Turismo da record in Bergamasca
Corrono città, alto lago e Valle Imagna

Per la Bergamasca un 2017 da ricordare. In alcune zone i pernottamenti crescono a doppia cifra. Gli stranieri in dieci anni sono aumentati quasi del 73%.

La parte del leone, quando si parla di turismo, continua a farla il capoluogo, con le sue 677.331 presenze nel 2017 e un’impennata, rispetto al 2016, del 20,1%. Ma pian piano anche la provincia affila le armi e impara a far amare i propri tesori. A confermarlo è un 2017 straordinario per la Bergamasca nel suo complesso: +13,3% di arrivi e +11,1% di pernottamenti.

Un balzo, come ha ufficializzato nei giorni scorsi l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni, tra i migliori a livello lombardo. Le zone che più di altre hanno «messo il turbo» si scoprono sfogliando l’accurato Rapporto dell’Osservatorio turistico della Provincia per l’anno 2017: uscendo dalla Grande Bergamo, spiccano l’alto Sebino (+19,6% di pernottamenti rispetto al 2016), la Valle Imagna (+10,6%, con un quarto delle presenze appannaggio di stranieri) e l’Isola (+8,2%).

Nella piccola Valle Imagna i pernottamenti sono stati circa 48 mila: permanenze brevi (un paio di giorni) e prevalentemente estive, ma cresce anche la primavera, segno forse che alla bella e tranquilla montagna si affianca l’attenzione culturale per il Romanico degli Almenno. Il crescente interesse della valle per l’accoglienza si vede anche nella ricettività: in zona hanno aperto in un anno nuovi b&b e foresterie per un totale di 47 posti letto in più. A crescere è dunque soprattutto il segmento extralberghiero, mentre rispetto a dieci anni fa si trovano tre alberghi in meno.

Anche il Sebino continua la sua corsa: la parte alta con una crescita da record, ma si difende bene anche il basso lago con un +8,1%, superando per la prima volta le 100 mila presenze. A farsi sentire, rilevano anche gli autori del Rapporto, è di certo l’onda lunga di The Floating Piers, ma da segnalare sono il boom di strutture extralberghiere e il crescente amore, soprattutto dei tedeschi, per un lago e un territorio che sembrano mantenere la propria «autenticità», rispetto ad altre realtà lacustri anche lombarde diventate nel tempo più «turistiche».

Bene pure l’Isola: qui tra l’altro la stagionalità è più distribuita durante l’anno, con un turismo culturale e religioso, con il cuore a Sotto il Monte, che sempre di più affianca quello d’affari (pare che nei weekend a riempire i posti letto contribuisca anche il richiamo di Leolandia).

In generale dunque, salvo pochi specifici casi (flessioni si registrano nella Bassa occidentale, dove sembra prevalere un turismo legato al lavoro, e in Val Cavallina, dove hanno pesato pure anche alcuni cambiamenti nella modalità di trasmissione dei dati), il segno «più» domina ovunque.

Cruciale il ruolo dell’aeroporto (con gli stranieri che in dieci anni sono aumentati del 72,7%): «Quando si aprono nuove rotte, le ritroviamo poi nell’evoluzione dei flussi turistici», dice Beppe Venuti, responsabile del Marketing territoriale per Via Tasso e consigliere di VisitBergamo. Convinto che «possiamo crescere ancora, se si continuerà a mantenere una filiera efficiente nella promozione turistica: è fondamentale che i territori facciano gioco di squadra».

Ma è anche la sensibilità diffusa a essere cambiata: «La provincia ha scoperto che con il turismo si può fare economia, ma pure migliorare la vivibilità del territorio», osserva Venuti. Che in questi anni ha incrociato anche storie di persone che «rimaste senza lavoro, si sono reinventate nel turismo e adesso non tornerebbero più indietro».

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