L’Elemosina del Papa
La carità in azione

Ha destato scalpore e polemiche l’iniziativa di Konrad Krajewski, 55 anni, il secondo più giovane cardinale del sacro collegio, di calarsi in un tombino per riattivare l’elettricità a uno stabile occupato nel centro di Roma da italiani e immigrati, 500 persone, di cui un centinaio bambini. Da alcuni giorni erano al buio e al freddo di questa anomala primavera, alcuni piccoli bisognosi di macchinari sanitari rimasti senza corrente. Su questi «inquilini» grava una morosità di 300 mila euro. Lui, polacco, nominato elemosiniere di Sua Santità nell’agosto 2013 da Papa Bergoglio, da poco eletto pontefice, non si è scomposto, avendo un compito preciso. L’Elemosineria apostolica è l’ufficio della Santa Sede che esercita la carità verso i poveri a nome del Papa, organizzata dal Beato Gregorio X (1271-1276).

Non destano invece scalpore le condizioni in cui languono quelle persone, come tante altre, troppe. Il Vaticano le conosce perché in quell’edificio, di proprietà del Fondo immobili pubblici, invia ambulanze, medici e viveri: «Stiamo parlando di vite umane - ha commentato il cardinale sull’Osservatore Romano - e siamo nel cuore di Roma. Quasi cinquecento persone abbandonate a sé stesse, famiglie che non hanno un posto dove andare, gente che fatica a sopravvivere». Ecco allora la necessità di interrogarsi: «Perché sono lì, per quale motivo? Come è possibile che delle famiglie si trovino in una situazione simile?». Intanto in procura è stata presentata una denuncia contro ignoti per furto di energia, dalla società Areti Spa che nei giorni scorsi aveva interrotto le forniture nello stabile a causa del debito accumulato dal 2013. Ma il cardinale si prende le sue responsabilità, sia per l’azione compiuta che per quei 300 mila euro: li pagherà l’Elemosineria. Un giusto richiamo al rispetto delle regole era arrivato anche dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma chi è senza soldi e lavoro ha solo la possibilità di un aiuto. E a proposito di regole, da 16 anni Casa Pound occupa un edificio pubblico nel centro della Capitale e ne ha fatto la propria sede.

Il cardinale Konrad Krajewski è noto ai senzatetto di Roma come «don Corrado». Ogni notte gira la metropoli con un furgoncino bianco e distribuisce viveri, soldi, coperte ed altri aiuti. Ogni mattina invece l’Elemosineria è aperta dalle 9 alle 13 per accogliere le richieste delle persone bisognose e cercare una risposta. Da quando Bergoglio è salito al soglio di Pietro, i senzatetto possono dormire all’aperto sul territorio della Santa Sede e l’elemosiniere ha aperto un nuovo dormitorio, e, sempre per volontà del Papa, nella zona del colonnato di San Pietro una barberia, un servizio docce, un presidio medico. Ma i senzatetto, come tutte le persone, hanno diritto anche al divertimento e alla bellezza, così «don Corrado» li ha portati al circo e a visitare la cappella Sistina. Nelle domeniche estive i poveri, insieme a un gruppo di disabili, vengono accompagnati al mare, vicino a Polidoro, e la giornata si chiude con una pizza insieme.

Ma per capire di che pasta è fatto il cardinale polacco, devoto di San Giovanni Paolo II, al quale fu vicino, basterebbe un episodio: nel 2017 seppe dell’arrivo, attraverso i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio, di marito e moglie siriani. Mise a disposizione della coppia l’appartamento che il Vaticano gli aveva concesso oltre le mura leonine e si trasferì anche a dormire nel suo ufficio. Le reprimende che gli rivolgono ora le istituzioni sono fuori misura. La carità è una virtù teologale per i cristiani e non può essere messa in discussione.

Solo a Roma, secondo un dossier Caritas, ci sono 14 mila senzatetto, tra i quali molti italiani che hanno perso lavoro, casa e affetti. A Milano sono 3 mila. Le istituzioni dovrebbero rispondere alla domanda di «don Corrado»: «Perché sono lì, per quale motivo?». A ciascuno la sua parte.

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