L’umanità della scienza
lezione da ricordare

Pace, giustizia, sviluppo, rispetto della dignità delle persone e dei popoli: una nuova età dell’oro quella che il Capo dello Stato chiede di perseguire ai giovani bergamaschi stipati nel Seminario per ascoltarlo mentre traccia con ispirata lungimiranza il modo in cui vorrebbe che costruissero il loro futuro. Senza confondere i fatti con le opinioni, e perseguendo la scienza, certo, ma senza considerarla come l’unico mattoncino in grado di costruire qualcosa di solido.

Serve allora, ammonisce con garbo Sergio Mattarella, una scienza «fortemente intrisa di umanità», e, dunque, capace di armonizzarsi ad una visione complessiva dell’uomo, che deve restare la bussola del nostro cercare.

E non è solo per cortesia istituzionale che il Presidente della Repubblica cita l’impegno dei ricercatori dell’Istituto Negri nel realizzare farmaci per le malattie rare, necessari anche per una persona soltanto. È questo il genere di impegni che piace a Mattarella, quello che, ancora una volta, riscopre «l’umanità della scienza». In fondo, osserva acutamente il Capo dello Stato, i bisogni degli uomini, nel corso della Storia, non sono mai cambiati: acqua, cibo, condizioni ambientali favorevoli, legati a doppio filo a dignità, libertà, solidarietà. Scienza, coscienza, intelligenza (anche quella artificiale) e pensiero umano. Cita Gibran, ma la «ricetta» per scoprire la primavera nel cuore dell’inverno e l’alba nel buio della notte, è tutta qui. Per tutti noi, non solo per i giovani che l’hanno applaudita a lungo, una lezione davvero magistrale.

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