Il turismo nazionalista
fra salute ed economia

Per l’ Austria il turismo vale come per l’ Italia: il 15% del Pil. La Germania è il cliente preferito e questo spiega l’ accordo con Berlino di riaprire le frontiere. Contatti in tal senso sono in corso con la Svizzera e con tutti i Paesi verso est tranne che a sud. L’ Italia è percepita ancora in difficoltà. I camion dell’ esercito per i defunti di Bergamo rimangono nell’ immaginario collettivo e ci vorrà del tempo perché vengano dimenticati. Ma l’ Austria ha nell’ Alto Adige la sua parte di Tirolo mutilata e quindi non è insensibile al grido di dolore dei fratelli separati.

Da qui l’ eccezione: i turisti tedeschi possono andare in Italia ma poi non possono fermarsi al ritorno in Austria. Bolzano ha festeggiato e subito annunciato che prima dell’ inizio della stagione, i dipendenti del settore turistico, gli albergatori e le loro famiglie saranno sottoposti ai test di controllo. Un’ opzione riservata anche agli ospiti, per chi lo vorrà. Di questa apertura i primi a rallegrarsi saranno Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Sono regioni dove l’ epidemia è stata affrontata con successo e i numeri dicono che è in calo constante. Grado, Lignano Sabbiadoro, Caorle, Jesolo sono località dove il turista austriaco è di casa con un’ incidenza sino al 70% complessivo. Se Vienna chiude ai propri cittadini nella speranza che facciano vacanza in casa propria, a queste località non resta che l’ ospite tedesco È evidente che occorre una campagna di informazione. Il ministero degli Esteri deve promuovere il turismo con un messaggio chiaro: garantiamo con i fatti la sicurezza sanitaria.

Gli stessi austriaci hanno già annunciato che tutto il personale che lavora nelle attività alberghiere e di ristorazione in Austria verrà sottoposto regolarmente ogni settimana ai test, 65 mila per l’ esattezza. La parola d’ ordine è: se volete il massimo di sicurezza venite in Austria. Sembra che anche a Jesolo abbiano capito la lezione e si programmano ingressi numerati con il braccialetto elettronico che dà allarme quando la distanza scende a meno di un metro e mezzo. Poiché asiatici e americani quest’ anno difficilmente arriveranno, occorre puntare sul turismo interno e su quello europeo. L’ immagine di un Paese in grado di controllare la pandemia è determinante. Il vice direttore dell’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ italiano Ranieri Guerra ritiene il sistema sanitario italiano all’ altezza delle sfide e consiglia gli italiani a trascorrere le proprie vacanze nel proprio Paese.

E tuttavia non basta. Occorre offrire un pacchetto che offra al primo posto la certezza di poter essere garantiti sul piano dell’ assistenza e prevenzione. Solo questo può convincere il turista che un viaggio in Italia non mette a rischio la sua salute. Va messo nel conto che ogni Paese cercherà di indurre i propri cittadini a non varcare i confini. Il motivo è chiaro occorre rilanciare il Prodotto interno lordo e in un momento di crisi anche il turismo nazionale aiuta.

Vale anche per la Germania che si prepara al tutto esaurito sulle spiagge del mar Baltico e del Mar del Nord. Di certo le spiagge mediterranee sarebbero preferite ma vince l’ idea che del sistema tedesco ci si può fidare perché affidabile. L’ Italia è bella ma ballerina. Se guardiamo i programmi per uscire dalla crisi scopriamo che a Vienna come a Berlino si dicono le stesse cose che in Italia. A Vienna si afferma un programma di 2 miliardi e mezzo per il risanamento degli edifici scolastici e la digitalizzazione, si proclama l’ autarchia per attrezzature mediche e tamponi, si sostengono le imprese per evitare fallimenti. Tutto come a Roma. Con una sola differenza. La macchina esecutiva in Italia si inceppa frequentemente. Il tempo delle parole è finito: valgono i fatti.

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