Svolta per l’Italia?
Sognare e realizzare

Dopo discussioni e rinvii è arrivata la proposta della Commissione europea per fronteggiare la crisi economica in atto. Un piano da 750 miliardi, agganciato al bilancio Ue 2021-2027 di 1.100 miliardi, che si prefigge di alimentare uno sviluppo economico nel solco della «green-economy» e del digitale. Tra le proposte spicca «Next Generation Eu», programma di aiuti a fondo perduto di 500 miliardi, finanziato attraverso emissione di bond da parte della Commissione e vincolato a riforme e investimenti da concordare con Bruxelles. Per la prima volta si creerà un debito europeo garantito da tutti i Paesi membri; una svolta politica significativa alla quale potrebbero seguirne altre, tutte indirizzate a realizzare una concreta ripresa del progetto europeo.

La quota destinata all’Italia ammonta a 172,7 miliardi di cui 81,8 a fondo perduto e 90,9 prestiti. I fondi saranno disponibili da gennaio 2021, sempre che vada a buon fine la trattativa in corso con i Paesi del Nord. Una prima risposta si avrà nel Consiglio europeo del 19 giugno, ma è probabile che non basterà. Nel frattempo, saranno disponibili solo 11,5 miliardi destinati alle politiche tradizionali e per il fondo di ricapitalizzazione delle imprese. Si potrà anche accedere al Mes fino a circa 36 miliardi - destinati ad interventi diretti o indiretti in ambito sanitario - sempre che il governo assuma una decisione al riguardo. L’opposizione sarebbe più favorevole all’emissione di titoli pubblici senza tenere conto che l’erogazione del Mes è quasi gratuita, mentre l’emissione di titoli costerebbe circa 400 milioni l’anno di interessi. Per superare questa situazione di stallo sarebbe opportuno che, seguendo l’Europa, il governo varasse un piano di interventi sul territorio anche di tipo strutturale, da realizzare entro dieci anni, così da rendere impopolare ogni posizione contraria.

Si renderebbe necessario, poi, un intervento del governo indirizzato a semplificare l’iter dei decreti fino ad ora varati per circa 85 miliardi visto che, a causa dei ritardi burocratici, non è stato possibile fornire un efficace sostegno a famiglie e imprese. Occorre insomma reagire quanto prima, con idee chiare e percorribili, a una situazione economica che, complici i mesi di lockdown, si presenta molto più che allarmante. È infatti attesa una gelata del Pil di oltre il 13%, mentre il rapporto deficit-Pil è salito a circa l’11% e il rapporto debito-Pil si avvia a superare il 160%. Si rischia tutti e si rischia grosso: una caduta dei redditi sui livelli del 1999; la chiusura di piccole e medie imprese; un enorme calo dell’occupazione; almeno tre anni per ritrovare una solida ripresa che ripristini l’equilibrio di bilancio.

Lo scenario impone scelte orientate al massimo sforzo verso la ripresa dell’economia, sfruttando le ingenti erogazioni previste dall’Europa. Il premier Conte nella conferenza stampa del 3 giugno ha annunciato un piano rinascita Italia in 10 punti da realizzare con «un grande patto con tutte le forze sociali, economiche e produttive» per usare al meglio le risorse interne e, soprattutto, quelle europee. Nicola Zingaretti aveva in precedenza auspicato «un piano di rinascita» e Dario Franceschini una «grandiosa ricostruzione». Sembra proprio che, dopo decenni di scriteriato aumento della spesa corrente a fini smaccatamente propagandistici e d’incasso elettorale, l’intero sistema politico italiano possa finalmente svoltare. È un dovere, una sfida, un servizio di prima necessità di cui ogni cittadino del nostro Paese ha un disperato bisogno. Occorre realizzare un grande piano di ampio respiro, visionario e tangibile, che dia certezze di aiuto a seconda dei reali bisogni di ciascuno. Che dia speranza a tutti. È in gioco il destino del nostro Paese. Il futuro dell’Italia ha bisogno di coraggio e di programmazione.

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