La Costituzione
prova di Maturità

Ha suscitato meraviglia, come succede d’altronde per ogni novità che viene introdotta negli esami di maturità, il fatto che dal prossimo anno la prova orale di tali esami comprenda anche la materia «cittadinanza e Costituzione». Invece, ciò non dovrebbe generare alcun sentimento di sorpresa. Vale la pena di ricordare che in tutta Europa gli ordinamenti scolastici nazionali, pur con denominazioni diverse, considerano di estrema importanza l’insegnamento di educazione civica.

A tal punto che in alcuni Paesi europei tale insegnamento vale quanto quello dell’italiano o della matematica nella nostra scuola. Si tratta infatti di una materia obbligatoria, che va studiata separatamente dalle altre, con una valutazione autonoma, che fa poi media nella votazione finale dello studente.

D’altronde l’insegnamento dell’educazione civica fu da noi introdotto da Aldo Moro, che come ministro della Pubblica Istruzione lo volle con forza, sottolineando quanto fosse essenziale la conoscenza della nostra Carta costituzionale «al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano». In questa sede non è ovviamente il caso di ricordare come, negli anni, questo insegnamento abbia subìto periodici cambiamenti, sia sul piano della denominazione che su quello dei contenuti e della collocazione.

Detto questo, è bene salutare con favore la decisione di far assurgere «cittadinanza e Costituzione» ad argomento della prova orale di Maturità. Essa rappresenta un modo quanto mai adeguato per celebrare il traguardo dei 70 anni della nostra Carta costituzionale. Soprattutto se l’esame finale rappresenterà l’esito di un percorso di studi attraverso cui i valori e i principi, custoditi in quel prezioso scrigno che è la nostra Costituzione, riusciranno finalmente a diventare patrimonio imprescindibile dei giovani studenti e futuri cittadini del nostro Paese.

Ogni nuova generazione, infatti, deve sentire con orgoglio il dovere civico di appropriarsene. Deve cioè acquisire la consapevolezza che la Carta costituzionale della Repubblica italiana è la legge fondamentale del nostro Paese, «la legge delle leggi».

Da questo punto di vista, suscita peraltro qualche perplessità il fatto che, sul piano dell’organizzazione didattica, si smarrisca quell’indispensabile autonomia che era propria dell’insegnamento dell’educazione civica, così come il suo specifico monte ore mensile. Le modalità effettive con cui conseguire gli obiettivi dell’educazione alla convivenza civile, infatti, sono ora affidate «ai docenti, collegialmente e individualmente», attraverso la promozione di attività innovative o la valorizzazione degli insegnamenti tradizionali. Modalità che potrebbero anche risultare dispersive e che dovranno, quindi, implicare un coordinamento adeguato.

Negli anni, comunque, si riusciranno senz’altro a individuare le strategie opportune per evitare di correre tale rischio e di perdere di vista quanto la nostra Costituzione sia stata e continui ad essere essenziale per la libertà e il pieno sviluppo delle persone e della società.

Anche perché, come ci ha insegnato il professor Paolo Grossi, presidente emerito della Corte costituzionale, «i valori decifrati dai nostri Padri costituenti non sono un numerus clausus, ma sono aggiornabili in relazione all’evoluzione sociale. I valori si muovono con il costume del popolo, con il progresso della storia: lentissimamente, ma si muovono». E proprio in quest’ottica si colloca la scelta della nostra Università di chiamare il professor Grossi a tenere la prolusione per l’inaugurazione del 50° anno accademico.

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