Uno studio per capire il virus
La ricerca si estende a tutti i bergamaschi

Allo studio avviato dall’Istituto Mario Negri hanno già aderito oltre settemila persone e ora si estende a tutta la popolazione della provincia. Ecco come partecipare alla ricerca.

Un anno e tre ondate dopo, sono ancora molti i nodi da sciogliere. Nodi cruciali, per i prossimi mesi. Perché Sars-CoV-2 ha colpito violentemente alcune persone, risparmiando invece altre? Perché in una famiglia si è ammalato un componente, senza che venissero contagiati – almeno prima che arrivassero le varianti più infettive – altri membri? Il dna conta? E ancora: la gravità della malattia Covid-19 è determinata geneticamente? Domande a cui l’Istituto Mario Negri sta cercando di rispondere, grazie al progetto Origin. Un progetto lanciato già lo scorso anno, a pochi mesi dall’inizio della pandemia, e che ora si apre all’intera provincia di Bergamo.

Dopo una prima fase in cui s’è coinvolta solo la popolazione della Val Seriana e dei Comuni limitrofi – cintura contro cui la pandemia s’è abbattuta violentemente durante la prima ondata –, ora l’Istituto di ricerca conta sulla partecipazione di tutti i cittadini orobici. Chiunque sia maggiorenne può contribuire allo studio a patto che abbia eseguito almeno un test sierologico e/o un tampone orofaringeo, indipendentemente dall’esito.

Per aderire all’iniziativa basta compilare un questionario reperibile sul sito origin.marionegri.it. L’Istituto seleziona poi i volontari, e li contatta per un colloquio propedeutico alle indagini genetiche che avvengono attraverso un semplice prelievo di sangue.

La platea dei partecipanti

Ad oggi sono oltre 7.000 i bergamaschi (in primis i residenti di Nembro, Alzano Lombardo e Ranica) ad aver già aderito allo studio compilando il questionario. Uno studio che punta a selezionare una platea complessiva di 1.200 partecipanti, così suddivisi: 400 cittadini che hanno contratto il virus sviluppando la malattia in forma grave; 400 che hanno invece avuto sintomi lievi oppure nessun sintomo; 400 che non hanno mai contratto il virus. Chiusa la selezione – che necessita di una platea molto ampia di candidati, in modo da riuscire ad avere volontari sufficienti per ciascuna delle tre tipologie di cittadini da testare – i partecipanti vengono invitati al Centro di ricerche cliniche Aldo e Cele Daccò di Ranica per colloquio e indagini: una fase che si è già aperta per oltre 200 cittadini.

I soggetti a rischio

«I risultati dello studio potranno aiutare i ricercatori a comprendere chi è più a rischio di sviluppare una forma grave di malattia e chi invece risulta probabilmente protetto – spiegano dal Mario Negri, i cui ricercatori sono impegnati da anni nello studio dei difetti genetici all’origine di una malattia. -. Questo potrà avere un impatto sull’approccio clinico, e consentirà di trattare precocemente le persone più suscettibili, prevenendo complicazioni che portano al bisogno di terapia intensiva. Esaminando la relazione tra varianti genetiche e risposta ai farmaci, inoltre, si potranno ottenere informazioni rilevanti per distinguere quali malati potranno rispondere o non rispondere alle terapie ad oggi utilizzate per il trattamento del Covid 19 o a quelle che verranno studiate in futuro».

L’assetto genetico

L’ipotesi alla base di Origin è che le variazioni dell’assetto genetico di un individuo possano avere un’influenza sulla gravità della malattia Covid-19 e possano spiegare le diverse risposte all’infezione. Uno studio ambizioso quindi, quello dell’Istituto Mario Negri: studio che i ricercatori vogliono portare avanti e condividere con la comunità scientifica, ma anche con la popolazione bergamasca, vero e proprio cuore pulsante del progetto.

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