Autonomia e sovranismo
non sono compatibili

La richiesta di autonomia differenziata avanzata dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ha posto il governo, nonostante i tentativi mediatici di mascheramento e ridimensionamento del problema, in evidenti difficoltà. Il presidente del Consiglio Conte ha proposto alcune modifiche al progetto, evidenziando possibili aspetti d’incostituzionalità della riforma e richiamando l’attenzione sulla necessità di assicurare gli interessi del Sud del Paese e tutelare l’unità nazionale. La ferma posizione assunta dai governatori di Veneto e Lombardia, per nulla disposti a subire una modifica del loro progetto, sta tuttavia mettendo in serie difficoltà Matteo Salvini.

Sta emergendo, infatti, l’inconciliabilità tra le posizioni sovraniste assunte dal ministro degli Interni e le istanze federaliste che provengono da ambienti della Lega di cui è segretario. Il sovranismo, a differenza del federalismo, tende ad accentrare l’esercizio del potere contrapponendosi alle autorità sovranazionali e, al contempo, annullando le stesse spinte autonomiste interne. Gianfranco Miglio, riconosciuto ideologo della Lega, in uno dei suoi ultimi scritti «Oltre lo Stato nazione: l’Europa delle città» (2001), affermava: «L’idea sovranista esprime una ossessione tutta ideologica, per l’unità, per la reductio ad Unum.

Oggi, invece, si tratta di organizzare politicamente le differenze, di valorizzarle e di difenderle, non di annullarle. Qualcuno pensa ancora che basti un confine per difendere le identità. Economicamente e tecnologicamente i confini non esistono più: permangono solo come espressione simbolica – politica e militare a un tempo – di un mondo che sta per finire». Se Salvini si fosse ispirato al pensiero di Miglio si sarebbe ben guardato dal parlare di confini e di muri e dall’avere rapporti preferenziali con il sovranista ungherese Orban e con il leader della destra francese Marie Lepen. Sta di fatto, però, che Salvini, proprio grazie alle sue scelte politiche ispirate al sovranismo, ha visto incrementare il proprio successo. La recente linea politica d’ispirazione federalista assunta dai governatori del Nord, pone però Salvini in un’evidente grande difficoltà. Per non contraddire le proprie originarie posizioni federaliste, ha infatti la necessità di appoggiare le Regioni del Nord nel loro disegno autonomista; nello stesso tempo, in virtù del suo dichiarato sovranismo – che gli ha portato molte adesioni al Sud dove era praticamente assente – è obbligato a impegnarsi per tutelare anche gli interessi delle Regioni meridionali.

Tale contraddizione potrebbe creargli non poche difficoltà sul piano dei rapporti all’interno della Lega, e non solo, a meno che si renda protagonista di un progetto politico di più ampio respiro tendente a soddisfare gli interessi dell’intero Paese. Questo progetto potrebbe essere rappresentato dalla elaborazione di una riforma organica della Costituzione, in parte ispirata a quella a suo tempo proposta da Miglio, sulla quale cercare di far convergere un diffuso consenso in Parlamento. Del resto, a prescindere dall’ipotesi della creazione di tre macroregioni, alla proposta di Miglio si sono ampiamente ispirate in passato le riforme costituzionali del governo Berlusconi del 2006 e quella del governo Renzi del 2016, entrambe bocciate da un referendum popolare. Si tratterebbe, ora, per Salvini di farsi protagonista di un progetto di riforma innovativo, capace di tenere insieme un deciso riformismo d’ispirazione federale, nel pieno rispetto delle prerogative di un forte Stato centrale. Di fronte alle enormi difficoltà che s’incontrano oggi nella gestione della macchina pubblica, il ricorso ad un’organica e moderna riforma costituzionale rappresenterebbe la principale e più urgente soluzione per un radicale cambiamento del Paese sul piano economico, politico e sociale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA