Piccoli segnali
per la famiglia

«C’è un desiderio di famiglia e i giovani vanno all’estero a realizzare sogni lavorativi, ma anche familiari. Quindi non solo esportiamo cervelli, ma anche pancioni». Lo ha detto Gigi De Palo, il carismatico leader del Forum delle Associazioni famigliari, confermato presidente proprio nei giorni scorsi. Per suffragare questa sua affermazione De Palo ha riportato i risultati di una ricerca recente molto autorevole, condotta sotto la guida di Alessandro Rosina. Un campione di giovani alla domanda: «Quanti figli vorresti avere», ha risposto al 90%, «due o più figli».

Risposta già di per sé sorprendente. Ma le sorprese non finiscono qui. Alla domanda: «Come ti sei sentito o come ti sentiresti davanti alla nascita di un bambino», il 90% ha scelto la risposta: «Fiero». E all’80% hanno anche detto: «Con più senso della vita». Quando si mette a tema la famiglia, in politica o nei dibattiti, in genere lo si fa per parlare della situazione di crisi in cui si trova. Crisi sia sul piano concreto delle risorse economiche, sia valoriale per l’emarginazione sociale e culturale che ha subito in questi ultimi decenni. Quella ricerca citata da Di Palo invece ci svela una verità che non viene mai raccontata: la famiglia è innanzitutto un desiderio.

Un desiderio che nel nostro Paese è diventato per gran parte delle persone giovani sostanzialmente inattuabile. Per questo continuiamo a sentirci raccontare e a raccontare a nostra volta che il nostro Paese sta perdendo cervelli in fuga verso l’estero, quando in realtà sta soprattutto perdendo la forza vitale di quel desiderio. Contiamo i cervelli che varcano i confini. Nessuno ha mai fatto la conta dei pancioni.

Abbiamo parlato sin qui di famiglie che potrebbero esserci e che non trovano invece la condizione per formarsi, con la drammatica conseguenza di precipitare l’Italia in una crisi di natalità di livelli quasi apocalittici. Bisogna poi parlare anche delle famiglie che già esistono e che in ogni occasione vengono dimenticate dalla politica. È costituita soprattutto di famiglie quella fetta di Italia che vive in povertà che gli statistici definiscono assoluta. Tra le cause di questa povertà infatti, dopo la perdita del lavoro da parte del capofamiglia, c’è proprio la nascita di un figlio. Così nell’Italia del Terzo millennio, sesta o settima potenza del mondo, quello dovrebbe essere la realizzazione di un legittimo e felice desiderio umano si trasforma in dramma.

Quello che manca nella politica come negli opinion leader ad ogni livello è la percezione della gravità di questa situazione e delle conseguenze che determinerà nell’Italia dei prossimi decenni, un’Italia svuotata di giovani. «Siamo in guerra», ha esordito, non a caso, nel suo discorso dopo la conferma alla presidenza del Forum Gigi De Palo. Lo ha ripetuto più volte, proprio per far capire che non è una trovata ad effetto, ma che quello a cui ci troveremo di fronte è esattamente la situazione di un Paese spazzato via da una guerra. Senza ricambio generazionale sarà impossibile sostenere i livelli di welfare attuale, a livello sanitario e previdenziali. Con conseguenze che non sono molto diverse da quelle di un conflitto.

Esiste un margine di recupero rispetto a questa situazione che sembra un piano inclinato? A livello del governo centrale non si intravvedono segnali veri ma solo misure «spot» pro-famiglia elaborate da esecutivi precedenti che vengono rimosse e poi rimesse nella legge di bilancio attraverso emendamenti, com’è il caso del «bonus bebé». A livello territoriale invece qualcosa si muove anche perché si ha una più diretta percezione dell’urgenza di qualche misura che venga incontro alle famiglie più in difficoltà. In Lombardia (anche la Puglia si è mossa: quindi regioni a guida politica di colore diverso), sono state annunciate misure per la sperimentazione di un «Fattore famiglia lombardo», che va ad aggiungersi ad una misura di sostegno ai nuclei più poveri alle prese con persone anziane non autosufficienti. Un piccolo segnale. Speriamo che il governo centrale lo recepisca accogliendo gli emendamenti proposti dalle associazioni famigliari per combattere la denatalità.

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