Poveri e mercato
troppo libero

In Italia l’anno scorso 453 mila bambini hanno mangiato grazie ai pacchi alimentari che qualcuno ha preparato e donato. E non si tratta nemmeno della metà dei bambini in povertà assoluta. Per gli altri in pratica non c’è nulla e crescono malnutriti, ammalati, non vanno a scuola, non giocano. L’indifferenza verso di loro della società e della politica è impressionante. Sono poveri perché mancano beni essenziali, lo stretto indispensabile per una vita dignitosa. Anche a questi numeri si riferiva ieri Papa Francesco quando celebrando la terza Giornata mondiale della povertà ha detto, dopo aver visto alcune statistiche sulla povertà, che «l’indifferenza della società nei loro confronti fa davvero soffrire». Eppure questo doveva essere un anno bellissimo, perché nel mondo si sarebbe finalmente invertita la rotta e i poveri diminuiti, e in Italia con il Reddito di Cittadinanza la povertà sarebbe stata vinta e battuta.

Fine della povertà come fine della storia e dell’ultimo uomo, celebre titolo di un libro che conteneva una bufala grande come una casa, scritto e celebrato sulla scia dell’euforia per la caduta del Muro di Berlino 30 anni fa e del comunismo che andava a rotoli lasciando finalmente via libera al mercato senza vincoli e alla prosperità per tutti. Le statistiche che hanno impressionato Bergoglio raccontano tutt’altro e oggi ci sono più poveri a livello globale, più lavoratori che hanno dovuto accontentarsi di stipendi più bassi e più cittadini che hanno visto servizi tagliati dagli Stati.

In Italia è andata esattamente così. Il Paese oggi è più vulnerabile e più fragile. Sabato sera alla vigilia della Giornata della povertà Caritas italiana ha diffuso un nuovo report con numeri che dovrebbero scuotere e invece lasciano indifferenti. Spiega che non solo in valore assoluto il numero dei poveri resta ai massimi livelli dal 2005 con 5 milioni di persone che da sole non ce la fanno nemmeno a mangiare tutti i giorni, ma anche aumenta la povertà di quelli che lavorano, soprattutto degli operai.

Chi si interessa degli operai e dei loro stipendi? Nessuno. Ebbene negli ultimi dieci anni la povertà tra gli operai è aumentata del 624 per cento. Ciò significa che in dieci anni il loro stipendio è diminuito di più della metà rispetto ai beni che si potevano acquistare prima. La lezione dei numeri è drammatica: non basta la presenza di una misura di contrasto alla povertà a garantire risposte efficaci alle persone povere. Così la Caritas boccia senza appello il Reddito di Cittadinanza e i radiosi destini sognati da chi lo ha voluto: misura inutile anzi dannosa. Sono esclusi 87 mila nuclei familiari stranieri extra Ue che non risiedono in Italia da almeno 10 anni; sono esclusi i poveri assoluti quelli che non hanno né reddito né patrimonio. Con i 780 euro sono favoriti i singoli e penalizzate le famiglie di 4 persone, favoriti i nuclei con tutti adulti e penalizzati quelle con minori. Insomma poveri di serie A e B. Nel mirino della Caritas c’è la retorica del M5S sul rapporto virtuoso reddito-lavoro, finora fallito. Perché, spiega, la povertà non è solo questione di lavoro, ma anche di uguaglianza di accesso ai servizi che non è uguale in Italia. L’esempio clamoroso e più tragico è la spesa per l’infanzia: in Calabria 26 euro a testa in Emilia 316.

E se lo Stato non ha soldi o li spende male la povertà cresce anche se in tasca hai la card del reddito di cittadinanza. Cosa manca? Per esempio la definizione dei cosiddetti Livelli essenziali delle prestazioni sociali, i Lea sociali, previsti dalla Riforma del Titolo V della Costituzione e mai definiti in alcune regioni. Se non si combatte la disuguaglianza, se non ci si occupa di giustizia per tutti e non solo per gli italiani, il contrasto alla povertà sarà inefficace e il Paese non diventerà affatto bellissimo. Oggi al Sud oltre la metà dei poveri è italiano. Al Centro e al Nord la metà è immigrato con casa precaria, lavoro regolare, ma reddito insufficiente. E la metà italiana ha gli stessi problemi. Così il futuro è incerto per tutti: se aumenta il lavoro aumentano i poveri, se diminuisce il lavoro aumentano i poveri. L’inghippo sta nella mancanza di giustizia e uguaglianza e in un mercato ancora troppo libero di fare ciò che vuole.

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