Renzi vuole più spazio
Governo paralizzato

Finora non si era mai sentito definire «maleducata» l’opposizione. Né «assenza ingiustificata» è mai stato detto dell’assenza polemica dei ministri di un partito da una riunione del governo. È però questo il vocabolario che Giuseppe Conte ha sfogliato alla ricerca degli epiteti più urticanti da sbattere in faccia a Matteo Renzi e all’equipaggio del suo vascello pirata ancora all’assalto della flotta della maggioranza.

A Renzi e ai suoi non va giù la riforma della prescrizione targata Bonafede, non va giù il «lodo Conte» che la modificava in parte e nemmeno va giù il «lodo Conte bis» che da ultimo la cambia ancora un po’. Niente da fare: se si prosegue su questa strada, dopo che la maggioranza in aula ha bocciato la sua richiesta di rinviare tutto di un anno, Renzi si è messo sul piede di guerra: minaccia voti contrari e mozioni di sfiducia al Guardasigilli. Opposizione «maleducata», dice appunto Conte che così - forse involontariamente, forse no - spinge un gruppo di senatori e deputati fuori del recinto di maggioranza, facendo finta di non sapere che, senza quei voti almeno al Senato, il governo cade e non si rialza più.

A meno che, come sussurrano i soliti beninformati, non sia già pronto un partitello di «responsabili», messo in piedi dall’ex ministro grillino Fioramonti, pronto a sostenere Conte sostituendosi a Renzi. Non si sa se questa nuova strana creatura sia stata già generata, ma tutti si aspettano che da un momento all’altro si appalesi: profughi grillini, voltagabbana rimasti senza gabbana, forzisti in cerca di rielezione, centristi sparsi, sarebbero pronti in numero sufficiente a incarnare oggi lo Scilipoti dei tempi che furono. È anche questo sospetto che autorizza la domanda che tutti si fanno: fino a dove si vuole spingere Renzi con la sua continua provocazione nei confronti della maggioranza? Non è chiaro, però è certo che si è spinto parecchio in avanti, tanto da motivare lo sfogo in pubblico di Conte. Il quale ha negato di essere in cerca di una nuova maggioranza: «Non è da me» ha detto, non accorgendosi della gaffe, lui che è diventato il capo di un governo di centrosinistra subito dopo averne presieduto uno di centrodestra, unico caso nella storia della Repubblica. Dunque Renzi che vuol fare? Certamente non vuole andare alle elezioni: il suo Italia Viva non decolla, sta abbastanza sotto il 5% dei voti e la nuova legge elettorale proporzionale che Pd e M5S hanno scritto, guarda caso fissa proprio al 5% la soglia minima per entrare in Parlamento. Dunque, Renzi ha tutto l’interesse a rinviare il più possibile il ritorno alle urne.

D’altra parte il Quirinale ha già detto con molta chiarezza che, se cade questo governo, non ce n’è un altro con una diversa maggioranza: si va a votare, Mattarella scioglie le Camere e chi si è visto si è visto. Vuol dire aprire il portone al trionfo del centrodestra, di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. A chi conviene? Certamente non ai grillini che hanno già perso metà dei voti raccolti nel 2018 e affronterebbero il voto come la cavalleria davanti ai cannoni. L’unico che avrebbe poco da perdere - se non il governo, beninteso - è il Pd che nei sondaggi si è ripreso dal tracollo e naviga al di sopra del 20%. Dunque, hic Rhodus, hic salta. E allora tutto quello che sta accadendo si spiega con la logica della lotta per il potere all’interno della maggioranza. Renzi vuole più spazio e gli altri non glielo vogliono concedere. Vedremo dove ci porterà questa giostra. Di sicuro ha già prodotto la paralisi del governo: non sarà un caso che ormai le uniche decisioni del Consiglio dei ministri sono i rinvii ad altra data.

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