«Variante Delta, vaccino efficace». Il virologo: Chi non lo fa si espone a rischi

Il virologo Matteo Bassetti: «Due dosi proteggono, gli studi lo confermano»
«Il virus continuerà a circolare: fondamentale convincere gli scettici e sequenziare di più».

I vaccinati contro il coronavirus saranno protetti dalla variante Delta, perché le evidenze scientifiche già oggi confermano l’efficacia della copertura. Ma chi non si vaccina sta mettendo a rischio l’immunità di gregge, oltre che la sua salute. Ne è convinto il professor Matteo Bassetti, ricercatore, virologo e primario del reparto Malattie infettive del San Martino di Genova.

Professore, lei sembra abbastanza ottimista per quanto riguarda l’«argine sanitario» alla variante Delta, costituito dalla vaccinazione. È così?

«La variante Delta è coperta da due dosi di vaccino. Il ciclo completo vaccinale è efficace contro questa mutazione del virus. Quello che dico è stato dimostrato da un recente autorevole studio pubblicato sul Lancet. Si è osservato che in un Paese ad alta endemia di variante Delta due dosi di Astrazeneca o di Pfizer sono in grado di bloccare la variante in questione. Quindi la variante Delta è perfettamente “coperta” dai vaccini di cui già disponiamo».

In autunno la malattia sarà endemica e potrà essere trattata davvero come un’influenza?

«Per i vaccinati sicuramente non ci saranno grossi problemi, con due dosi di vaccino, salvo che il Sars-Cov2 non si evolva ulteriormente e quest’estate salti fuori qualche variante non coperta. Certamente non potremo dire la stessa cosa per quel 30% di persone che ancora non si sono vaccinate: questi soggetti saranno a rischio. Il virus trova porte chiuse, ma quando ne trova una aperta, cominciano i guai».

Insomma, se il virus non ci riserverà colpi di scena, cioè mutazioni inaspettate, potremo considerarlo sconfitto?

«Bisogna osservarne le evoluzioni e raggiungere l’immunità della popolazione con i vaccini per vincere la guerra. Non avremo le ondate che ci sono state in passato, ma il virus continuerà a circolare e colpirà soprattutto chi non è vaccinato».

Dobbiamo raggiungere l’80% di immunizzati per considerare il Sars-Cov2 sconfitto?

«Purtroppo c’è ancora una quota di italiani che resta abbastanza scettica sui vaccini: questo è un danno enorme per tutti. Io lo dico da quando ancora non era partita la campagna vaccinale: siamo uno dei Paesi europei con il maggior numero di scettici sui vaccini. Abbiamo regioni dove lo scetticismo raggiunge percentuali troppo alte. Bisognerà convincere gli scettici a correre ai ripari».

Cosa farebbe con i medici e i sanitari che non si vaccinano?

«Li licenzierei domani stesso. Non c’è alcuna alternativa. Licenziamento immediato, anche per dare un esempio. Se tu lavori nella sanità, non puoi non credere nella medicina e nella scienza. Se tu vuoi fare il vigile del fuoco, devi mettere una tuta ignifuga e il casco: non puoi rifiutarti perché secondo te fa male alla salute. Se non vuoi mettere quelle protezioni, non vai a fare il vigile del fuoco. Nessuno ti ha chiesto di farlo. È una questione di scelte. Oggi abbiamo un solo modo per proteggerci dalla pandemia e proteggere chi assistiamo: vaccinarci. Se non vuoi farlo, vai a fare un altro mestiere».

Forse dovremmo fare di più sul fronte delle indagini genomiche, per monitorare l’evoluzione di questo virus: perché ne facciamo così poche rispetto agli altri Paesi?

«Perché dobbiamo investire di più. Abbiamo investito poco nelle analisi di sequenziamento: per fare questo sono necessarie delle macchine specifiche molto costose, ci vogliono delle competenze importanti, quindi non è una cosa così semplice. È fondamentale monitorare l’evoluzione del virus, ma noi lo facciamo solo sull’1,2% del totale dei tamponi isolati. Altri paesi con me l’Inghilterra arrivano abbondantemente oltre 10%. Eppure le raccomandazioni dell’autorità sanitaria europea sono quelle di arrivare almeno al 5%, tendendo al 10%. È evidente che bisogna investire di più, ma non possiamo recuperare in un anno e mezzo quello che non abbiamo fatto negli ultimi trenta».

Ora però ci sono i soldi del Recovery fund.

«Speriamo di poterli spendere bene, quei soldi. Da quello che sento, non mi sembra che ci siano buone idee... Ma vedremo».

Sul mix vaccinale qualcuno ha delle perplessità, perché ci sono pochi dati.

«Chi pensa che ci siano pochi dati è libero di non vaccinarsi, ma dovrà prepararsi a subire le conseguenze di questo virus che tornerà a circolare sicuramente in maniera più incisiva in autunno. Io un rischio del genere non lo voglio correre».

Il mix funziona bene secondo lei?

«Il mix funziona anche meglio, probabilmente, in alcune situazioni. Naturalmente non dobbiamo procedere sulla strada dell’eccezionalità che stiamo vivendo oggi. In futuro si procederà con il richiamo dello stesso vaccino».

Quale sarà il futuro del vaccino Astrazeneca?

«L’opinione pubblica ormai ha un’idea, secondo me sbagliata, che questo tipo di vaccino non sia sicuro. Puoi produrre l’automobile più veloce del mondo, quella che va meglio degli altri, ma se poi la gente non la compra perché non ha una buona immagine, è inutile».

Il 28 giugno ci toglieremo la mascherina all’aperto: lei cosa ne pensa?

«Credo che sia stata una decisione di buon senso. Forse andava tolta anche prima. A me dispiace perché l’Italia deve sempre rincorrere gli altri Stati. La Francia toglie la mascherina e allora la togliamo anche noi. Avremmo potuto dire che al raggiungimento del 50% di italiani che hanno avuto almeno una dose di vaccino si poteva togliere la mascherina all’aria aperta. Invece abbiamo tolto la mascherina in modo da far sembrare che rincorriamo quello che hanno già fatto Francia e Germania. C’è poca programmazione e molta improvvisazione».

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