Squadra da favola
La gioia di un popolo

C’era una volta, l’Atalanta. Quella che ne prese quattro senza nemmeno capire perché, sul campo della Dinamo. Erano 85 giorni fa, sembra un secolo. Quella era una squadra che fu descritta spaventata dalla musichetta della Champions. Oggi, la verità è un’altra. L’Atalanta è una squadra vera, che ha capito cos’è la Champions, e che ha scritto una pagina vera del calcio mondiale. Finora solo il Newcastle era riuscito a qualificarsi dopo aver perso le prime tre partite. C’è un’altra squadra, adesso: l’Atalanta.

C’è una squadra che mentre scriviamo sta facendo piangere tanti tifosi, tanti papà, giovani e anziani. Si sentono feste di clacson, giù nel viale. Si sentono campane a festa, fuochi d’artificio nei paesi. Pochi lo dicevano, di crederci davvero. Qualcuno sì. Gli ultimi messaggi da Kharkiv, prima della partita, non erano ottimisti. Anzi.

Le assenze già note, quella di Ilicic aggiunta dopo sabato, quella di Kjaer nata all’ultimo, in sordina. Quell’aereo atterrato per un soffio, l’incubo che sulla partita incombesse la nebbia: sembravano segnali, e per chi ci crede sembravano foschi presagi.

Ma c’era una volta l’Atalanta, quella di Zagabria. E quella che buttò via un punto con lo Shakhtar, pur giocando meglio. E quella che seppe rialzarsi dalle cinque sberle prese dal City. Undici gol presi, due fatti. Da stendere un toro, ma non l’Atalanta. Non questa Atalanta, che prima che di buoni giocatori è fatta di uomini veri, trascinati da un capitano gigantesco.

Così ci si è arrivati, a questa partita. Serviva un miracolo sportivo, serviva che a Zagabria il City facesse il suo mestiere. Che spavento, quel gol iniziale, e i pensieri seguenti di «biscotto» incombente. Ma che bello vedere che il calcio sa ancora stupire per la sua pulizia, che bello vedere il City non considerare nessun calcolo, e piazzarne quattro, e contribuire a decidere le sorti dell’Atalanta.

Forse anche questo fa parte della favola dell’Atalanta. E forse ne fa parte anche questo arbitro, finito nella nebbia insieme a tanti bergamaschi, martedì. Fa quasi strano dirlo, dopo le mille e mille polemiche contro gli arbitri italiani, e dopo aver sentito mille volte «non ci vogliono in Champions». Beh, quand’anche fosse vero, diciamo che in Europa la voce non è passata. Il gol di Castagne era davvero al limite, e se è vero che il primo giallo di Muriel era assurdo, il secondo - graziato - lo era quasi di più. Bene così, direte, per una volta prendiamo e portiamo a casa. Giusto, sottoscriviamo.

Anche perché l’Atalanta, anche al netto delle grandi occasioni che ha avuto lo Shakhtar, ha meritato la vittoria per la crescita che ha dimostrato, per la maturità con cui è stata in campo, per il sacrificio, l’ordine che ha messo in campo. Ora aspettiamo il sorteggio, e quel che sarà, sarà.

Da adesso abbiamo una certezza: qualunque sarà il sorteggio, questa squadra non partirà mai battuta. Certo, abbiamo appena visto l’Inter, capolista della serie A, eliminata dalle riserve del Barcellona, dunque è chiaro che il livello della serie A è parecchio indietro rispetto ai vertici del calcio europeo. Ma l’Atalanta è lì, e lunedì prossimo il suo nome al sorteggio sarà dentro le palline insieme alle altre 15 migliori squadre d’Europa.

C’era una volta l’Atalanta, quella imbambolata dai quattro gol della Dinamo. C’è oggi un’Atalanta qualificata agli ottavi, e la Dinamo a casa. Si sentono clacson, ancora, giù dal viale. Bergamo vive, felice e contenta.

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