Racconto popolare
per i 70 anni di Sanremo

Il Sanremo 70 sarà una grande festa televisiva e pop, all’insegna del nazional popolare di oggi, un ambizioso evento multipiattaforma ideato e costruito dalla Rai per festeggiare l’importante compleanno all’insegna della coralità. Sarà un Festival imprevedibile nel segno di previste amicizie. Amadeus nel presentarlo si mette a posto la coscienza parlando delle canzoni che più che altro sembrano elemento accessorio al «telepanettone» fuori tempo massimo che Rai e conduttore hanno organizzato.

La liturgia della kermesse naturalmente non può essere disattesa, ma l’idea è quella di condirla con tante sorprese annunciate. Gli ospiti di lusso, Fiorello, Benigni, Ferro, le dieci «madrine» che contribuiranno a dare un tocco personale al racconto del Sanremo 2020. «La 70esima edizione di Sanremo per essere celebrata deve essere di ognuno di noi, aperta a tutti», spiega il direttore artistico. Il Festival appartiene alle persone che lo seguono e a quelli che se ne occupano, e in teoria dovrebbe appartenere anche alle canzoni. Campioni e nuove proposte assortiscono un cast di rilevo radiofonico, con diversi amici venuti dai talent, due o tre voci alte, qualche promessa da mantenere.

D’altronde il mercato discografico che interessa Sanremo è scarso e poco incidente. Questo non significa che la musica non abbia una sua funzione. La serata del giovedì, dedicata alla celebrazione delle 69 edizioni festivaliere, con i cantanti chiamati a spigolare i successi che hanno fatto la storia del Festival, più che una novità vuol essere una riflessione su quello che è stato un fatto di costume e oggi è diventato un progetto televisivo ad altissimo impatto popolare.

Una volta erano le canzoni a far cantare il Paese, ora sono i personaggi ad interessarlo. Per questo la Rai si mobilita su tutte le piattaforme possibili per far sì che il gioco valga ancora la candela. Non a caso il Festival dei settant’anni sarà anche il più accessibile di sempre: primo Sanremo veramente inclusivo nella storia della Rai. Sarà visibile e udibile per tutti. L’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini ha impostato il Sanremo 70 mettendo davanti il metodo, poi il concept e infine i nomi.

Una razionalizzazione che rimuove anche la ricercata autarchia musicale voluta da Baglioni nelle scorse due edizioni. Da questa via scordiamoci la centralità delle canzoni fortemente imposta dal cantautore romano. Stavolta al centro c’è il racconto di Sanremo, il resto sembra più accessorio di sempre. Nell’idea di fondo stavolta il Festival dovrà uscire dall’Ariston per incontrare ancor meglio la città di Sanremo. Per questo l’alto dirigente Rai Antonio Marano, complice l’Amedeo ha pensato di esportare lo spettacolo del Festival in altri luoghi. «Tra palco e città» è un titolo ad effetto che sembra preso a prestito dal miglior Ligabue.

In questo senso lo sforzo di Viale Mazzini risulta storico: una prima volta con tutte o quasi le forze in campo. Il resto lo farà l’amicizia, proprio come ha detto ieri Amadeus in conferenza stampa. L’amicizia di lunga data con Fiorello, quella divertita con Benigni, e quella riconoscente di Tiziano Ferro chiamato a cantar tutte le sere. Inutile farsi altre idee: di loro ci ricorderemo più che d’altro, mentre strofe e melodie scorreranno come sottotitoli a una narrazione televisiva che ripercorre un tempo lungo, fatto di tante storie, qualche successo intramontabile, una passione popolare che è stata grande e continua ad esserlo anche ora che le stagioni non esistono più e la musica si consuma in fretta, ovunque.

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