L’Italia corrotta?
Percezione e danni

L’Italia è il più corrotto fra i 36 Paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: l’85% degli italiani ritiene infatti la politica corrotta, senza distinzioni. La classifica è stata citata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede durante un intervento alla Camera e in Senato. «La corruzione in Italia - ha aggiunto il Guardasigilli - non ha bisogno di essere raccontata, perché si vede a occhio nudo e si vede ogni volta che, dopo un terremoto, crolla una scuola o un ospedale.

Dietro quel crollo non c’è solo un evento naturale, ma si scopre che dietro c’è una mazzetta». Le affermazioni hanno provocato la protesta delle opposizioni, per la generalizzazione dei contenuti. Al punto che il ministro ha poi dovuto fare retromarcia: «Se c’è stato un equivoco sono pronto a chiarirlo, non era mia intenzione dire che ogni volta che c’è un’opera pubblica c’e aria di corruzione attorno. Non lo direi mai». La classifica citata da Bonafede si basa sulla percezione dei cittadini, non ha un fondamento scientifico definito dal numero di condanne e di denunce per corruzione. Non definisce cioè quella reale. Nella graduatoria di Transparency International (la più citata) risultiamo addirittura al 69° posto al mondo, sotto dittature africane e appena sopra Stati quali l’Arabia Saudita.

Nei giorni scorsi l’Eurispes ha promosso un convegno sul tema, spiegando che le classifiche stilate sulla percezione hanno un valore molto relativo ma rischiano di creare danni all’economia in termini di possibili investimenti mancati dall’estero. Un autolesionismo che va arginato. Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ha denunciato «la scarsa affidabilità degli indici di percezione della corruzione, che non misurano il fenomeno, ma solo l’impressione che se ne ha. L’individuazione dei veri numeri è uno dei temi importanti. Chi studia il fenomeno per misurarlo deve necessariamente avere un approccio scientifico». Uno studio della Banca d’Italia dimostra come giorno per giorno, provincia per provincia, le risposte a domande sulla percezione siano fortemente influenzate da quanto e come i media riportano episodi o notizie sulla corruzione, spesso corredati da un dato falso: il costo del fenomeno criminoso in Italia sarebbe di 60 miliardi all’anno, ben un terzo di quello totale dei Paesi Ue. Dato improbabile, ma tant’è. Un altro studio, questa volta dell’Eurobarometro e dell’Istat, sintetizza bene la situazione: l’Italia è tra gli Stati con la percezione più alta del problema corruzione ma paradossalmente in Europa con l’incidenza più bassa delle esperienze personali di corruzione. Solo 1,2% delle famiglie italiane è stato coinvolto direttamente in episodi corruttivi negli ultimi 12 mesi. L’Eurobarometro ha calcolato gli episodi di corruzione diretti e indiretti: ne risulta una classifica dove siamo all’ottavo posto su 27 Paesi Ue.

La distanza tra percezione e realtà ci caratterizza anche in altri ambiti: nella sicurezza per esempio (cala il numero di reati ma aumenta la paura). Inoltre c’è la convinzione che la percentuale di chi è senza lavoro sia del 49% invece del 12% reale, che gli stranieri siano il 26% della popolazione complessiva anziché il 9%, i musulmani il 20% invece del 3%.

Il ministro Bonafede, cogliendo lo spirito dei tempi, ha detto tra l’altro che è inutile parlare di dati perché quello che conta è la percezione. Non è il solo a pensarla così. Basta ascoltare dibattiti pubblici e leggere i commenti sui social, dissociati dalla realtà, il cui perimetro è definito anche dai numeri. Prevale invece l’emotività (al punto che la Cassazione nell’inaugurazione dell’anno giudiziario ha chiesto uno stop alle «riforme emotive») sulla razionalità. Così viene raccontata un’Italia peggiore di quello che è, nella realtà.

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