Crisi climatica
Le città in trincea

Ondate di calore e periodi prolungati di siccità; piogge molto intense, concentrate in brevi periodi, con aumento di rischi di alluvioni, allagamenti e frane; forti venti, trombe d’aria e violente burrasche. Le città sono particolarmente esposte ai rischi della crisi climatica determinata dalle emissioni umane di gas serra. Devono diventare protagoniste di politiche e misure di adattamento, per le quali è indispensabile l’azione locale.

Pensare globale, agire locale. L’adesione di 26 città, tra le quali Bergamo, alla Dichiarazione per l’adattamento climatico delle «green city» – avvenuta il 16 luglio a Milano alla seconda Conferenza nazionale delle green city al Politecnico – è un primo passo nella giusta direzione.

Le città sono in prima linea in un Paese in trincea. L’Italia è morfologicamente molto vulnerabile ed esposta ai gravi effetti della crisi climatica. È al secondo posto (fonte: Commissione europea, 2018), dopo la Germania, per le conseguenti perdite economiche, calcolate, nel periodo 1980-2016, in oltre 63 miliardi di euro. Nel complesso, i danni registrati in Europa, provocati da fenomeni meteorologici e altri eventi estremi legati al clima, hanno superato i 436 miliardi di euro. A fronte di tali impatti, a livello europeo, solo il 26% delle città ha realizzato un piano di adattamento climatico, il 17% un piano congiunto per mitigazione e adattamento.

Nel mondo, purtroppo, le emissioni umane di gas serra continuano ad aumentare. Le nefaste politiche negazioniste degli Usa di Trump e l’incessante espansione industriale – perlopiù secondo il vecchio e insostenibile modello di sviluppo già percorso dall’Occidente – di enormi Paesi come Cina e India non aiutano a migliorare la situazione. Dopo tre anni di stabilizzazione, nel 2017 (+527 megatonnellate) e nel 2018 (+565) le emissioni mondiali sono cresciute di nuovo (fonte: International Energy Agency, 2019). La crisi climatica si sta aggravando. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è in continuo aumento e ha superato le 415 parti per milione. La temperatura media globale è già circa 1°C sopra i livelli di fine Ottocento, come confermano i dati di ben quattro centri meteorologici internazionali (Nasa, Hadley Centre, Noaa, Japan Agency).

Gli effetti della crisi climatica dureranno per molti decenni. Come ha documentato, nell’ottobre scorso, l’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, anche se le emissioni di gas serra dovessero diminuire per tendere all’obiettivo di «solo» più 1,5°C, per l’effetto cumulativo della permanenza in atmosfera la temperatura globale continuerebbe a crescere ulteriormente. Se le emissioni globali che, da due anni, sono salite di nuovo, non dovessero diminuire o diminuissero poco, l’aggravamento della crisi climatica sarebbe peggiore.

Si calcola che il riscaldamento futuro nella regione del Mediterraneo supererà il tasso globale del 25%, con il riscaldamento estivo superiore del 40% della media mondiale. Recentemente il Programma europeo Copernicus ha pubblicato i dati delle temperature dello scorso giugno: si è trattato del più caldo in Europa da quando esistono le misurazioni, con temperature di circa 2°C superiori alla norma. Nella regione del Mediterraneo un riscaldamento globale «conforme a Parigi» di 1,5°C è probabile che comporti un aumento di 2,2°C delle massime diurne, associato a eventi più frequenti di alte temperature e ondate di calore.

Le città generano il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica. Quelle italiane saranno ancora più pesantemente danneggiate dalla crisi climatica. Gli impatti dei fenomeni atmosferici estremi hanno già colpito gravemente i Paesi dell’area mediterranea e tendono a peggiorare, con aree di calore più intense e concentrate in brevi periodi, con aumento dei rischi di alluvioni, allagamenti, frane, forti venti, trombe d’aria e violente burrasche.

Le città devono essere protagoniste nella lotta alla crisi climatica. Gran parte della popolazione vive lì, dove si concentrano le attività e i comportamenti che generano il 71-76 per cento delle emissioni di gas serra. Lì ci sono i maggiori impatti della crisi climatica, ma anche le idee innovative e le soluzioni già oggi disponibili per affrontarla. «Le dieci proposte della Dichiarazione – dichiara il bergamasco Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, organizzatrice delle Conferenze delle “green city” – forniscono indirizzi aggiornati per città più resilienti e meno vulnerabili, più capaci di affrontare i cambiamenti climatici con gli interventi, necessari e possibili, per prevenire e limitare rischi e danni».

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