Coronavirus, truffare
gli anziani è ignobile

Sono reati vigliacchi e cattivi già in tempi ordinari, perché colpiscono senza pietà persone fragili e spesso sole. A Bergamo e in provincia nel 2019 truffe domestiche e frodi informatiche ad anziani sono cresciute dell’11,29%, a fronte di una diminuzione complessiva del 12,81% dei reati a danno di persone con più di 65 anni. I truffatori si ingegnano nell’inventare nuove modalità per riuscire a farsi aprire la porta: dai finti tecnici del gas alle finte forze dell’ordine fino ai finti esattori delle tasse, vestiti con divise camuffate.

Azioni indegne. Ma questi ladri non si fermano davanti a niente e con fredda razionalità aggiornano le tipologie d’azione al cambiamento dei tempi. È successo incredibilmente anche con l’insorgere dell’emergenza coronavirus: lunedì scorso in Veneto finti addetti dell’Azienda di tutela della salute (Ats) si sono presentati in abitazioni di anziani con l’inganno di doverli sottoporre a un tampone per verificare la presenza della malattia. La truffa ha giocato anche sulla paura dei destinatari, che appartengono alla categoria d’età più facilmente infettabile dalla patologia.

Subito è scattato l’allarme anche nella Bergamasca. Ma non è bastato. La truffa si è compiuta martedì ad Albino. Alla porta della casa di un’anziana, che abita a Selvino con il fratello in quel momento assente, ha suonato un uomo con una giacca simile a quella della polizia locale e con un termometro digitale. Si è presentato così: «Signora, deve provare la febbre, ma se ha dei soldi in casa me li consegni che li sterilizzo: il virus potrebbe attaccarsi alle banconote». Lo sciacallaggio va a segno: il ladro si allontana con 700 euro in contanti. Non è una gran somma, relativamente a truffe precedenti, ma il colpo lede la dignità della persona che, derubata, deve vivere anche il senso di colpa per essere cascata nell’inganno e aver creduto in buona fede all’ignobile truffatore. Come definire altrimenti chi specula sulla paura del coronavirus?

Gli anziani spesso hanno qualità caratteriali delle quali sono prive le persone più giovani: un’ingenuità disarmata (secondo il grande scrittore Victor Hugo «l’ingenuità è il volto della verità»), la fiducia nel prossimo, al quale si affidano, e l’incanto dei bambini. Alcuni anni fa alla porta di una vedova di 90 anni a Bergamo due giovani si presentarono come figlie di un lontano parente deceduto, la cui famiglia aveva interrotto i rapporti con l’anziana. La porta si aprì, la donna fece accomodare le ospiti in cucina e offrì loro il caffè. Iniziò un dialogo con molte reticenze da parte delle due giovani. Una chiese di poter andare in bagno e invece si infilò nella sala e in due camere da retto, raccattando un po’ di argenteria, qualche gioiello e poco denaro. La refurtiva, raccolta in uno zaino, fu lasciata fuori dalla porta dell’appartamento. Le due giovani si accomiatarono in fretta. Quando la vedova scoprì la truffa, ci rimase male: non per gli oggetti rubati ma per quella che le era sembrata una bella storia, la visita di parenti che non si erano fatti più vedere. Ledere questi sentimenti è forse più grave della sottrazione di gioielli e soldi.

A Bergamo sono state messe in campo diverse iniziative di prevenzione: opuscoli informativi, incontri per spiegare come diventare consapevoli dei rischi e, recentemente presentati in prefettura, minispot col supporto delle forze dell’ordine. Al progetto hanno collaborato diverse realtà e speriamo che ottenga i risultati prefissati. Ma chi tenta e realizza truffe agli anziani porta la grave responsabilità di una grande vigliaccata. Gli anziani sono un patrimonio umano e culturale che va protetto, custodi del tempo. E non devono sentirsi in colpa se cascano nell’inganno. La colpa, e pesante, è degli ignobili truffatori, che speculano persino sul coronavirus.

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