Movimenti neonazisti
L’Europa in allerta

L’assalto al Congresso degli Stati Uniti dello scorso 6 gennaio ha un precedente recente in una democrazia occidentale. Il 30 agosto 2020 trecento aderenti al movimento «Querdenken», i negazionisti del Covid - la maggior parte appartengono a gruppi di estrema destra - tentarono di fare irruzione nella sede del Bundestag, il Parlamento federale tedesco a Berlino. Ma allora lo sfregio fu reso impossibile dalla cospicua presenza di polizia in assetto antisommossa, al contrario di quanto accaduto a Washington,
dove il «Capitol» era mal presidiato nonostante le previsioni di un attacco circolate su Facebook nei giorni precedenti, organizzato tra gli altri dai «Proud Boys», sigla neofascista di soli uomini che teorizza la violenza e la supremazia sui neri. Ma lo spettro di gruppi estremisti e armati si aggira anche in Europa, in particolare sull’asse Germania-Austria.

Nello scorso dicembre sono state arrestate nei due Paesi cinque persone aderenti a una milizia neonazista paramilitare con scopi eversivi e terroristici pronta a colpire nei due Stati, in possesso nelle abitazioni di 70 fucili tra Kalashnikov, Skorpion e Uzi, oltre ad armi naziste ancora funzionanti, granate, esplosivi e 100 mila proiettili. Gli armamenti erano stati acquistati in Croazia con il provento di traffici di cocaina (le indagini partirono proprio dal commercio di droga).Il canale pubblico tedesco «Zdf» recentemente ha mandato in onda un’inchiesta sull’origine delle armi che risalgono alle guerre della ex Jugoslavia ma provengono anche da altre zone in conflitto: «Non le vendiamo agli islamisti ma a tedeschi e ad altri europei, vengono da tutto il continente con valigie piene di soldi» ha rivelato il venditore, un ex militare croato.

Sono molteplici le sigle che in Germania si rifanno ancora a Hitler. Non solo le armi, ma pure gli stendardi, le divise risalenti all’epoca nazista sono simboli molto ambiti tra gli estremisti di ultra destra, anche austriaci, esposti come trofei nelle riunioni. Tra le sigle sotto osservazione c’è la «Gioventù tedesca fedele alla patria» e appunto i «Querdenken», i negazionisti del coronavirus.

Questa risorgente, nefasta ideologia che si rifà alla peggiore storia europea del ’900 rappresenta un rischio per la tenuta dei sistemi democratici occidentali. Un rischio presente anche in Italia, come denunciato nel marzo scorso dal capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) nella relazione al Parlamento: «Sono emersi insidiosi rigurgiti neonazisti - ha detto Gennaro Vecchione - favoriti da una strisciante, ma pervasiva propaganda virtuale attraverso dedicate piattaforme online. I profili più esposti, come emerge dalla casistica delle azioni, sono quelli dei più giovani. C’è il rischio che anche ristretti circuiti militanti o singoli simpatizzanti italiani possano subire la fascinazione dell’opzione violenta. Il monitoraggio informativo ha posto in luce come - prosegue la relazione degli 007 - accanto a formazioni strutturate e ben radicate sul territorio, si sia mossa una nebulosa di realtà skinhead ed aggregazioni minori, alcune delle quali attive soltanto sul web. Si sono moltiplicati i fronti in grado di esprimere minacce dirette anche al nostro territorio e ai nostri assetti». Una galassia militante frammentata caratterizzata per una comunanza di visione su alcuni temi quali la rivendicazione identitaria estrema ed esclusiva, l’avversione all’immigrazione e alle istituzioni europee. L’episodio recente più inquietante è avvenuto in settimana, quando durante la presentazione online dell’ultimo libro della scrittrice Lia Tagliacozzo, nipote di deportati ad Auschwitz, un gruppo di neonazisti ha provato a interromperla con immagini di svastiche, inni hitleriani e atroci insulti antisemiti. Ma la presentazione è proseguita, non dandola vinta agli invasati patologici, persone ossessionate da complotti e da una visione del mondo paranoica.

Le piattaforme web - sulla quale vengono indottrinati anche gli jihadisti e ispirarono il neonazista Anders Breivik, che nel 2011 in Norvegia uccise 77 persone, in prevalenza giovani - devono dare strumenti per evitare episodi simili. Servono poi indagini e arresti. Ma anche un patto politico e culturale per non dare più cittadinanza a ideologie assassine che non sono ancora morte.

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