Giulia, bellezza
di una fede viva

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita» (Papa Francesco, Christus Vivit, 1). Il vibrante esordio con cui Papa Francesco apre la recente esortazione apostolica, risuona con rinnovata gioia per la nostra Chiesa di Bergamo, che proprio oggi apre il processo di beatificazione di una sua giovane figlia, Giulia Gabrieli. L’inizio di una causa vuole essere un segno molto semplice, discreto, che mantiene il sapore prudente degli inizi.

Nello stesso tempo porta con sé la possibilità per la nostra comunità cristiana di tornare a guardare con animo grato e riconoscente ai frutti di bene e di santità che ancora sa generare. Anche la Parola di Dio che il profeta Isaia ci riporta nella prima lettura di oggi ci incalza: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19). La giovane età di Giulia è un fatto significativo e provocante e ci permette di riscoprire il binomio «santità e giovinezza» nel loro reciproca relazione.

Anzitutto è la stessa età della giovinezza che porta in sé alcune delle caratteristiche della santità cristiana. Noi adulti, siamo soliti significare la giovinezza come l’età della vita nella quale permanere («beato te che sei giovane»), o nella quale sarebbe bello ritornare, perché intesa come sinonimo di pochi impegni, di spensieratezza e divertimento. La testimonianza della giovane Giulia, ci restituisce la giovinezza nel suo valore più autentico e radicale di età della decisione, del dare forma alla propria vita in risposta a quelle promesse di bene che si sono riconosciute e che spingono avanti verso un futuro che risuona come appello a spendersi e a mettersi in gioco. Il desiderio di autenticità e di coerenza a cui spesso i giovani richiamano noi adulti, è il segno di un momento della vita che non indugia a compromessi, in cui permane la spinta e l’attrazione verso ciò che conta davvero. Anche l’entusiasmo, la gioia e la passione con cui i giovani affrontano le sfide che la vita sottopone loro, raccontano dello stile della santità cristiana. Allo stesso modo possiamo dire che è la santità che rende giovani, ossia garantisce la perenne giovinezza della fede. Paradossalmente l’adulto nella fede è colui che custodisce la giovinezza dello spirito.

Il suo esempio ha dunque un duplice valore: per i giovani diventa il segno di una santità possibile da giovani e proprio in quanto giovani. Contro ogni riduzione giovanilistica, sono chiamati a vivere in verità e fino in fondo questa età della vita con tutta la qualità promettente che essa custodisce. Per gli adulti si presenta come risposta al perenne sogno di giovinezza, rimandando a ciò che veramente mantiene giovani oltre i nostri tentativi, spesso goffi, di maquillage. Per entrambi infine è un invito a prendere consapevolezza che quello che siamo lo costruiamo con le nostre scelte, che il dono della santità si accoglie giorno dopo giorno, che è da giovani che si sceglie l’orizzonte alto della vita. La testimonianza umile, quotidiana e normale di Giulia ci fa vedere che tutto questo è possibile per ciascuno di noi, che non abbiamo alibi o pretesti per continuare a rimandare la sfida di una vita piena, per cui alla fine possiamo dirci contenti di averla vissuta. Il valore di una testimonianza così penso sia proprio questo suo essere accessibile, imitabile. Giulia stessa ha avuto bisogno di riferimenti, di modelli: in particolare la vicenda della beata Chiara Luce Badano è stata per lei di aiuto e di confronto. È molto bella questa contagiosità del bene, questo nutrirsi di esempi santi.

Anche l’esperienza del male, che Giulia ha vissuto nella forma della malattia e della sofferenza, ci toglie ogni pretesto per evitare il nostro coinvolgimento: non c’è condizione che si sottragga alla possibilità di scegliere il Vangelo e di vivere con umiltà e fiducia quanto la vita ci riserva. La sua relazione con il Signore semplice e profonda, a volte anche combattuta, ci testimonia la bellezza di una fede non preconfezionata, ma viva, drammatica e passionale, che non resta a lato della nostra storia concreta, ma continuamente la avvolge, la investe, la pervade. Confidiamo che la storia di Giulia sia riconosciuta come esemplare e degna di venerazione, ma speriamo soprattutto che essa porti frutti di santità in tanti altri giovani.

*Vice Postulatore

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