Genova spezzata
La pazienza è finita

«La pazienza è finita» dicono i cittadini genovesi, a cominciare dagli sfollati dei quartieri della zona rossa, quelli sottostanti il Ponte Morandi, a due mesi e dieci giorni dalla tragedia. Il balletto dei commissari è proseguito fino a ieri. Ora finalmente è stato deciso che questo ruolo delicatissimo verrà assegnato al sindaco Marco Bucci, classe 1959, laureato in farmacia ed ex manager dell’industria farmaceutica.

Scelta felice quella del governo, perché Bucci è un coriaceo genovese (anche se ha vissuto molto all’estero) con la testa da organizzatore che conosce bene la sua città. Sarà lui il sindaco della ricostruzione», perché a Genova c’è un clima da dopoguerra, con la città spezzata in due e la sua economia semiparalizzata. Il neocommissario ha promesso un nuovo viadotto in un anno, al massimo sedici mesi. Ma qui è lecito avere qualche dubbio. Come è possibile, se la sola rimozione dei detriti richiede almeno dodici mesi? Bucci non sa nemmeno quale sarà il progetto e quali saranno i protagonisti della ricostruzione, dopo che la società Autostrade, sotto accusa per il crollo, è stata definitivamente esclusa da ogni ruolo.

Il problema è che la ricostruzione del ponte è solo uno dei problemi che dovrà affrontare Bucci. C’è la questione degli sfollati, che in gran parte non hanno ancora visto gli alloggi definitivi e che non possono nemmeno recuperare le loro cose nei vecchi appartamenti nella zona rossa.

Ci sono settantamila genovesi, quelli che abitano nei quartieri di Ponente, ancora isolati dal resto della città, con il sistema dei negozi e dei servizi in crisi. C’è tutto il sistema stradale e ferroviario che va ricalibrato o ricostruito in molte sue parti, per evitare il collasso di una città mercantile il cui traffico portuale equivale a quello di tutti gli altri porti italiani messi assieme.

Ma il tempo passa, lento, scandalosamente lento e ancora si vede poco all’orizzonte. Simbolo di questa lentezza è quel «decreto Genova» che il premier Conte aveva promesso si sarebbe attuato in tempi brevissimi. E invece il provvedimento era approdato al ministero dell’Economia e della Finanza del tutto privo di coperture finanziarie: con i puntini di sospensione al posto delle cifre, sottoposto a un supplemento di indagine dalla Ragioneria dello Stato per la ricerca dei finanziamenti necessari.

Davanti a una tragedia nazionale si sta verificando quello che non volevamo proprio che si verificasse: una fiera degli annunci. A cominciare dal progetto del nuovo ponte. Quello di Renzo Piano, una struttura supermoderna con lampioni avveniristici dedicati alle vittime e una zona per il passaggio pedonale, non è piaciuto a Beppe Grillo, che gli ha contrapposto un progetto con una «struttura multifunzionale» comprendente attività commerciali e via dicendo, una sorta di centro commerciale sospeso nel vuoto. E così il dibattito prosegue, anche se Bucci ha dichiarato di apprezzare più quello di Renzo Piano (un signore che ha costruito l’aeroporto di Osaka, che collega un’isola artificiale della baia giapponese con la terraferma attraverso un viadotto di tre chilometri realizzato su undici milioni di colonne di sabbia).

I genovesi avevano creduto nelle istituzioni, come dimostrano gli applausi ai rappresentanti di governo ai funerali delle vittime. Ma ora «la pazienza è finita». Sta a Marco Bucci, al loro coriaceo concittadino, fargliela riacquistare.

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