale dove questi tipi di locali, più sono più proliferano. Il regolamento è stato un argine». Rispetto alla chiusura del «Colleoni», Amaddeo parla di «un caso limite, Città alta è molto viva dal punto di vista commerciale». Il consigliere comunale, ristoratore di mestiere, auspica, in vista di una riapertura dello storico locale, «in una ristorazione dello stesso livello. Ringrazio Cornaro, grande maestro per molti. La ristorazione classica non è solo ciò che mangi, ma è eccellenza dell’accoglienza, tutto questo diventa sempre più difficile. I locali storici andrebbero protetti di più, spesso sono legati alle famiglie, che si sacrificano e ne fanno un’impresa sentimentale».

Anche il direttore di Ascom Oscar Fusini «ringrazia Cornaro per tutto ciò che ha fatto per la ristorazione, è stato anche consigliere e vicepresidente dei ristoratori Ascom, è una persona che ha dato tanto». Fusini si dice «preoccupato su cosa potrà aprire, parliamo di una piazza che ha un valore storico e simbolico enorme. Ci auguriamo che il nuovo insediamento sia qualitativamente all’altezza del luogo». E qui dovrebbe in parte fare «da argine» il regolamento comunale. Ma l’ultima parola è al mercato. E alla proprietà: «Speriamo che a sciogliere il problema sia la stessa proprietà, puntando su una ristorazione di alto livello, seguendo così la ratio del regolamento. Certo è che, dal punto di vista dei negozi storici, penso anche alla chiusura dell’orafo (Blumer, in via Aquila Nera, ndr) annunciata su L’Eco, è in atto una trasformazione».

L’auspicio che in piazza Vecchia arrivi un’insegna «stellata» è anche del direttore Confesercenti Filippo Caselli: «Spiace che un’attività storica abbia dovuto cessare, sarebbe bello che quel luogo, legato alla ristorazione, potesse mantenere la sua vocazione – commenta -. Sul futuro del locale sarà il mercato a decidere e la proprietà. L’amministrazione comunale, di intesa con le associazioni di categoria, ha cercato di limitare l’effetto Las Vegas in Città alta, i flussi turistici stanno trasformando l’offerta. È stato fatto un lavoro per non prestare fianco a eventuali ricorsi amministrativi, il regolamento è chiaro».

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